Capitolo 5

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Vi ricordate quando ho detto e sperato che non è nulla di grave?
Mi sbagliavo. È una cosa devastante.
È come se uno tsunami ti travolge all'improvviso e tu anneghi prima ancora di metabolizzare ciò che è successo.
Non te lo aspetti.
Come non ti aspetti una tempesta in un giorno di sole. Ovvio no?
E poi la vedo. Vedo la donna più forte che abbia mai conosciuto e capisco che è successa qualcosa a papà. Forse, ne vago tentativo di addolcire la pillola, ci hanno chiamato alla centrale separatamente ma poi il dolore arriva lo stesso.
Vedo mamma seduta su una di quelle sedie di plastica con i gomiti posati sulle ginocchia e uno sguardo vago, spento. Lo sguardo di chi ha perso tanto nella vita e la tua anima orami è prosciugata da un dolore.
È come ....è come se la tua anima fosse asciugata al sole.
Mi avvicino e lei  alza la testa con un movimento meccanico e con gli occhi spenti. Noto due profonde occhiaie contornare il suo viso delicato quasi fosse seta così come i suoi capelli non più lucenti.
Vedo le sue lacrime cadere sul suo viso come se fossero delle goccioline che scontrano il vetro in una fredda giornata d'inverno.
Capisco all'istante.
In uno scatto si alza e mi abbraccia così forte che mi manca il respiro ma non ci faccio caso. È un dolore e purtroppo va vissuto.
La lascio cadere, tra le braccia, in un pianto disperato accompagnato all'istante dal mio.
A volte non servono le parole.
Basta uno sguardo ed è quello che fa più male di tutti e comprendi immediatamente.
La cosa che mi dispiacerà di più è che avrò un brutto ricordo di lui. L'ultima volta in cui l'ho visto ero spaventata ,terrorizzata da lui per quello che aveva fatto a mamma .
Ricorderò per sempre l'ultimo sguardo direi anche "vuoto" che ci siamo lanciati.
I minuti passano e io la porto di nuovo a sedere assicurandomi che stia "bene". Le vado a prendere anche un bicchiere d'acqua.
"Signora dovremo spiegarle la tematica dell'incidente ..."
Una agente dai capelli ramati si avvicinò con cautela e disse queste parole come se avesse paura e non avrebbe voluto farlo. Non voleva di certo mettersi in mezzo ma il suo lavoro glielo impedì.
Ci fece accomodare nella stanza accanto.
Quattro pareti che ridavano al color confetto con una scrivania di un finto legno.
Tre sedie rigorosamente di pelle nera riempivano la stanza leggermente spoglia.
Una volta accomodati mi giro verso mia madre  che tira su con naso e cerca di bloccare il respiro. Il suo pianto, il suo sguardo le avrò ormai sempre impresse nella mia vita queste immagini  e le vivrò ogni volta come se fosse un film in cui non posso mettere stop.
Stringe il fazzoletto in mano così forte da farle diventare quelle nocche ossute bianche più del suo viso.
Vorrei che quel fazzoletto fosse papà da stringere e incolparlo nel frattempo di averci abbandonati. All'improvviso.
L'agente si schiarisce un po' la voce e noto la nota di dolore nelle sue parole che sentirò anch'esse ogni sera come se fosse però una canzone.
"Allora come lei signora Paxton già sa suo marito è morto tra le 11.00 e 12.00 dell'altra sera.
Dalla biopsia è risultata una grande quantità di alcolici nel suo corpo .
Suo marito ha urtato violentemente contro un albero e ciò è stato causato da un improvvisa sonnolenza.
L'impatto è stato molto forte ed è morto sul colpo purtroppo solo la mattina dopo   siamo venuti a conoscenza del fatto per la testimonianza di un uomo.
È tutto.
Passano alcuni minuti di silenzio e l'agente sospira prima di parlare.
"Mi dispiace tantissimo signora Paxton.... mi raccomando si riguardi e ..condoglianze.."

Si alza e ci stringe la mano entrambi.
"Condoglianze"ripete un ultima volta prima di uscire dalla stanza.

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"....miei cari fratelli oggi siamo qui riuniti per la perdita di un uomo di grande valore che Dio ha voluto accanto a se..."
Abbraccio mia mamma che piange così come me.
Un padre e un marito è a pochi centimetri da noi dentro una bara e vi giuro che io non riesco a guardarla.
Non riesco a pensare che dentro quella cassa ci sia lui. Non voglio...
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Quando il rito funebre giunge al termine i presenti, dopo la sepoltura, iniziarono ad andarsene dopo le ultime condoglianze del giorno. Rispondo con voce monotona a tutti i presenti di cui conoscerò solo una scarsa decina.
Avevo bisogno di un minuto da sola con me stessa e promisi a mamma che sarei tornata all'istante a casa e sarei stata con lei tutto il tempo.
Ora più che mai non potevo lasciarla sola che razza di persona sarei!
Ma avevo bisogno di un minuto.
Così verso le cinque del pomeriggio tornai in chiesa e arrivai di fronte all'altare.
Subito senti gli occhi riempirsi di lacrime e guardai la statua del signore posta a pochi centimetri da me.
"Io... io scusa ma posso sapere cosa ti abbiamo fatto? Mio padre è appena morto e poi sicuramente tra un giorno, un anno o tra dieci anni toccherà a me sono sicura....cavolo di una leucemia stiamo parlando!
Tutto questo dolore.... miseria.... non riesco neanche a guardare mamma in viso come farà? Come farà una volta che sarà da sola?! Urlo.
Ma questa misericordia ..beh potresti almeno fare qualcosa in più con me e la mia famiglia...ma non sono più  stupida io che faccio questo ....parlo con una statua e .."
Il mio discorso si interrompe ed entra un ragazzo penso sulla mia età.
Si avvicina e quasi quasi sembra che abbia paura di me. O forse non voleva semplicemente interrompere.
Sopracciglia folte così come i suoi capelli. Viso un po' squadrato con lineamenti soavi sulla mascella.
Due pozze scure a posto degli occhi.
Abbigliamento rigorosamente sportivo veniva accompagnato da un berretto col verde rubino dove spuntavano una gran quantità di capelli.

Mi rigiro un attimo verso la statua e faccio un piccolo inchino.
"Grazie per l'ascolto"
Mi avvicino poi al ragazzo che nel frattempo mira al portone bianco al lato dell'altare.
"Ciao, ti serve aiuto? Cerchi qualcuno?
Ma lui non risponde con le parole.
Risponde in un modo più profondo.
Inizia a far gesti con le mani.
Capisco subito che potrebbe essere muto  e mi dispiace anche perché non capisco il linguaggio dei segni.
Prendo un foglio e una penna e glieli porgo.

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