Ci fu un silenzio divino per un po'.
Non mi sentivo affatto in imbarazzo, stavo bene, e mi stavo godendo il momento.«Fresh?» lo richiamai.
«Dimmi.» disse guardandomi.
«Sei imbarazzato?»
«No.»
Altro silenzio.
«Sai...» cominciai, accarezzando i fili d'erba con le dita «io...non so come spiegarlo.»
«Spiegare cosa?»
«Tante cose.» tagliai corto dopo vari gesticoli.
«Ad esempio?» insistette.
Io non sapevo esprimermi, avevo paura di usare parole che non descrivessero a pieno il mio stato d'animo.
«Cosa pensi di me, Fresh?» chiesi.
Lui ci rifletté su per un po'.
«Cosa vuoi che pensi di te?»
Io risi.
«Non facciamo che farci domande a vicenda senza risponderci. Sai perché?»
Lui sembrò sorpreso dalla mia deduzione, e il suo silenzio mi invitò ad andare avanti.
«Perché non sappiamo cosa dire. Perché abbiamo talmente tanto da spiegare, il nostro casino in testa, ma non riesce ad uscire in nessun modo. Non riusciamo a puntare questo groviglio che abbiamo nel cervello sulla punta delle labbra, e farlo uscire.»
Fresh rimase in silenzio alle mie parole, ma sembrava comprenderle a pieno.
Non che ci fosse bisogno che dicesse qualcosa, io avevo capito.«Penso che tu sia la ragazza più strana che io abbia incontrato.» commentò, alludendo alla mia domanda precedente.
Io mi girai a pancia in su, guardandolo.
«Ma,» continuò «sei l'unica persona ad essere mia amica, (t/n).»
Per qualche motivo, sentii lo stomaco contorcersi, ma mi aveva reso immensamente felice essere riuscita a diventare sua amica.
Fresh guardava tristemente il prato, e per un attimo, sembravo vedere il lui interiore, e non chi fingeva di essere.
Avrei voluto che quell'attimo fosse durato per sempre.
Se in qualche modo mi stava aprendo una minima parte del suo cuore, io ero disposta a tutto pur di raccoglierla.
Pur di aiutarlo, ascoltare i suoi problemi, esserci per lui.
Ma non perché Ink mi avesse chiesto di cambiarlo, perché interessava a me in prima persona.
A me importava davvero di Fresh, e volevo che si sentisse sempre pronto a confidarmi tutto.«Non ho mai parlato con la stessa persona per più di qualche ora. Erano passeggeri. Me li facevo amici per poi contagiarli con facilità. E non ho mai capito cosa significasse scherzare davvero con qualcuno, e trovarsi in sintonia con esso. E tutt'ora non lo capisco. Ma provo qualcosa...quando sto con te. È troppo presto per dire che tipo di cosa, effettivamente, non so ancora cosa siano i sentimenti, però mi sento diverso... diverso dal quotidiano. Io...non so neanche se reggerò tutto questo.»
«Sai una cosa?»
Lui si girò con sguardo interrogativo.
«Ti sei sempre sbagliato. Tu hai dei sentimenti. Tu, il tuo virus, tutti. E lo dice l'anima che porti al posto del tuo occhio.»
Mi misi in ginocchio e mi avvicinai al suo viso.
«Ma non ne hai mai provato uno. Non perché tu sia incapace di ciò, ma perché nessuno te li ha mai fatti provare. Non sei mai stato con la stessa persona più di un tot di tempo, e non basta a farti provare qualcosa. Io sono immune al tuo virus, e ti starò accanto sempre. Non importa la promessa, non mi interessa un premio. A me interessi tu. Io credo in te.»
Fresh mi fissò con occhi spalancati.
Io respirai affannata dal lungo discorso animato.
Poi si strinse la felpa, sul torace.
Io abbassai lo sguardo seguendo la sua mano.«H-Ho sentito qualcosa di stranamente brutto qui.»
Con l'altra mano mi toccò il petto.
«Tu lo senti?»
Scoppiai a piangere, e lo abbracciai.
«Si, si. Lo sento. E fa male.»