Toriel era in cucina da un po' per preparare del tè.
Io cercai di alzarmi, e con grande sforzo ci riuscii.
Fissai la ferita, guardandomi allo specchio.
Ero dimagrita molto, avevo le occhiaie, i capelli scombinati e una grande macchia rossa sul ventre, coperto da una fascia bianca.
Indossavo una canottiera aderente grigia e dei leggins neri, con i quali stavo molto comoda.
Su una sedia trovai i miei vecchi vestiti, ma non volevo esaminarli ulteriormente.
Decisi di andare da Toriel per farle vedere che stavo meglio e per aiutarla, in segno di gratitudine per avermi salvata.
Uscii dalla camera e, dopo un piccolo tratto di corridoio, arrivai alla cucina.«Toriel, sono (t/n), vuoi che...»
Toriel mi dava le spalle, ed era ferma.
Poi si voltò verso di me.
Aveva un aspetto orribile, il suo occhio aveva preso la forma di un cuore bianco capovolto circondato da un fumo viola, dei tentacoli dello stesso colore uscivano dai bordi.
Il suo sorriso era esteso più del solito in modo inquietante e spaventoso.«C-Contagio...per sopravvivere...» sussurrò.
Io indietreggiai.
«Toriel cosa...»
«C-Contagio p-per sopravvivere... Contagio...io devo...contagiare...il virus ne ha bisogno!»
Dopo questa affermazione, Toriel corse verso di me, e io chiusi la porta di colpo a chiave, intrappolandola lì dentro.
Mi appoggiai alla porta respirando velocemente, stavo sudando freddo dalla paura.
La sentivo dare dei forti spintoni, di certo non avrei potuto reggere tutta la vita.
Urlava parole incomprensibili come delirante.
Il mio sguardo si posò velocemente su diversi punti della stanza in cerca di una risposta, un qualcosa da poter fare.
Trovai un bastone, e mi illuminai.
Mi allungai per prenderlo, sebbene i dolori al ventre, e bloccai la porta.
Avrei avuto un po' di tempo per scappare.
Presi il mio cappotto e i miei vestiti e corsi via senza voltarmi.
Corsi come se un leone mi stesse inseguendo.
Facevo passi più lunghi di me, e finii per inciampare e cadere di faccia.
Non esitai un solo secondo a rialzarmi e a continuare a correre il più lontano possibile da lì.
Ad un certo punto lessi una scritta:
"BENVENUTI A SNOWDIN".
Sono di nuovo lì?
Riportai lo sguardo davanti a me.
Non l'avessi mai fatto: tutte le "persone" di fronte sembravano come degli zombie, ridotti come Toriel.
Ma erano un centinaio se non di più.
Ero spacciata, mi avrebbero preso.
Quando...qualcuno mi afferrò il braccio.
Non ebbi il tempo di realizzare nulla che lo scenario davanti a me sparì.