« Il mio mondo è arduo e complicato, non sopravviveresti mezzo minuto con questo comportamento ».
« Voglio farne parte ».
« Bene: d'ora in poi mi chiamerai padrone o signore ed obbedirai ad ogni mio ordine. Hai compreso, babygirl? »
« Sì ».
« Sì, co...
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IL WEEK-END NON FU UNO DEI MIGLIORI per me, la mia mente era focalizzata su ciò che era accaduto tra me e Mr. Watson, o meglio, William. Non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che gli avessi permesso di sfiorare il mio corpo anche solo con un dito, ma la cosa più strana era che avessi leggermente goduto. Chiunque avrebbe voluto trovarsi al mio posto, i modi di fare di William erano piuttosto singolari, eppure così efficaci con il genere femminile; nutrivo un'attrazione per il suo corpo e la sua voce, curiosità per il suo modo di comportarsi, sperando che quelle attenzioni le riservasse solo a me e non a qualunque altra. Quando lo avevo visto in compagnia di Mrs Amber la gelosia s'impossessò della mia anima, benché tentassi di celarla perfino a me stessa e al sol pensiero, mi veniva il voltastomaco. Dovevo fare di tutto per star lontano da quell'uomo, oppure mi sarei ritrovata in una situazione ancor più complicata di quella attuale. Quello era il mio pensiero fisso, ma la bramosia di aver William accanto a me non svaniva, creando una lotta tra la ragione e l'istinto. La mia persona era piuttosto istintiva, mi limitavo a ragionare solo pochissime volte, così decisi di esser razionale per la prima volta in tutta la mia vita, prendendo la fatidica decisione di abbandonare il corso di matematica e seguirne un altro con un docente differente. Non potevo permettermi di farmi coinvolgere dai miei sentimenti, ancor confusi, William era un professore e far perdere il lavoro ad una persona non era uno degli obiettivi di quell'anno scolastico. Il sabato lo passai sdraiata sul divano a guardare serie TV e film fantasy, ingozzandomi di pizza e schifezze, non mi preoccupai di rispondere nemmeno ad alcun messaggio di Lily o Rick; non volevo sentire nessuno, avevo bisogno di distrarmi e svuotare la mente da qualsiasi preoccupazione. Quella domenica accadde un fatto inaspettato e che mi fece sorridere parecchio: il ritorno di mio fratello Luke. Avevo ancora indosso il mio pigiama con la stampa degli omini di marzapane, i crini corvini arruffati ed un alito da paura, ma egli mi abbracciò ugualmente, stringendomi a sé. « Mi sei mancata tantissimo, sorellina », lo adoravo quando mi appellava in quel modo e nel frattempo che salutasse i miei genitori mi presi qualche secondo per osservarlo meglio: era cresciuto parecchio, era più alto e muscoloso, si era fatto crescere un po' di barba e si vestiva anche un po' meglio, ma era tutto merito dei miei consigli. Mia madre aveva preparato un pranzo di bentornato con i fiocchi per il suo figlio prediletto, non poteva ordinare una pizza, ovviamente, ma non immaginavo che avesse messo il servizio di cristallo che nonna le aveva regalato per il matrimonio. Per me non aveva mai fatto niente del genere, per la mia prima B si era solo limitata ad un "dovresti prendere una A come tuo fratello", il che era già un complimento da parte sua; aveva sempre preteso troppo da me, ma mi amava così come ero. Mi accomodai a tavola insieme alla mia famiglia, iniziando a gustare le lasagne cucinate da mia madre, davvero squisite e per quanto tentassi di prestare attenzione ai discorsi di mio fratello sulla medicina ed il lavoro, la mia mente tornava ogni volta a William; le natiche ancora mi dolevano per le sculacciate ed i segni della sua mano erano evidenti, motivo per il quale trovassi scomoda qualsiasi superficie su cui mi accomodavo. Il cuscino imbottito della sedia da pranzo alleviava il dolore, ma il fastidio era sempre presente, facendomi muovere più del dovuto per trovare una posizione comoda. Egli aveva fatto in modo di essere presente anche quando non lo era fisicamente. « Flora? », mi richiamò mio padre, facendomi scuotere il capo e passare una mano tra i crini corvini. « Tutto bene? », concluse infine.