Capitolo 2. - Differences.

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Code 01

Capitolo due. – Differences.


Jason's pov.

Mi svegliai di capofitto ed aprii gli occhi, che poco prima erano saldamente serrati in un sonno profondo, beh, non proprio profondo vista l'inadeguatezza di quella misera panca di legno dove ero costretto a dormire.

Fui svegliato dal forte rumore che quasi ingombrava la stanza, un rumore metallico, le guardie stavano sbattendo il loro bastone di ferro contro le sbarre, mentre ci urlavano di alzarci.

Quel rumore era così assordante che non appena alzai il mio corpo, sentii un lieve mal di testa.

"01, alzati" la mia cella si aprii e finalmente potei vedere un piccolo fascio di luce entrare dall'esterno, visto che all'interno della cella non vi era neanche una piccola finestra, era impossibile capire se si trattasse del giorno o della notte.

La guardia afferrò il mio avambraccio e mi spostò con prepotenza verso l'uscio della porta, cercando di stringere maggiormente le catene che contornavano i miei polsi, mentre l'altro, mise velocemente un sacco di stoffa sul mio capo, una specie di cappuccio.

"Cosa cazzo fate" dissi, dimenandomi leggermente a quel gesto, non riuscivo a vedere assolutamente niente e sentivo la mia rabbia ribollire dentro di me, se solo non avessi avuto tutte quelle cazzo di catene, li avrei uccisi senz'altro, con le mie stesse mani.

"La tua presenza qua ha scatenato molte reazioni, per colpa tua si sono create diverse coalizioni, meglio tenerti il più nascosto possibile, ora 'sta zitto, 01, hai molto lavoro da fare"

Non potei far altro che sorridere a quella frase, per me era una soddisfazione che le persone mi conoscessero, e inoltre, avrei potuto scappare prima da lì, se avessi avuto già gente al mio cospetto, non mi sarebbe stato tanto difficile evadere.

Iniziammo a camminare velocemente verso chissà dove, non potevo vedere niente, potevo solo sentire le catene bloccare quasi le mie ossa, e le mani di quei viscidi, stringere i miei avambracci, come se poi avessi potuto scappare sotto i loro occhi, stupidi.

Li sentii parlare e dire delle cose sul mio conto, ma non riuscii a capire visto che il loro tono di voce non era molto alto, anzi, d'improvviso, si fermarono.

Mi tolsero quel cappuccio da sopra la testa e mi ritrovai dinanzi ad una donna, più o meno sulla cinquantina, che mi guardava con occhi quasi spaventati.

La osservai attentamente, passando dagli occhi al naso, dal naso alla bocca, ed infine al suo collo, mi accorsi che deglutiva lentamente, quasi come se non voleva farsi scoprire, e poi, riportai i miei occhi sui suoi, mentre allungavo un angolo delle mie labbra in un sorrisetto sghembo.

"Oh, cos'è, l'ora della colazione?" dissi, ironicamente, lasciandomi successivamente andare in una fragorosa risata.

"Sta zitto 01" replicò la guardia al mio fianco.

"Oh mi scusi tanto, signore" dissi ancora, usando nuovamente la mia ironia.

La donna dinanzi a me prese una piccola scatolina dove vi era il numero del mio codice sopra, la aprì e prese delle piccole pillole.

Ci risiamo.

"Apri la bocca" disse la guardia, ed io lo feci, senza oppormi, non mi avrebbero di certo fermato con un sedativo, non mi avrebbero neanche fatto impazzire, perché ero già pazzo, no?

Dopo aver preso le pillole, come un gioco da ragazzi le nascosi all'interno della mia bocca senza ingoiarle, conoscevo alcuni trucchetti che senz'altro avrebbero funzionato.

La donna controllò la mia bocca, ed io non accennai ad abbandonare il mio sguardo dal suo, doveva capire che contro di me non poteva mettersi, o l'avrebbe pagata cara, e senza alcun dubbio, lei capì.

"Ho ingoiato, donna, proprio come te ogni sera" le dissi, prima di scoppiare di nuovo a ridere.

Di tutta risposta le guardie mi strattonarono le braccia e misero ancora una volta il cappuccio sul mio capo, prima di continuare a camminare

Non sapevo dove stessimo andando, fino a quando non mi lasciarono vedere dove eravamo diretti.

La luce del sole si posò sulla mia pelle, sembrava di non vedere la luce da un'intera vita.

Dinanzi a me vi era un piccolo cortile, poche panche dove potervi sedere e l'intera area era destinata a dei lavori forzati, lo si poteva capire dagli 'attrezzi' che vi erano ai lati del cortile: asce, rocce, scalpelli, insomma, cose che non si vedevano neanche nel più vecchio carcere.

Solo perché loro ci consideravano pazzi, non voleva dire che lo eravamo realmente, e non voleva dire che eravamo stupidi.

La guardia liberò i miei polsi da tutte quelle catene che vi erano, così non esitai ad allungare i miei muscoli per poterli far rilassare, visto che erano stati bloccati per due giorni interi.

Notai che i detenuti dell'Ala Est, erano separati da tutti gli altri, ed indossavamo delle tuniche di color arancione, mentre tutti gli altri, l'avevano di color azzurro.

A separare le fazioni, erano dei cancelli contornati da filo spinato, sembrava quasi tutto un altro mondo.

Dall'altra parte, infatti, non vi erano attrezzi, e neanche la presenza di guardie mentre noi ne eravamo praticamente invasi, inoltre, ogni detenuto poteva avere il beneficio di poter fumare una sigaretta.

Fumare, quanto mi mancava fumare, in questo maledetto posto non vedevo neanche l'ombra delle sigarette, niente.

"01, la tua pausa sta per finire, un minuto e inizierai il tuo lavoro" disse una delle tante guardie presenti lì.

Dopo alcuni secondi vidi arrivare tutti gli altri detenuti in fila, ma non avevano lo stesso trattamento che invece avevo in serbo io, non avevano delle catene ai polsi e alle caviglie, come me, anzi, erano liberi di poter camminare come diamine volevano, inoltre, non vi era traccia del cappuccio che avevo io.

"Che cazzo vuol dire questo, perché loro non hanno neanche una cazzo di catena" alzando il mio tono di voce, dinanzi alla guardia, a pochi passi da me.

"Nessuno ti ha detto che puoi fare domande, mettiti a lavoro" disse lui, in risposta.

Avrei dato fine a tutto quello, tutta questa rabbia repressa che stavo sviluppando, l'avrei scagliata contro tutti loro, senz'altro.

Mentre camminavo, portai lo sguardo sull'altra Ala, che non sapevo come si chiamasse, osservai attentamente tutti i loro 'comfort', se così si potevano chiamare.

Poggiai dunque le mie mani sul filo spinato, non curandomi del fatto che essi stavano lentamente lacerando la mia pelle, facendo fuoriuscire del sangue, portai poi lo sguardo su una donna in particolare, era ben vestita e non sembrava lavorasse qui, aveva degli occhiali e dei lunghi capelli biondi, era molto giovane, indossava un camice bianco.

I miei pensieri furono bloccati dalla voce di quella fottuta guardia.

"Forza 01, tanto non arriverai mai ad avere quello che hanno loro, mettiti a lavoro"

"Vedremo" sussurrai tra me e me, mentre camminavo verso gli attrezzi, e nel farlo, scontrai volutamente la mia spalla con quella della guardia.

Non mi avrebbero mai fermato.



Angolo autrice.

Ehii, spero che questa FF vi stia piacendo, scusate per la copertina ma sono negata, infatti sto aspettando che una ragazza me la faccia :\\

»Code 01«    → Justin Bieber as Jason McCann.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora