CAPITOLO 7

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Maria stava pedalando lungo il sentiero che usciva dal paese e si snodava sinuoso lungo la collina per andare alla vecchia cascina, ricordava ancora quella stradina che un tempo percorreva con i suoi amichetti per recarsi alla casa dei loro giochi. Quella cascina disabitata, lontano dal paese, era il loro castello carico di mistero, quante volte aveva giocato con Teresina, Tommaso e gli altri bambini. Quanti pomeriggi spensierati avevano trascorso in quel luogo. Crescendo poi, c'era stato un tempo dove quelle mura diroccate erano diventate il suo personale rifugio, andava in quel posto isolato per scrivere nel suo piccolo diario la sua adolescenza, i suoi turbamenti, i piccoli segreti che nessuno doveva conoscere. Ora che ci ripensava si rese conto che erano almeno dieci anni che non ritornava in quel posto. La stradina non era cambiata, il panorama che vedeva lungo il percorso era magnifico, curve che si affacciavano su paesaggi mozzafiato, angoli di vegetazione che si aprivano su cartoline di natura incontaminata con il mare sullo sfondo. Amava la sua terra, il suo paese, la gente che conosceva tutta, la routine dei giorni sempre uguali che in certi momenti poteva sembrare noiosa ma che ormai era una specie di ancora di sicurezza, sapeva sempre tutto e i giorni che sembravano uguali erano invece stranamente diversi tra loro, era quella tranquillità e quella pace che questo posto le faceva sentire nell'anima, questa era la sua casa, era tutto il suo mondo. Rifare quel percorso legato in modo così prorompente ai suoi ricordi d'infanzia in quel particolare momento, le stava facendo sentire una crescente agitazione. Sua nonna stranamente all'ultimo istante le aveva detto che non se la sentiva di fare tutta quella strada per portare la crostata che avevano preparato a quel giovane forestiero, quindi Maria si era trovata con una torta, avvolta in un canovaccio, messa nel cestino della sua bicicletta e sua nonna che le diceva di andare, incitandola a sbrigarsi. Maria sapeva che quello era un piano ordito da sua nonna, la conosceva bene, Rosa si era accorta di come sua nipote stava passando le giornate da un po' di tempo a quella parte. Non ci voleva né una sfera di cristallo né una fattucchiera per capire che Maria aveva una particolare simpatia per quel giovanotto. Quindi visto che sembrava che quel forestiero non avesse più intenzione di tornare in paese aveva pensato che se Maometto non andava alla montagna... la montagna sarebbe potuta andata da Maometto. Infatti Maria, in quel momento, si sentiva davvero pesante come una montagna, le gambe sembravano rallentare la pedalata avvicinandosi alla cascina e lei aveva una gran voglia di girare il manubrio e tornare indietro, ma non lo avrebbe fatto, non capiva molto quello che stava provando, ma capiva che voleva vedere Michael. Anche se non sapeva come l'avrebbe accolta, non sapeva neanche cosa dire: "tieni ho fatto questa torta per te perché così avevo una scusa per vederti". No, decisamente non poteva funzionare così, e allora? Cosa poteva dire per non sembrare una ragazzina infantile? Sperava che qualcosa di intelligente e maturo le potesse venire in mente vedendolo. Maledizione, sua nonna le aveva fatto proprio un gran bello scherzo. Svoltò nel viottolo che aveva percorso tante volte nella sua infanzia e che era l'ingresso della cascina e la vide che si stagliava di fronte a lei. Era completamente diversa da come la ricordava, non era più un vecchio rudere ma ristrutturata e sbiancata di recente con le tegole nuove sul tetto, sembrava quasi una casa accogliente. Fermò la bici davanti al portico e, dopo aver fatto un bel respiro con le gambe che quasi tremavano, prese il canovaccio con la torta e si avviò a bussare. Dopo due tentativi senza ottenere risposta, si convinse che probabilmente Michael non era in casa, con un senso di delusione crescente decise di lasciare la crostata avvolta nel canovaccio sulla vecchia sedia accanto all'ingresso e si girò pronta ad andare alla bicicletta per tornare indietro, ma nel girarsi vide, alla sua destra, di lato sotto il portico, la vecchia moto di suo nonno completamente smontata. Il telaio era poggiato su un piedistallo di metallo e alcuni pezzi del carburatore, perfettamente lucidi, erano sistemati su una specie di tavolo in legno seminascosto dall'angolo del muro. Maria si avvicinò con un misto di nostalgia ricordando come suo nonno, quando era piccola, si divertiva a farle fare il giro del paese sulla sua moto lucente, come il cavaliere delle fiabe sul suo magico e potente cavallo. Si fermò di fronte al telaio con un sorriso triste dipinto sul volto al ricordo di quei giorni e, alzando la testa, in quel momento lo vide. Il cuore smise di batterle nel petto. Michael era di spalle, chinato, che stava lavorando il terreno in una specie di orto che aveva coltivato dietro la cascina. Se non fosse andata alla moto probabilmente non lo avrebbe mai visto, e forse sarebbe stato meglio così, pensò. Era a dorso nudo con il sole che, riflettendo, avvolgeva il suo corpo muscoloso con una luce intensa, facendolo assomigliare a uno di quei Dei della mitologia Greca che aveva studiato a scuola e che onestamente non credeva esistessero davvero. La salivazione era a zero, sentiva le palpitazioni aumentare ad ogni movimento del torace o delle braccia che lui faceva. Improvvisamente lui si alzò in piedi, era ancora di spalle e lei sentì una forte sensazione di caldo allo stomaco. Vedeva chiaramente delle cicatrici e almeno tre fori di proiettile che Michael aveva sulla schiena e questo la rattristò per un istante facendole immaginare il dolore che lui poteva aver provato. Lui prese da terra una canottiera bianca e per farlo si girò di lato leggermente. L'attenzione di Maria cadde sul tatuaggio che aveva sulla spalla destra. Inizialmente non riusciva a distinguere cosa raffigurasse, poi si delineò la figura di un teschio con un berretto militare sulla testa, era dentro una specie di fulmine, con un'ancora sotto e sopra il berretto, delle ali che sembravano di un'aquila. Michael si asciugò la fronte con la canottiera e poggiandola sulla spalla si girò verso la casa. Maria era come paralizzata, il suo primo istinto fu quello di nascondersi come fosse colpevole di non so cosa, si sentiva come una ladra colta in flagranza di reato, ma le gambe non si mossero. Michael la vide in quell'istante. Inizialmente pensò che era l'ennesimo scherzo che la sua mente gli stava facendo. Maria era molto bella, e lui continuava a pensarci, quindi quello non era altro che una proiezione della sua immaginazione, il desiderio di lei era opprimente a tal punto da immaginarsi di vederla. Probabilmente sarebbe scomparsa come i suoi commilitoni morti che venivano a fargli visita o i nemici che spesso vedeva nascosti dietro gli alberi. Invece stranamente non scomparve. Si avvicinò a quella proiezione, e più si avvicinava più aveva la sensazione che quell'immagine fosse reale. Si fermò di fronte alla donna guardandola non ancora sicuro. Lei sentiva le guance prendere fuoco, non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi pettorali che si muovevano al ritmo del suo respiro. «Ciao» disse Michael cercando i suoi occhi appena fu di fronte a lei. Voleva sentire la sua voce per avere la conferma che era vera. Maria alzò lo sguardo incontrando quello di lui. «Ci..cia..o» balbettò lei sforzandosi di continuare a guardare i suoi occhi, quei pettorali erano come delle potenti calamite. Michael allungò un braccio per posarlo contro il muro e nel farlo le sfiorò i capelli. Lei si sentì avvampare ancora di più, era così maledettamente vicino. «Cosa posso fare per te?» chiese lui sentendosi, ora, stranamente tranquillo, come non gli capitava da tanto tempo, quella ragazza aveva un potere quasi magico. "Cosa puoi fare?" pensò lei "Dio santo sapessi quante cose ti farei fare" la sua mente la stava trasportando oltre ogni immaginazione. «Una torta» rispose invece quasi senza rendersene conto. Michael la guardò perplesso «una torta?» chiese mentre si stava rendendo conto che lo sguardo di lei era sempre più attratto dai suoi pettorali. Lei si accorse quasi subito di quello che era uscito dalla sua bocca, e immediatamente cercò di porre rimedio «No... Cioè la torta l'ho fatta con mia nonna». Michael era molto divertito dal suo disagio «con tua nonna» ripeté continuando a guardarla, e in attesa che lei continuasse, iniziò a muovere, alternandoli, i muscoli del petto «hai fatto una torta con tua nonna?». Lei ebbe una specie di sussulto «si» rispose deglutendo "smettila maledizione, smettila" i suoi occhi erano come catturati da quel movimento. «Sono contento» sorrise, il disagio di lei lo stava divertendo sempre di più «ed è venuta bene la torta?». Maria fece un profondo respiro nel tentativo di ritrovare un minimo di lucidità "forestiero ti stai prendendo gioco di me" pensò mentre alzava lo sguardo per puntarlo deciso dentro gli occhi di lui "vediamo come te la cavi ora" sorrise sciogliendosi i capelli e muovendo la testa per liberarli senza smettere di guardarlo. Questa volta fu Michael a deglutire e a fare quasi involontariamente un passo indietro. «Stai correndo un grosso rischio» disse lui mentre i suoi occhi scendevano fino a fissare le morbide e sensuali labbra di lei. «Che tipo di rischio?» chiese fingendo un'ingenuità che non aveva. Michael sentiva il desiderio aumentare e istintivamente si infilò la canottiera quasi a voler mettere una distanza tra loro, un muro immaginario che tenesse lontano quella forte attrazione che provava. Come se quella canottiera potesse salvarlo da quello che sentiva in quel momento, quell'impulso forte di unire le sue labbra a quelle di lei. «Sei molto bella Maria» disse sinceramente riempendosi le narici col profumo di lei «sei inebriante, ma forse sarebbe meglio per te se ora te ne tornassi a casa». Maria percepì il dolore nella voce di lui «e se non volessi andarmene?» chiese lei con un sottilissimo filo di voce simile ad un sussurro. Michael fece un altro passo indietro «vai a casa» rispose abbassando lo sguardo. Maria era indecisa, la parte più razionale di lei voleva girarsi e tornare alla bicicletta, ma c'era un'altra parte invece che aveva il fortissimo desiderio di saltargli addosso e di baciarlo «che fai forestiero hai paura di una giovane ragazza?». Michael alzò gli occhi e la guardò per un istante che a Maria, persa nel suo sguardo, parve però un'eternità. «Sí» rispose sinceramente lui «ho paura di quello che può succedere, ho paura di ciò che sono» si girò voltando le spalle alla ragazza, voleva che lei se ne andasse, non sarebbe riuscito a resistere ancora per molto. «Non mi conosci, non sai niente di me. Fidati Maria te ne pentiresti e questo non potrei sopportarlo». Rimase così, girato di spalle con un forte senso di malinconia che gli stringeva la bocca dello stomaco, nella speranza che lei andasse via, che si allontanasse da lui, da ciò che era, fino a che non sentì un movimento, un leggero fruscìo dietro di sé. "Brava, torna a casa, vai, lontano da me" urlò con rabbia dentro la sua mente. Non aveva il coraggio di girarsi, non aveva il coraggio di guardarla mentre se ne andava. Il dolore che provava era fortissimo, poi all'improvviso sentì due braccia che lo stringevano e una testa piena di capelli morbidi e profumati che si posava sulla sua schiena. Il cuore gli salì in gola, il ritmo cardiaco sembrava impazzito, si voltò e guardando i suoi occhi le si avvicinò leggermente bloccandola contro il muro della casa e scese, finalmente, a unire le sue labbra a quelle morbide e sensuali di lei in un unico, intenso e interminabile respiro.

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