Quattro

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Nella mia mente rimbombavano le note di quella canzone dimenticata da tempo.
Quella canzone triste, quella canzone che mi piaceva tanto una volta e, che adesso, non era altro che un ricordo lontano seppellito nei meandri del mio cuore.

Davvero avevo deciso di seppellirlo lì?

Davvero ero stato tanto sciocco da lasciarlo per tutti questi lunghi anni in balia di quella macchina difettosa situata al centro del mio petto?






















Davvero ero stato in grado di commettere un simile sbaglio?



















Mi tappai le orecchie con le mani cercando di riportare la mia attenzione sulla scena del film giallo che stava scorrendo davanti a me, ma, l'impresa era piuttosto ardua.

Ero stato avvertito dal proprietario dell'hotel che vicino alla mia stanza alloggiava da qualche tempo una ragazzina "piuttosto rumorosa", non mi sarei mai aspettato però che questa si trovasse nella camera accanto alla mia e che ascoltasse musica rock a tutto volume  dopo le nove di sera.

Colpì il muro diverse volte cercando di attirare l'attenzione di quella sciocca adolescente in preda a gli ormoni, ma, ovviamente questa mi ignorò come aveva fatto la sera prima, quella prima e, quella prima ancora.

Sbuffai sonoramente e mi buttai a peso morto sul letto bianco.

Profumava di detersivo e di resina di pino.

Un odore sul momento piuttosto forte, ma con grandi benefici rilassanti sulla mia persona. In qualche modo era in grado di rilassarmi la mente e, allontanare da essa tutti i pensieri negativi che vi frullavano dentro.

Mi tirai su a fatica dalla morbida superficie, spensi la tv e uscii dalla camera notando, felicemente, l'assenza più totale di gente nel piccolo corridoio che dava sulle scale.

Scesi le scale quatto quatto,  quasi avessi paura di svegliare qualcuno, ed entrai nella sala ristorante,  anche qui i camerieri erano assenti, nonostante questo, alcuni tavoli non erano stati ancora puliti e diverse pietanze erano ancora presenti sui tavoli del buffet.

Mi feci tentare.

Presi un pezzo di bistecca al sangue con delle patate arrosto di contorno e azionai la macchinetta del caffè preparandomi un espresso. Mi sedetti nel tavolo più vicino al buffet, caso mai mi fosse venuta ancora voglia di qualcosa.

Imprecai diverse volte a bassa voce quando l' amaro mi scottò le papille gustative.

La musica si riusciva a sentire anche da lì, trovavo davvero incredibile che il proprietario dell'albergo permettesse a qualcuno di creare un disagio simile ogni giorno, la cosa che più mi sconcertata era il fatto che nessuno sembrava preoccuparsi di tutto quel frastuono.

Mi faceva davvero schifo il caffè, il fatto di non aggiungerci il latte e lo zucchero poi lo rendeva ancora più disgustoso, ma non potevo negare che grazie a quella brodaglia scura e amara riuscivo a tenere i mie sensi più all'erta di quanto già non lo fossero.


-Ciao-

Mi voltai piano con ancora il pezzo di carne in bocca verso la voce alle mie spalle. C'era una bambina.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2018 ⏰

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