Capitolo 3

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Kesia

Nuoto sul treno e questo riparte quasi subito, riprendendo gradualmente la sua velocità di crociera.
Trascino dietro di me il mio borsone vuoto e i documenti fino ad arrivare alla prima cabina decente.
Il treno su cui sono salita é speciale, costruito (indovinate un po') dagli speciali per consentirci di trasformarci e prendere le nostre sembianze umane senza imbarazzo.
Sì, vedete, una volta trasformati, come dire ... noi non abbiamo i vestiti e quindi queste speciali cabine, nel momento dell'emersione, ci aiutano fornendoci dei vestiti. Vesti, poi, per modo di dire ... il vestiario che gentilmente ci prestano é composto dall'intimo e una tuta rigorosamente bianca, oro e nera (i colori della bandiera della Corona) e lo stemma della capitale. Assurdi lo so, lo so ... Ma che ci posso fare? ... In ogni caso, non andate a pensare che poi passiamo tutto il tempo nel mondo emerso con questi obbrobri. Anche se non ci crederete, pure noi sott'acqua abbiamo internet e anche dei computer (tutta tecnologia ripresa dal mondo umano), ovviamente con dei componenti che funzionano in ambienti bagnati. Possiamo ordinare lì i nostri vestiti che, poi, però, non ci vengono recapitati nelle nostre dimore marine, ma, al contrario, finiscono all'interno delle nostre fortezze. Sono come delle grandi cassaforti in cui possiamo depositare i nostri vestiti da umani e i soldi, un po' come la Banca dei Maghi Gringott di Harry Potter ... Avete presente no?? Ecco molto simile.
Din don
"Informiamo i gentili passeggeri che il treno sta iniziando la fase di emersione. Preghiamo di recarsi nelle rispettive cabine e riporre i propri bagagli nell' apposito ripiano sotto lo schermo. Vi ringraziamo per aver viaggiato con noi (come se avessimo scelta) e buon proseguimento di giornata (Amen)"
Alzo gli occhi al cielo e mi accomodo sul sedile verde con le cuciture arancioni della cabina. Appena seduta, mi affretto a chiudere la porta scorrevole che, appena tocca la parete, fa scattare altri meccanismi che sigillano la stanza. Pian piano il livello dell'acqua comincia a scendere e, nello stesso momento, avverto che il treno inizia ad inclinarsi. Chiudo gli occhi e cerco di imprimermi nella mente la sensazione della coda e dell'acqua sulla pelle dato che, con molta probabilità, non la toccherò per moooolto tempo. In cinque minuti l'acqua è ormai completamente scomparsa dallo scompartimento e un getto d'aria calda inizia a fuoriuscire da due bocchette, una sotto i "piedi" e l'altra di fronte a me, per permettere che il mio corpo si asciughi più velocemente. Intanto, il treno continua a salire in superficie facilitando la fuoriuscita dell'acqua da se stesso. In quattro e quattr'otto mi ritrovo nella mia forma umana ad osservarmi le gambe. Sto per toccarmi i piedi, quando uno sportello si apre e io, ovviamente, ci vado a sbattere contro. 'Ahi ' mi porto in fretta una mano sulla fronte per verificare che non sia nulla di grave. 'Al diavolo! Voi speciali siete così tanto intelligenti che non vi è neanche passato per la testa di mettere un campanello che avvertisse 'lo sportello si sta' per aprire, per favore non piegarsi ad ammirare i piedi o qualsiasi altra parte del corpo, grazie!' Inveisco contro di loro. Maledetti.
Altri dieci minuti più tardi sono vestita e pronta a scendere dal treno.
"Chissà cosa mi attenderà ora"

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