Chains

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Liverpool è una grande città, piena di gente e di cose da fare. Liverpool è una città attiva, giovane, movimentata. Liverpool è la città perfetta per ogni occasione.

La grande zona pedonale e il Liverpool One è sempre piena di turisti e di gente che fa shopping, di ragazzi che si divertono, di bambini che giocano con le attrazioni permanenti, di musicisti che cercano di sfondare o di racimolare qualche spicciolo. I viottoli nascosti circondati da case di mattoni rossi, il porto, l’Albert e il Pier sono i posti ideali per una passeggiata tranquilla e indisturbata, a patto che si sappia tenere a bada le infinite orde di gabbiani che svolazzano da quelle parti.

Ma se c’è una cosa per cui Liverpool eccelle, quello è il divertimento. Il Cavern Quarter è il posto ideale per le serate con gli amici. Mathew Street è un concentrato di energie, di possibilità. Hai voglia di una birra in tranquillità? Lì è pieno di piccoli pub dall’atmosfera accogliente. Hai voglia di ballare e scatenarti? Ci sono bizzeffe di discoteche, tutte differenti fra loro per la musica e per l’intrattenimento. L’intero quartiere è pieno di vita, di movimento, di ragazzi e ragazze con tutta l’intenzione di divertirsi.

Sarò scontata, ma la mia serata ideale è quella in cui ci si può sedere tranquillamente da qualche parte, bere birra ed ascoltare della buona musica live. E nessun posto può darmi tutto ciò meglio del Cavern Club. Amo quel posto più di qualunque altro, qui in città. Poco m’importa del caldo, delle dimensioni ridotte, dell’enorme ammontare di turisti: quel posto è perfetto così com’è.

Quella sera, come al solito, mi incontrai con la mia amica Allie di fronte al Costa all’angolo fra North John Street e Lord Street. Come sempre la aspettai un po’, prima di vederla parcheggiare a pochi metri dal bar dove ci eravamo date appuntamento. Allie era una ritardataria cronica ma io, dal canto mio, avevo sempre avuto il vizio di arrivare esageratamente in anticipo. Ogni volta che ci davamo appuntamento di fronte a quel Costa, mi divertivo a passare i minuti d’attesa a guardare le vetrine lungo John Street, sempre così perfette e dannatamente chic.

“Allora? Dove ce ne andiamo stasera?” mi chiese, dopo un veloce abbraccio di saluto. Le nostre serate iniziavano sempre nello stesso modo, sembrava quasi che recitassimo un copione. Finsi di pensare alle varie opzioni, per poi fermarmi a fissarla. Sbattei le ciglia velocemente, cercando di rendere il mio sguardo il più convincente possibile.

“No Em, dai. Anche stasera il Cavern no, ti prego” mi rimproverò lei, con uno sguardo supplichevole a pregarmi di non andare di nuovo in quel posto.

“Hai qualche idea migliore?” le domandai, incrociando le braccia e battendo il piede a terra in maniera impaziente. In realtà ci sarebbero state milioni di idee migliori rispetto all’ennesima serata al Cavern, ma il mio amore incondizionato per quel posto mi rendeva cieca.

“Perché non andiamo allo Ship and the Mitre? Oggi dovrebbe esserci la serata anni ‘90” propose la mia amica, muovendo le ciglia velocemente proprio come avevo fatto io poco prima.

Sorrisi. “Perché allora non andiamo al Cavern, ci prendiamo una birra, e poi non andiamo lì?” chiesi, soddisfatta della mia brillante idea.

Allie sbuffò sonoramente, roteando gli occhi. “E sia” rispose dopo poco.

Saltellai sul posto e le schioccai un bacio sulla guancia, felice di averla avuta vinta ancora una volta, proprio come da copione.

Percorremmo velocemente quei pochi metri di North John Street che ci dividevano dall’incrocio con Mathew Street. Alzai gli occhi al cielo per ammirare, come al mio solito, l’Hard Day’s Night Hotel. Passare anche una sola serata lì dentro era sempre stato il mio sogno, fin da bambina. Ma non potei rimanere a fantasticare troppo a lungo, perché, una volta deviato alla via del Cavern Club, fummo investite dalla musica a tutto volume e dai numerosi ragazzi che si dirigevano verso la meta della loro serata. Mentre Allie continuava a raccontarmi le sue ultime novità, lasciai cadere lo sguardo sulla statua di John Lennon posta a pochi metri dall’entrata del locale. Lo salutai, mentalmente, e sospirai.

“Dovresti smetterla di amare solo quella statua ed iniziare a guardarti un po’ intorno, Em” mi ammonì la mia amica, notando il mio comportamento momentaneamente schivo.

I'd like to love you

But, darling, I'm imprisoned by these

Chains, my baby's got me locked up in chains

And they ain't the kind

That you can see

Woh, it's chains of love

Got a hold on me, yeah.

“Non posso amare nessun altro, John tiene incatenato il mio cuore” replicai ridacchiando.

Allie sbuffò, come sempre. “Sii seria, per una volta” mi pregò, incenerendomi con lo sguardo.

Ci pensai un po’ su. Perché essere costretta a innamorarmi di qualcuno solo per rendere felici gli altri? Io ero felice così. Tanti potevano considerarmi una ventitreenne triste, zitella e non realizzata, ma poco m’importava. Chi ha decretato che una ragazza debba sentirsi realizzata e felice della propria vita solo una volta fidanzata? Non mi andava di creare la solita discussione con Allie, il solito dibattito riguardo a questo futile argomento, perciò mi limitai a pensare ad una risposta esaustiva ed impossibile, giusto per chiudere l’argomento.

“Mi innamorerò solo quando troverò qualcuno che sia bello, talentuoso e divertente come John, Paul, George e Ringo messi insieme” risposi, infine, orgogliosa della mia genialità.

“Sei proprio senza speranza” sbuffò nuovamente la mia amica, lasciando cadere il discorso, proprio come previsto.

Please, please meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora