« Il mio mondo è arduo e complicato, non sopravviveresti mezzo minuto con questo comportamento ».
« Voglio farne parte ».
« Bene: d'ora in poi mi chiamerai padrone o signore ed obbedirai ad ogni mio ordine. Hai compreso, babygirl? »
« Sì ».
« Sì, co...
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Brookhaven, New York.
LE VACANZE ESTIVE erano giunte al termine, purtroppo: niente più feste in piscina, mare e sole, solamente compiti, scuola, punizioni e stress. Non ero mai stata un'amante della scuola, i miei voti superavano appena la sufficienza ed io non facevo niente per incrementarli, benché avessi del potenziale, o almeno, così avevano sempre detto i professori. Ma c'era una materia che detestavo più delle altre: la matematica. Troppe formule da memorizzare e troppi problemi da risolvere, non faceva per me; eppure ero obbligata a studiarla. Quella sarebbe stata l'ultima serata di libertà e la stavo passando sdraiata sul divano con una merendina al cioccolato nella mano a guardare un'insulsa soap opera argentina, ma qualcuno decise di salvarmi da tutto quel dramma suonando il campanello di casa. Mi alzai e camminai sino all'uscio per poi aprire la porta e ritrovarmi dinanzi una figura che ormai conoscevo piuttosto bene: Lily Montgomery, la mia migliore amica. Lei era completamente il mio opposto, sia fisicamente che caratterialmente e forse era anche per questi fattori che la nostra amicizia funzionava. La sua indole era riservata, timida e ragionevole, lei mi fermava ogni volta che stessi per fare qualcosa di sbagliato e sapeva darmi degli ottimi consigli, inoltre, era un piccolo genio, possedeva i voti più alti di tutto il liceo; rimembro ancora quando aveva vinto il primo premio per una competizione di scienze, il suo modellino del cervello umano aveva fatto sorprendere anche Miss Fawn.
« Hey », mi salutò con un sorriso genuino, prima di entrare in casa e solo dopo alcuni istanti mi accorsi del suo abbigliamento: indossava un vestito nero di pelle, così attillato e corto che si poteva scorgere la lingerie di pizzo, la chioma rossa era raccolta in una coda alta ed il collo era circondato da un collarino nero con un lucchetto al centro. « Wow. Per essere vegetariana hai un sacco di pelle addosso », non mi trattenni dall'esordire quel commento, il quale la fece ridacchiare nervosamente. Non l'avevo mai vista vestita in quel modo, non ero a conoscenza neanche del fatto che possedesse determinati abiti. « Usciamo, voglio mostrarti un locale davvero affascinante », disse, eccitata all'idea ed il mio volto non fece altro che assumere un'espressione sempre più incredula ed accigliata. « Sei sicura di stare bene, Lily? », domandai preoccupata: solitamente ero io che proponevo e la trascinavo in qualche locale o discoteca. « Benissimo e ti ho portato qualcosa da indossare per l'occasione », quella uscita pareva molto importante per lei, ma non avrei indossato un abito così corto, preferivo di gran lunga dei jeans. « Grazie, ma indosserò un paio di jeans ed un top, starò più comoda », scrollai le spalle con un piccolo sorriso, salendo le scale di casa per dirigerci nella mia stanza. « Non credo ti faranno entrare, allora », esordì lei, accomodandosi sul mio letto. A quel punto mi voltai verso di lei e la fissai con sguardo serio ed indagatore. « Che significa?, aspetta - non è un club di spogliarelliste, giusto? » « No, ma è un locale particolare e », Lily s'interruppe per qualche secondo, cercando le parole giuste da pronunciare, poi, proferì nuovamente parola. « Flora, sei la mia migliore amica, ti ho sempre detto tutto e in quel locale vorrei presentarti una persona ». « Oh Mio Dio! », esclamai, saltellando leggermente per la felicità. « Hai un fidanzato? Perché non me lo hai detto subito? », ella rise alla mia reazione per poi lasciarsi scappare un sospiro, intanto avevo infilato un paio di skinny jeans ed un top corto bianco, sopra misi una leggera giacca grigia. « Non preoccuparti, ti spiegherò tutto e tieni questa », mi porse una carta d'identità fasulla con una mia foto sopra, un falso nome e una falsa data di nascita. Rimasi sorpresa: Lily non era solita comportarsi in quel modo, forse, non la conoscevo così bene come pensavo. « Dato che entri con me, spero facciano un'eccezione nel vederti vestita così ». « E' un locale vietato ai minori, dove vi è una regola su come vestirsi, se i miei genitori lo scoprissero mi metterebbero in punizione per il resto della mia vita », sospirai, rigirandomi tra le falangi il documento d'identità. Fortunatamente i miei genitori non erano in casa quel giorno e rientravano tardi dal lavoro, mio padre era un agente di polizia ed aveva il turno notturno e mia madre, essendo un avvocato, passava la maggior parte del tempo in ufficio. Nonostante ciò, però, la nostra famiglia era unita, benché mio fratello maggiore Luke fosse a Los Angeles per studiare Medicina. Come tutti, però, anche i miei genitori avevano dei difetti, come la fissazione sul mantenere alta la reputazione della famiglia ed io non stavo facendo un buon lavoro con la sfacciataggine e l'agire d'istinto. Eppure, la mia indole era tendente al rompere le regole che seguirle. « Ma d'accordo, lo farò per te », conclusi, applicando del leggero mascara sulle ciglia e del rossetto scuro sulle labbra. Non riuscivo a credere a ciò che stessi per fare.