Prima Prova [1] - Xenofobia

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«Quinn, lo sai che oggi ci sarà il compito in classe, vero?» mi disse la mia migliore amica Sarah.
Sbadigliando risposi. «Quale compito in classe?».
Io e Sarah ci stavamo dirigendo a scuola a piedi e quasi volevo tornare a casa per rimanere sotto le coperte.
«Il prof Sanders ci farà fare un tema. Non ha rivelato la traccia. Ha detto che sarà una sorpresa» mi spiegò la mia migliore amica.
«Uffa, posso tornare a casa?» sbuffai.
Sarah mi fulminò con lo sguardo e capii immediatamente la sua risposta.
L'unica cosa da fare in quel momento era andare a scuola e affrontare il compito in classe.
Io e la mia amica percorremmo gli ultimi metri che ci separavano dal cancello del nostro liceo.
La scuola è un grande edificio a quattro piani, ma quando gli studenti sono riversati nei corridoi sembra essere piccolissima.
Quando io e Sarah entrammo in aula la maggior parte dei nostri compagni di classe erano seduti ai loro banchi.
Il prof Sanders arrivò poco dopo con in una mano le tracce dei nostri temi e nell'altra la sua inseparabile valigetta. «Buongiorno ragazzi, prendete i fogli protocollo e iniziamo immediatamente».
Iniziò a distribuire i fogli per i banchi e io mi stavo rendendo conto che ero l'unica a non avere un dizionario.
Il foglio era davanti a me con la parte scritta rivolta verso il banco.
«Avete due ore per finire il tema» disse il prof guardando il suo orologio.
Presi il foglio e lo voltai.

"La xenofobia e il razzismo
Potete scrivere tutto quello che vi va.
Tutto quello che vi passa per la testa, ma deve essere inerente alla traccia"

Un foglio bianco A4 per scrivere tre righe?
Uno spreco.
Bene, ora toccava a me:

"xenofobìa (o senofobìa) s. f. [comp. di xeno- e -fobia, sul modello del fr. xénophobie]. "Paura dello straniero è un'avversione generica, di varia intensità, verso gli stranieri e ciò che è straniero, o che viene percepito come tale.

La xenofobia è la paura di ciò che è distinto per natura, razza o specie.
Viene spontaneo chiedersi: per quale motivo l'uomo dovrebbe aver paura di ciò che è diverso da lui?
Quando qualcuno è diverso da noi lo facciamo sentire inferiore, ci facciamo dei pregiudizi e lo obblighiamo a cambiare.
Nessuno può essere libero se costretto ad essere simile agli altri.
Conosco la storia di una ragazza africana che fu adottata all'età di sei anni, quando tutto poteva sembrare normale, ma con passare del tempo sarebbe cambiato.
Ayana è cresciuta in una famiglia che le ha dato amore, conforto e la massima comprensione.
Quando arrivò a frequentare le scuole medie aveva undici anni e da lì che ebbero inizio le difficoltà.
Venne isolata dai suoi compagni di classe, insultata e denigrata.
«Tornatene a casa».
«Quanto puzzi, lavati».
«Sei solo spazzatura!».
Ecco cosa le dicevano i suoi compagni, non aveva il coraggio di reagire e difendersi.
Quando ormai le medie stavano per terminare ebbe un battibecco con un prepotente, lei fu sbattuta al muro e schiaffeggiata.
Solo per il sano diritto di difendersi.
Tornava a casa con lividi in faccia e in tutto il corpo e i suoi genitori si preoccupavano per quello che accadeva a sua figlia nell'orario scolastico, ma lei non ha mai detto niente. Continuava a dire di essere inciampata durante l'ora di educazione fisica o per le scale.
Il Dirigente Scolastico non prese provvedimenti per nessuna delle volte che lei veniva percossa.
Un preside non doveva prendersi cura degli studenti che frequentavano la sua scuola?
La mia amica Ayana, caduta in depressione, ebbe il coraggio, per la prima volta, di raccontare tutte le sue difficoltà alla famiglia e loro l'aiutarono. I suoi genitori andarono a parlare con il preside intimandolo di prendere provvedimenti se no ci avrebbero pensato loro.                                     
Il preside che aveva capito che i genitori della ragazza avrebbero chiamato un avvocato fece chiamare i genitori del ragazzo che venne sospeso per una settimana.
Alle superiori ebbe la grande capacità di farsi amare da tutti, ma nel pullman che la portava dal liceo a casa e viceversa c'era chi aveva paura di sedersi accanto a lei.
Anche in questo caso le persone che le stavano accanto l'aiutarono a non sentirsi sola, mentre gli altri presenti, che la pensavano diversamente, guardavano la scena schifati.
Grazie a chi le erano state vicino, Ayana è cresciuta felice, soprattutto da coloro che sanno che il colore della pelle, che ci rende diversi, non conta.
Ciò che conta è la grandezza dell'animo di una persona, la sua bontà, l'amore e tutto ciò che riesce a trasmettere, nonostante il colore della pelle.
Adesso Ayana ha iniziato a frequentare l'università e ha trovato finalmente la sua strada, sulla quale credo, non troverà ostacoli.
In tutto ciò che è accaduto alla mia amica trovo assolutamente ingiusto che persone diverse vengano disprezzate e non accettate.
Penso che sia molto importante conoscere persone con lingua, cultura e tradizioni diverse ed avere la possibilità di confrontarsi e scambiare idee diverse con loro."

Ero riuscita a finire il tema entro il tempo stabilito, ma ora avevo così tante domande per la testa che non riuscivo a restare ferma.
Perché l'uomo ha tutta questa avversione contro gli stranieri?
Perché teme che possa infastidirlo, cambiare le sue abitudini, il suo modo di essere.
«Ragazzi, vorrei dirvi due parole sulla traccia che avete svolto oggi» disse il signor Sanders mentre contava i temi che aveva per le mani.
Tutti quanti ci risedemmo ai nostri posti e lo ascoltammo.
«La xenofobia e il razzismo sono in questo mondo da moltissimo tempo e in tutto il pianeta. Per esempio, in Francia tra la fine dell'Ottocento e la Prima Guerra Mondiale, la gran parte degli italiani emigrati fu vittima di discriminazione e violenza da parte dei lavoratori francesi, principalmente a causa della concorrenza sul lavoro. Tutto ciò ha scatenato la "guerra fra poveri". Ci furono molti morti e feriti, solo per avere una vita migliore» spiegò il professore.
Suonò la campanella e le due ore con il prof Sanders erano terminate.
«Come ti è andato il compito?» chiese Sarah raggiungendomi.
«Benissimo e a te?» le risposi.
Lei si avvicinò a me mentre camminavamo per i corridoi pieni di ragazzi «Bene, diciamo che potevo fare meglio».
Il corridoio era pieno di ragazzi differenti e con storie altrettanto diverse.
«Che ne dici di andare a fare un giro dopo le lezioni?» chiese Sarah prima di entrare nella prossima aula.
«Mi dispiace, ma oggi non posso. Devo vedere una persona» risposi sorridendole.

Tot: 1084

Totale parole: 1084 (conteggio parole di Word)

esistenza_  e _Ery06_

Concorso - Ali d'Inchiostro - Partecipante (One - Shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora