Capitolo 2

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Susan

Tre anni fa hanno preso mio fratello e, da quel momento, sono rimasta sola. Lo hanno portato via con la forza, costringendolo ad arruolarsi nell'esercito della Corona.
Non lo sento da tre lunghi anni ed ora, forse, potrò riabbracciarlo. Oggi, il giorno del mio diciottesimo compleanno, devo presentarmi al presidio militare, altrimenti verranno a prelevarmi, come hanno fatto con mio fratello, l'ultimo giorno del mese.
Non ho paura, anzi, sono felice: vivo da sola e non vedo nessuno per tutto il giorno a parte qualche straccione che chiede l'elemosina steso nel fango della strada principale; non ho nessuno e nulla da perdere. L'unica cosa che mi interessa ora è rivedere mio fratello.
Esco di casa senza guardarla troppo, non amo gli addii, percorro tutta la strada riempiendomi le scarpe di fango viscido. Mentre cammino nella melma, i soliti pezzenti blaterano qualcosa tossendo e sbavando e allungano il braccio mostrando un barattolo di latta vuoto e chiedendomi qualche soldo. Li supero senza guardarli, non ho nulla per loro, porto con me solo una sacca con dei vestiti di ricambio. Cammino fino in fondo alla via immettendomi sul viale piastrellato. Da qui il viaggio non sarà lungo: due o tre ore e dovrei essere arrivata, a meno che non mi imbatta in qualche branco di malviventi.
Il percorso non è vario: sul ciglio della strada pochi e piccoli arbusti cercano di crescere assaporando la tenue luce di Zatura, non c'è erba, alberi non se ne vedono, se non pochi in lontananza. Soffermo lo sguardo sull'orizzonte, dove un gruppo di tre uccelli si diverte a fare voli acrobatici verso l'alto.
Guardando bene noto una figura a cavallo che galoppa verso di me. La figura si avvicina e il rumore degli zoccoli sulla terra fangosa si fa più forte. In realtà, ora che mi è più vicina, noto che non è una figura a cavallo, ma bensì un tutt'uno con un cavallo, è un centauro.
Mi accorgo solo ora che mi sono fermata ad osservare la giovane creatura, la quale non perde tempo a imboccare la strada lastricata e a trasformarsi prendendo le sembianze di un essere umano dai capelli biondi riccioluti. Di corporatura è magro, ma abbastanza possente, mi supererà di poco in altezza. Il ragazzo mi supera senza guardarmi, ma si affretta a parlarmi con voce un po' scocciata

"Non hai mai visto un centauro?"

Ricomincio a camminare lentamente dietro di lui.

"Tanti anni fa" rispondo.

Per un po' la conversazione sembra terminata, poi il ragazzo si ferma e mi guarda.

"Vai al presidio militare?"

Annuisco in silenzio continuando a camminare e lasciandolo indietro.

"Sono Pleo" mi porge una mano dopo avermi raggiunta

Guardo il suo palmo teso verso di me fermandomi incerta: questo essere non sembra molto affidabile, ma decido ugualmente di fare amicizia con lui, tanto, come ho già detto, non ho nulla da perdere.

"Susan" dico compiendo lo stesso suo gesto.

La sua mano è pulita e contrasta con lo sporco del paesaggio di fanghiglia. Anche i suoi indumenti sono abbastanza puliti: pantaloni militari pesanti e maglia di un uniforme colore nero.
Ricominciamo la nostra camminata uno a fianco all'altra scambiandoci qualche pensiero sulla guerra e sul paesaggio.
Il percorso diventa improvvisamente più gradevole: ho qualcuno con cui parlare e non vengo sommersa dai miei pensieri.
Il tempo passa velocemente, tanto che non mi accorgo di essere arrivata a destinazione.
Davanti a noi sorge un grande portone in legno marcio, una delle poche cose dell'antica città di Macra ad essere sopravvissuta alla guerra.

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