Le caldarroste
Quell'angolo di Piazza di Spagna era tutto suo.
Aveva perso il conteggio degli anni, ma ne erano trascorsi davvero tanti dalla prima volta che c'era stato.
Ricordava confusamente quello che era avvenuto molto tempo addietro: i terribili bombardamenti di Velletri, la vecchia casa sul monte Artemisio centrata in pieno da una cannonata dal mare di Anzio, la perdita dei genitori, la scomparsa misteriosa dell'unica sorella, più grande di lui.
Ma la natura gli era stata amica.
Conigli e fagiani non mancavano, allora, e gli alberi da frutto crescevano spontanei dappertutto.
Il padre era stato un caldarrostaro e, con i guadagni invernali, attentamente amministrati dalla moglie, si riusciva a tirare avanti tutto l'anno.
Appena grandicello aveva cominciato ad accompagnare il padre sul lavoro, nelle gelide giornate di quegli anni lontani. Con il sacco di castagne scelte, il treppiede, il padellone bucato, la legna e il carbone da bruciare, il basso sgabello, l'apposito coltellino, la carta per i cartocci, tutto buttato sulle spalle o legato alle cinture, scendevano lentamente fino all'Ariafina, dove salivano sul tram che, lungo la via Appia, passati i paesi di Genzano, Ariccia e Albano, giungeva infine al piazzale di San Giovanni, appena fuori le mura.
Ricordava bene, senza sapere che era nostalgia, quel "tram dei Castelli", così lo chiamavano, sempre preciso e puntuale, che rotolava su lucide rotaie in un'aria trasparente come cristallo e tanto pura da dare un leggero stordimento se respirata a fondo.
A l'Ariafina, nei boschi, ci andavano a passeggiare gli ammalati di tisi, i convalescenti, ma anche le famiglie a raccogliere castagne e i bambini a giocare.
Il tram dei Castelli arrivava a Roma in sessanta minuti esatti. Quando lui rimase solo continuò l'antico mestiere del padre e quell'angolo di Piazza di Spagna fu tutto suo.
Negli anni del dopoguerra Padre Laracca lo aveva più volte preso per mano, così come aveva fatto con tanti orfani della montagna, e portato giù, a Velletri, nell'oratorio accanto alla chiesa di San Martino, dove c'era sempre posto per chi aveva fame, o un tetto per i giovani come lui, che dovevano anche studiare; ma ogni volta, e sempre all'alba, era fuggito per tornare sul monte.
Padre Laracca aveva capito che un uccello non può vivere in gabbia finché c'è una Provvidenza che nutre ed una Natura che insegna.
Poi, un brutto giorno, cominciarono a smontare le rotaie del tram: si diceva che la Stefer e la Zeppieri avessero avuto la promessa dell'appalto dei trasporti extraurbani del Lazio e che la Fiat avrebbe fornito nuovi e moderni autobus a benzina, o forse a petrolio.
Così le piacevoli e serene ore trascorse col naso al finestrino, con tanto spazio a disposizione, diventarono sempre più simili a incubi ricorrenti, con un traffico intenso e caotico e un'aria ormai irrespirabile.
Aveva conosciuto qualche ragazza, quando era ancora giovane e quando anche il desiderio di compagnia era più forte, ma, per un motivo o per l'altro, finiva sempre in furiosi litigi, e lui amava soprattutto il silenzio: così divenne l'unico e il miglior compagno di se stesso.
Non era però un orso e quando, seduto sullo sgabello del padre, vendeva cartocci di caldarroste dorate e fragranti e calde come tizzoni ardenti, scambiava volentieri due parole con i suoi clienti, alcuni dei quali abituali.
Si interessava ai loro problemi, parlavano del tempo e lui raccontava come fosse sempre più difficile trovare le castagne, che non erano più belle e saporite come una volta. In effetti tutti i grandi castagneti dell'Artemisio stavano lentamente morendo e, sempre più spesso, non davano frutti.
Nel mondo erano avvenuti grandi stravolgimenti: l'ultimo era stato la caduta del muro di Berlino. Peccato! Lui avrebbe proprio voluto vederlo questo grande muro che circondava Berlino, ma ormai era caduto, e chissà quanta povera gente c'era rimasta sotto.
Ed era sempre più faticoso trovare delle buone castagne, caricarsi degli attrezzi, viaggiare con l'autobus, giungere in piazza di Spagna.
Un giorno vennero da lui tre uomini, che non volevano comprare castagne, ma volevano vedere la licenza.
Ci fu una lunga e accesa discussione: lui cercò di spiegare che era sempre stato là, e prima di lui suo padre, che quel posto era il suo posto, da tanti anni che ne aveva perso il conto; ma quelli non sentivano ragioni.
Gli dissero che tutti i caldarrostari dipendevano da Vicienzo o' Boss e che, se voleva restare lì, sempreché Vicienzio o' Boss lo avesse permesso, avrebbe dovuto vendere le caldarroste a mille lire l'una.
Gli dissero ancora che le castagne gliele avrebbero fornite loro, che avrebbe potuto tenere per sé cinquanta lire per castagna venduta, che avrebbe dovuto venderne almeno trecento al giorno, anche se quel posto di Piazza di Spagna valeva molto di più, che per ogni castagna perduta gli avrebbero trattenuto novecentocinquanta lire, che ogni sera alle dieci si dovevano fare i conti.
Egli si oppose, alzò la voce, ma tre coltelli comparvero nelle mani di quegli sconosciuti: le fiamme, che stavano ormai bruciando le sue caldarroste, si riflessero sulle lame, ed egli ebbe paura e accettò il ricatto.
Le giornate, in quell'angolo di piazza di Spagna, divennero sempre più lunghe e faticose: ora non poteva arrivare e ripartirsene quando voleva, non poteva più vivere in completa consonanza con gli eventi atmosferici, rispettare le sue risorse fisiche, concedersi dei periodi di pausa, regalare qualche castagna ai più piccini, fare dei prezzi migliori ai clienti particolari, dedicare un po' di tempo anche alle chiacchierate e ai pettegolezzi.
E poi il guadagno era davvero misero.
Lui stava perdendo tutta la sua libertà e stava tradendo la sua stessa vita e quella di suo padre prima di lui.
Una Pasqua precoce era vicina e lui era molto stanco, ma trovò la forza di ribellarsi e di dire in faccia, ai suoi torturatori, che tornava ad essere un uomo libero e che non voleva vederli mai più.
Gli risposero sghignazzando e si allontanarono ridendo come per una divertente barzelletta.
Quella sera era cominciata a scendere una leggera pioggia, sottile ma gelida.
Le strade erano diventate deserte e piazza di Spagna riluceva, come sotto una coltre di lacrime, alla luce dei lampioni e della luna.
L'auto sopraggiunse improvvisa e rapida come una sciabolata, lo falciò nel mezzo della strada e scomparve, veloce come un brutto pensiero.
L'urto, tremendo, lo aveva scagliato proprio nel suo angolo, il sacchetto delle castagne si aprì e quelle ancora crude e le caldarroste invendute gli caddero sulle mani.
In un ultimo riflesso le strinse forte nel pugno, gustando le sensazioni che gli dava la corteccia aderente, liscia e setosa delle une, e la buccia un po' distaccata, rugosa, croccante e ancora calda delle altre.
Il cuore bruciante delle sue caldarroste gli riscaldò la mano, il braccio e poi tutto il corpo, e così morì, di notte, che gli sembrava proprio di stare in pieno sole.
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I Racconti Verità
Historia CortaOgni sabato verrà proposto un racconto che ha il sapore della verità, spesso amara, ma, talvolta, capace di esprimere amore e speranza.