Parte Due

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Certo che ne hai fatte di stronzate, guardati.
Questa è solo una delle tante.
Clearice Day, ti dice niente?
E se non fossi stato così egoista?
Perché nonostante tutto, è l'unica cosa che non non riusciti a rimuovere da quel tuo piccolo cervelletto?
Tutto ciò che hai ora è questo specchio frantumato in questa lurida stanza d'albergo, in un ghetto di Chicago, nascosto da tutto e tutti.
Che ti serva da lezione.
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Clearice: Papà ti vogliono al telefono.
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Nel frattempo, dall'altra parte di Chicago, in un contesto quanto il più lontano possibile da ogni sorta di sporcizia:
soffitto alto, tappeti rossi, arredamento in legno di quercia, benessere in ogni dove.
Clarice, appena trentenne, laureata in psicologia, bella, carnagione chiara, occhi grandi come il sole, belli come quest ultimo, una carriera ormai segnata; si potrebbe dire: Amore e soddisfazioni personali.
Invece eccola lì, tanto curiosa di girare il mondo, tanto vogliosa di avventurarsi alla ricerca dell'amore, ovunque esso sia e così tanto assorta dallo sconforto per ognuno di essi finito male, tanto da far ritorno dai genitori ogni volta.
E se la sua città, Chicago, le stesse per riservare ciò che ha sempre cercato?
L'unico luogo verso il quale non ha mai osato lanciare occhiate approfondite?
Dovrà innanzitutto cercar di capire se stessa: una mente in guerra col mondo e con il corpo nel quale risiede.
La psicologia non funziona su se stessi, ne ha avuto la prova.
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Martha: Non posso vederti così, come puoi passare da momenti di luce accecante a momenti del genere?
Ti lasci abbattere troppo spesso.

Clearice: Il fatto è che spesso non so neanche chi sono o cosa sto facendo o se ho buttato questi anni per un qualcosa che non è "mio".
E se fosse così?

Martha: Ti poni troppe domande.

Clearice: Si,mamma,mi pongo troppe domande.
Ma penso di essere arrivata ad un età giusta per farlo.

Martha: Resti per molto?

Clearice: Vorrei solo capire se per trovare il mondo che cercavo avrei semplicemente dovuto smetter di cercare, tutto qui.

Martha: Mi sei mancata.

Clearice: Anche tu.
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Era una mattina di Dicembre, il suo studio apriva alle 7.00 am precise. Notò con piacere da lontano che il pub sotto il suo ufficio aveva ancora le luci spente:
'miracolo' pensò.
Detestava i bivacchi alle prime luci del mattino.
Nel frattempo, un uomo di fronte a lei usciva da una Polo Rossa con vetri oscurati, impegnato in un diverbio molto acceso, a quanto pare con una persona all'interno della macchina stessa.
Passò oltre,incamminandosi verso l'ufficio.
Lavorava con due persone:
Fedrick e Jessica
Due amici conosciuti all'università,che le permettevano di pagare in condivisione l'affitto dello studio senza dover ricorrere a spese folli.
Per quanto amasse il suo lavoro,riteneva che fosse la parte più noiosa della giornata,e non vedeva l'ora di tornare a casa per piombarsi su una serie televisiva,per poi ritrovarsi la sera ad un pub con amici.
Una vita abbastanza monotona,che a sprazzi la portava ovunque.
Ma quella sera decise di non uscire,la città era sotto shock per un omicidio compiuto a pochi passi proprio dal suo ufficio,anzi,letteralmente sul retro.
Quest episodio scosse tutta la città,che oramai sembrava esser uscita da quell'ondata di omicidi che aveva accompagnato Chicago per una ventina di anni.

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