Introduzione al "Racconto n°1"
Questo racconto, che potrebbe invece essere la vera cronaca dei fatti, fu scritto nell'immediatez- za dell'infanticidio del piccolo Samuele Lorenzi, di poco più di tre anni, commesso il 30 gennaio 2002, a Cogne, comune di 1400 abitanti, situato a 1544 m s.l.m., in Valle d'Aosta.
Le indagini furono condotte operando in modo cavallino, con i paraocchi, guidate verso una sola direzione, e non si tenne conto né della singolarissima data in cui l'efferato delitto era stato compiuto, né della particolare zona (ricca di riti ancestrali ed esoterici propri del Piemonte più segreto) dove si erano svolti i fatti, e nemmeno del necessario corpo contundente, mai ritrovato, tantomeno venne considerato il disperato "no!" della madre, Annamaria Franzoni, unica e sola indiziata.
E questo secondo il principio, giuridicamente inesistente e sostanzialmente cretinoide, che oggi recita "solo lei poteva essere stata" e, per tanti altri poveri disgraziati, "solo lui poteva sapere", esponendoli, oltre alla condanna, ad una miserevole gogna, come la "pubblica gogna" che veniva esercitata nelle piazze medioevali.
Nel racconto si ipotizza uno svolgersi dei fatti che è assai più plausibile del "solo lei poteva essere stata".
Vorrei tanto che l'attento lettore esprimesse un suo asettico giudizio e me lo inviasse, firmandolo: li raccoglierò tutti preziosamente e ne farò corredo alla prossima stampa sia cartacea che in e-book.
Convintamente vostro
salvatore giuliano franco
Verità nascoste
(I misteri di Cogne)
Ero già sul posto alle sette di quel mattino.
Avevo lasciato la moto a un centinaio di metri di distanza, ben nascosta sotto un telo bianco, insieme al mio pesante cappotto blu, però la mia bianca tuta da neve mi copriva perfettamente e mi riparava abbastanza dal freddo intenso di quella mattina di gennaio.
Il cappuccio della tuta mi riparava il collo e la testa dalle frequenti folate di vento gelido, mentre la neve intorno a me, caduta nella notte in abbondanza, era tutta un unico strato di ghiaccio.
I movimenti e i tempi rilevati dal nostro osservatore erano assolutamente affidabili. Qualcuno, di quella stessa comunità montana, ci aveva informato bene, ma il nostro Nero Maestro aveva voluto che venissero compiuti ulteriori accertamenti da alcuni dei membri più giovani della setta.
Io, in un convegno per me memorabile, ero stato l'Eletto, ed ora proprio a me toccava il compito di consentire il compimento dell'Opera. Se avessi portato a termine il mio incarico alla perfezione avrei superato, d'un solo balzo, ben tre gradini della nostra scala.
Tutti però, col compimento dell' Opera, avrebbero salito un gradino di quella stessa scala, la cui ascesa ci avrebbe garantito immortalità e felicità.
Stringevo forte, nella mano sinistra, la piccola e massiccia croce metallica che, poi, avrei dovuto subito riporre nella sua antica teca di frassino, lasciata nel bauletto della moto.
Il freddo cominciava a farsi sentire, soprattutto a causa della mia prolungata immobilità.
Quella piccola faglia nel terreno mi nascondeva del tutto alla vista di chiunque e avrebbe anche coperto il mio successivo ritorno alla moto.
Dopo, a motore spento, avrei percorso ancora un centinaio di metri per poi dileguarmi, quasi in silenzio, lungo i tornanti del monte, fino alla lunga strada che avrei dovuto percorrere per raggiungere il nostro tempio, ad alcune ore di distanza.
Il momento si avvicinava.
Il mio cuore pulsava forte, quasi contro la trachea, facendomi mancare il respiro.
Cominciai allora a inalare lunghe boccate di aria fino a regolarizzare i battiti e a tranquillizzare il mio spirito e il mio corpo. Mi sentii diventare freddo, gelido, come quella neve ghiaccia che le mie soprascarpe a pianta liscia calcavano senza lasciare impronte.
All'istante previsto, alle ore 8,15, vidi la donna uscire tenendo per mano il figlio più grande, diretti alla fermata dello scuolabus.
Non avevano ancora percorso pochi passi che io già volavo verso l'ingresso della casa.
Entrai velocemente e silenziosamente e fui subito nella stanza da letto del bambino: mi guardò e fece per lanciare un urlo, ma non ne ebbe il tempo.
Abbattei la croce sulla sua testa più e più volte, in un furioso parossismo d'esaltazione e d'ira e, subito dopo, riposto lo strumento del sacrificio in una nera busta di plastica, riguadagnai l'uscita e tornai a nascondermi oltre quel basso muretto naturale dove avevo atteso a lungo il momento glorificante che il destino mi aveva riservato.
Non avevo impiegato, in tutto, più di tre minuti, solo centottanta lunghi secondi.
Mi guardai intorno.
Nessuno, solo neve e silenzio.
Raggiunsi allora la moto, ripiegai accuratamente il telo bianco, riposi la croce nel piccolo scrigno di frassino, indossai il mio pesante cappotto e, rapidamente, raggiunsi la strada dove, a velocità sostenuta ma contenuta, mi avviai alfine verso il nostro tempio segreto.
Quella stessa sera, sull'altare dei sacrifici, non ci sarebbe stato il bambino, ma avremmo avuto lo strumento e il sangue della vittima e, nel cerchio e nel triangolo sacro, il Gran Sacerdote avrebbe invocato la Presenza del nostro Supremo Maestro e avrebbe dedicato solo a Lui l'Opera compiuta.
I due iniziandi, nuovi adepti, avrebbero lappato il sangue sulla croce, mentre, accompagnati dagli osanna e dal canto liturgico degli Anziani, avrebbero copulato con la vergine sedata che, dataci in olocausto dagli stessi genitori, avreva accettato quel plurimo accoppiamento che l'avrebbe segnata per tutta la vita e, per la vita, associata a noi e legata per sempre al Supremo.
Il valore del sacrificio sarebbe però stato ingigantito oltre l'immaginabile a causa di una particolarissima e rarissima circostanza astrale.
Il 30 e il 31 dicembre del 2001 sono stati gli ultimi due giorni di luna piena di quell'anno, ma il 29 e il 30 gennaio del 2002 stanno già contando le prime 48 ore di luna piena del nuovo anno.
Il Tempo Sacro si conclude e si chiude esattamente alle ore 23,50 del 30 gennaio 2002.
Oggi è il 30 gennaio dell'anno 2002 ed io, il Prescelto, giungerò in tempo per il compimento dell'Opera.
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I Racconti Verità
Short StoryOgni sabato verrà proposto un racconto che ha il sapore della verità, spesso amara, ma, talvolta, capace di esprimere amore e speranza.