Quarta Prova [04]

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Luogo: Lussuosa villa in Argentina
Tempo: Passato
Protagonista: un nobile principe e una ragazza di stirpe russa
Max: 2500 parole

Quanto odiavo il bustino stretto del mio abito da ballo.
Dovevo partecipare ad un Gran Galà con i miei genitori e mia madre non avrebbe mai sopportato di vedere sua figlia senza un bell'abito elegante.
Il bustino non era l'unica cosa che odiavo.
Essere lontana dalla mia patria mi faceva stare male.
«Irina Alexandra Ivanov, finisci di vestirti» disse mia madre in russo mentre mi aiutava a mettere il mio abito.
Devo ammettere che non era poi così orrendo.
Era di un bellissimo grigio perla.
Il bustino aveva un ampio scollo abbassato sulle spalle e un volant, cucito nella parte davanti, fatto all'uncinetto che faceva da spalline, la gonna non molto ampia arrivava fino a terra.
Per terminare la mise misi un paio di guanti del medesimo colore del vestito.
La mia domestica mi acconciò i capelli neri ed ero pronta per andare a questo Galà.
Forse mi stavo dimenticando qualcosa, ma cosa?
Alzai quel tanto la gonna per notare che mi ero dimenticata di mettermi le scarpette.
Quando alla fine io e la mia famiglia fummo pronti per il gran ballo scendemmo da basso.
Venivamo ospitati dagli amici dei miei genitori a Buenos Aires, in Argentina e quindi arrivare alla sala ricevimenti non ci voleva molto.
Perché non potevamo tornare a Mosca?
La villa degli amici dei miei genitori era una delle più lussuose della città.
Era in stile coloniale ed era invidiata dai potenti della zona.
Era stata arredata con pezzi di gran valore, dai mobili ai quadri che adornavano la casa.
Avendo ancora molto tempo prima dell'inizio del ballo decisi di uscire dalla mia stanza e di andare a fare un giro per la casa.
Le stanze degli ospiti erano al secondo piano della villa e così decisi di prendere le scale ed andare ai piani inferiori dove si sarebbe svolta la gran festa.
Gli scalini erano la mia rovina e poi con quell'abito sarei caduta.
Ed infatti fu così.
Misi un piede male e mi sbilanciai in avanti, ma fui fortunata.
Due braccia forti mi sorressero.
«Possiate perdonarmi per la mia goffaggine» dissi in un perfetto inglese.
Il mio tutor dovrebbe essere fiero di me.
Feci un inchino e poi guardai il mio salvatore.
Aveva degli splendii capelli scuri legati con un fiocco alla base della nuca e i ciuffi avanti erano selvaggi e ricci.
«Non vi preoccupate, Miss» mi disse galante.
Gli occhi scuri erano ammaliatori come l'uomo che li portava.
L'uomo che avevo davanti mi sembrava familiare, ma non ricordavo dove lo avessi visto.
«Voi siete Miss Irina, giusto?» chiese lui.
«Non vi sbagliate affatto» risposi guardandolo più attentamente.
Era ben vestito, si notava dalla marsina nera che portava sbottonata.
La marsina era un soprabito a coda di rondine e con bottoni in ottone, che ogni uomo appartenente della nobiltà possedeva.
Al collo portava un cravattino nero di seta annodato al collo.
Il panciotto decorato e la camicia di lino bianca si intravedevano dal soprabito.
I pantaloni color crema con doppia abbottonatura sul davanti, mettevano in risalto la muscolatura delle gambe e gli stivali da cavallo completavano il suo abbigliamento.
«Non vi ricordate di me?» mi chiese porgendomi il braccio per aiutarmi a scendere le scale.
Devo ammettere che mi faceva un po' male la caviglia dopo la quasi caduta.
Cercai di rimembrare i gentiluomini che avevo visto nella mia giovane vita, ma non mi ricordavo di un gentiluomo come lui.
«Mi dispiace dirvelo, ma non mi ricordo affatto. E poi non vi siete presentato» risposi rammaricata.
«Avete ragione, ora mi presento» disse mentre stavamo per scendere l'ultimo gradino.
Lui mi tolse con gentilezza il braccio dal suo e mi si mise davanti. «Miss Irina, vogliate scusarmi per la mia sgarbatezza, mi presento come si deve. Sono George Louis Byron, ma potete chiamarmi semplicemente George» disse inchinandosi.
Quando capii chi era realmente quel giovanotto sbiancai di colpo.
Il principe d'Inghilterra era proprio davanti ai miei occhi e per giunta non lo avevo riconosciuto.
Che sciocca che sono!
«Perdonate la mia memoria, ma non vi avevo proprio riconosciuto nobile George» dissi ricambiando l'inchino.
«Non vi preoccupate, sono passati anni dall'ultima volta che ci siamo visti. Per favore, chiamatemi solo George» disse riprendendomi a braccetto.
Nonostante lo avessi riconosciuto, nel suo viso vidi una punta di tristezza.
C'era dell'altro che non riuscivo a ricordare?
Parlammo della mia Russia e della sua Gran Bretagna.
Due nazioni così diverse fra loro.
Mentre parlavamo del più e del meno, iniziarono ad arrivare i primi invitati e i facchini addetti al ricevimento ospiti erano già a lavoro.
Da quando eravamo arrivati in quella casa avevo visto i padroni della villa solo una volta e ora che gli ospiti stavano arrivando erano nel grande salone con vestiti di alta classe.
I musicisti avevano già iniziato a suonare e gli invitati parlavano fra di loro allietati dalla melodia degli strumenti musicali.
I miei genitori scesero le scale appena George mi salutò baciandomi la mano con la promessa di un ballo.
Ero sicura che i miei genitori mi avevano portato a quel ballo solo per trovarmi marito, ma non era così che volevo andasse la mia vita.
Non volevo un matrimonio combinato o quei matrimoni di convenienza.
Parlai con tutti i giovani che erano presenti, ma l'unico con cui volevo parlare e ballare era indaffarato con i suoi genitori.
Ogni tanto mi divertivo a fissarlo ed ero sbalordita da come riusciva a parlare con gli altri con tanta disinvoltura.
«Irina cara, dovresti pensare di prendere marito. Ormai hai ventidue anni e non sarai giovane per sempre» disse mia madre guardandosi in giro.
Mia madre era stata promessa sposa a mio padre a vent'anni e io già avevo ventidue anni.
«Madre, sapete come la penso» risposi.
Lei mi guardò come se quello che voglio io non importasse. «Io e tuo padre non ci amavamo quando i nostri genitori ci hanno promessi l'uno all'altra. Passerai del tempo con tuo marito ed imparerai ad amarlo come io ho fatto con tuo padre».
Quante volte avevo ascoltato la storia dei miei genitori.
Non si amavano, ma con lo stare insieme sono diventati inseparabili.
Una storia d'amore finita bene.
«Quando eri piccola ti abbiamo promessa ad un altro bambino, vorremmo presentarti il giovinotto che oggi è diventato» disse prendendomi a braccetto e portandomi verso il mio "promesso".
Non mi aspettavo di ritrovarmi davanti proprio la persona a cui stavo cercando di avvicinarmi da quando mi aveva baciato la mano.
«Ci rivediamo di nuovo, Irina» disse George inchinandosi.
Mia madre ci guardò incuriosita.
«Dmitriy, Yana, da quanto tempo!» esclamò il padre di George.
I quattro genitori si salutarono come conviene a due famiglie dell'alto rango, mentre io ero ancora scossa.
«Vuoi ballare?» mi chiese George porgendomi la mano.
Io appoggiai la mia sulla sua e mi feci portare nella pista da ballo.
«Voi lo sapevate?» chiesi mentre iniziammo a danzare.
«Sapevo che a questo ballo avrei incontrato la mia futura moglie, ma non pensavo foste voi» disse facendomi volteggiare.
Guidata da lui non mi sentivo né goffa né impacciata come ero sempre stata nella danza.
Ballammo tutta la notte fino a quando non mi fecero male le scarpette da ballo.
Non mi ero accorta che gli unici nella pista da ballo eravamo solo io e George.
Gli altri invitati ci stavano guardando come se fossimo la più bella coppia che i loro occhi avessero mai visto.
«Vorrei che questa serata non finisse mai e voi?» chiesi a George.
Lui mi guardò negli occhi e vidi che anche lui era d'accordo con me. «La penso uguale a voi».
Gli sorrisi.
Mentre io e la mia famiglia occupavamo delle stanze di quella villa, George e la sua famiglia soggiornavano in una casa di loro proprietà a qualche minuto di distanza.
«Quando tornerete in Russia?» mi chiese mentre lo accompagnavo alla carrozza che lo avrebbe portato a casa.
«Domani mattina presto e voi, quando tornerete in Gran Bretagna?» domandai in risposta.
«Domani, ma non c'è fretta. I miei genitori vogliono passare qualche altro giorno a Buenos Aires» rispose lui fermandosi.
Eravamo arrivati accanto alla carrozza e i suoi genitori erano già al suo interno che aspettavano il loro caro figlio.
«Spero di poter venire a salutarvi domani mattina» disse prendendomi la mano guantata e la baciò.
«Allora vi aspetterò» risposi guardandolo salire nella carrozza.
«Allora a domani».
«A domani» risposi, ma ormai i cavalli erano partiti.
Quando tornai dentro mia madre mi si avvicinò e mi chiese di cosa avevamo parlato tutta la sera io e il principe.
Ero troppo stanca per parlare con mia madre così decisi di ritirarmi nella mia stanza.
Salutai chi di dovere e poi tornai nella mia stanza.
La domestica che mi era stata assegnata mi aiutò a togliere il vestito.
«So che non dovrei parlarvi, ma vi siete divertita questa sera?» mi chiese lei mentre mi pettinava i capelli.
«Non vi preoccupate, potete parlare tranquillamente con me. Comunque si, mi sono divertita tantissimo e sono stanchissima» le risposi.
Quando fui pronta per andare a letto la domestica se ne andò facendo l'inchino e io mi sdraiai sul letto.
Non vedevo l'ora di rivederlo domani mattina, ma un po' mi dispiaceva dover partire.
Quando ero arrivata non vedevo l'ora di voler tornare a casa, ma ora le cose erano cambiate e non ero ancora pronta per tornare a Mosca.
«Я не хочу идти домой!» dissi in russo. (Non voglio tornare a casa!).

* * *

La mattina seguente ero agitata e non riuscivo a stare ferma un secondo.
Mi guardavo continuamente allo specchio.
Dovevo essere in ordine per George.
Scesi le scale con il mio bagaglio e lo appoggiai vicino a quelli dei miei genitori.
Ci avrebbero pensato i domestici a metterli nella carrozza.
«Spero di rivedervi presto» disse la padrona di casa a me e alla mia famiglia.
«Veniteci a trovare quando volete» disse mio padre.
Salutai anch'io, ma dovevo correre fuori per aspettare George.
Davanti alla grande casa ci aspettava già la carrozza e mi guardavo intorno cercando il principe George.
«Forza, è ora di andare» disse mia madre che stava uscendo dalla villa.
«No madre, aspettiamo ancora un po'» dissi pregando mia madre.
Lei mi guardò. «Lo sai che c'è molta strada per tornare a casa, vero?».
«Lo so madre, ma vorrei poter salutare una persona» risposi.
Lei sospirò. «Va bene, cinque minuti e non oltre».
«Irinaaa!» mi sentì chiamare da una voce maschile e mi voltai verso di essa.
George stava correndo verso di me e io gli andai incontro.
Lui mi abbracciò. «Sai, questa notte vi ho sognata».
Le mie guance si tinsero di un rosso acceso.
«Io questa notte mi sono ricordata il primo giorno che vi ho incontrato» dissi sorridendo.
Era tutto vero, mi ero ricordata quando entrambi avevamo dieci anni e lui non era neanche paragonabile all'uomo che era diventato.
Eravamo diventati amici e lui era stato la mia prima e unica cotta di gioventù.
«Sono felice, di sapere che vi ricordate del nostro passato, ma vorrei che vi ricordaste anche di questo momento perfetto» disse mentre avvicinò il viso al mio.
Le sue labbra si appoggiarono sulle mie e mi baciò.
Era un bacio casto, ma che prometteva tantissime cose.
«Dovete andarvene veramente?» mi chiese lui.
«Ss-i, purtroppo» risposi toccandomi le labbra.
Ero ancora imbambolata dal bacio.
«Ci rivedremo presto, spero» mi disse lui prendendomi entrambi le mani.
Questa volta non avevo messo guanti, così riuscivo a sentire la pelle liscia di lui sulle mie mani.
«Se veramente dovremo sposarci, arriveremo a vederci in ogni istante, non credete?» risposi.
Lui si mise a ridere e io mi unii a lui e le nostre risate si unirono.
Che bel suono.
Questa volta fu lui ad accompagnarmi alla carrozza.
«Allora questo non è un addio» mi domandò mentre salivo in carrozza.
«Non lo sarà» risposi mentre mi sedevo.
Lui sorrise e mi salutò.
La carrozza partì e rimasi sempre a guardarlo.
Più i cavalli si muovevano più George mi sembrava lontano, ma quello che provavo per lui era vicino.
Nel mio cuore. «Я люблю тебя». (Ti amo).

Tot parole: 2005 (conteggio Word)

P.S . Vi ringrazio per aver posticipato la scadenza della prova. Le parole in russo le ho tradotte con Google traduttore, quindi non so bene se siano corrette o meno.

Chrysalism_Agape_ & _Ery06_

Concorso - Ali d'Inchiostro - Partecipante (One - Shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora