Capitolo 27

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I giorni passavano nell'angoscia.
Aaron migliorava lentamente, i guaritori ancora non sapevano con certezza se sarebbe guarito del tutto.
       Magett, dal canto suo, si sentiva ancora male dal giorno in cui era partito Nolan Bastian. Erano trascorse quasi due settimane. Le piaghe formatesi sulle sue braccia non erano guarite e facevano ancora male, ma le frequenti visite della sorella gli davano la forza di rimettersi comunque, per lei. Era bello chiacchierare serenamente insieme, come se tutto fosse apposto e non vi fossero motivi di preoccupazione.
       Mey però non era l'unica a stargli accanto. Teni negli ultimi giorni gli scaldava il letto sempre più spesso e stava per ore a sussurrargli parole dolci e confortanti, mentre gli carezzava i capelli o lo faceva godere sfiorandolo con dolcezza. Anche quella sera giaceva con lui sotto le spesse coperte di lana, stretta al suo petto. Nemmeno in due riuscivano a offrirsi a vicenda un poco di calore in quella notte gelida. Eppure si stava avvicinando l'estate.
       «Forse con un'altra coperta potrebbe far meno freddo, mio signore.»
       «Ne dubito Teni. Ne abbiamo già quattro.» Magett rabbrividì, vergognandosi per la sua debolezza; un re doveva essere molto più forte. Suo padre sarebbe stato in grado di scaldare se stesso e anche la sua amante. La abbracciò. «Almeno siamo in due. Potremmo...»
       «No, scherzate?» L'ancella si tirò su di scatto per sfuggire al suo abbraccio. «Mio signore, siete ancora malato. Dovreste riposare.»
       «Teni, non posso dormire sempre. È da due settimane che sono a letto.»
       Gli occhi di lei brillarono: «Mi desiderate?»
       «Se volessi un'altra, non saresti qui.» Magett la attirò a sé e la baciò. Non lo faceva spesso; l'atto di baciare era una dimostrazione d'amore e non voleva illudere Teni di provare quel sentimento per lei.
       Teni si staccò dalle sue labbra: «Mi desiderate, quindi? Dovete dirmelo, altrimenti non mi concederò.»
       «Comandare a un re non è certo il metodo migliore per sfuggirgli, non credi?»
Lei si imbronciò. I suoi occhi erano lucidi, i capelli cadevano come una cascata tutt'attorno alla sua esile figura. Magett la contemplò per un attimo, ammaliato da tanta bellezza, poi insistette: «Suvvia, Tania, l'abbiamo già fatto molte volte.»
       «Sì, ma non in questo contesto» ribatté l'ancella apparendo persino turbata. «Se voi doveste affaticarvi troppo mi prenderei io la colpa.»
       «E per questo vuoi una dimostrazione?»
       «No, non solo per questo.» Sembrava offesa, come se lui avesse detto qualcosa che non doveva.
       «Cosa c'è allora?»
Teni lo guardò dritto in volto e lui glielo concesse. Un'ancella che fissava negli occhi, senza alcun riguardo, il suo sovrano.
Per qualche attimo non vi fu alcun rumore nella stanza se non il timido movimento della fiammella di una candela e il turbinare leggero del vento che sbattendo contro le imposte portava all'interno gelidi spifferi.
       Poi la ragazza ruppe il silenzio: «Io vi amo.» Magett si sentì piombare nell'oscurità. L'aveva capito da molto tempo, ma che lei lo confessasse era la prova concreta di qualcosa che non doveva, non poteva essere. «Teni...»
       Lei abbassò il capo: «So che per voi non è lo stesso, ma io provo sentimenti veri e forti per voi, lo giuro mio signore.»
       Magett le sollevò il viso sfiorandole il mento lievemente rotondo. Carezzò la lieve fossetta nel mezzo; poi la baciò di nuovo, con dolcezza, soffermandosi sul calore di quel bacio. La sentì sciogliersi e capì che avrebbe ottenuto ciò che voleva. Si giudicò meschino, ma in fondo anche lei lo desiderava. I loro erano solo desideri diversi, eppure coincidevano in quei momenti. Anche lei, dopotutto, otteneva qualcosa.

~~~

Facendo l'amore si erano scaldati e Teni gli dormiva accanto serena, le coperte tirate fino alle spalle scoperte.
       Con un dito Magett percorse leggero come una piuma il profilo in rilievo delle sue clavicole, che formavano ali di corvo nelle sue spalle color pesca. La pelle era liscia e bollente, così come lo erano il collo e il petto. Giocò con i suoi capelli, su cui la luce ambrata delle candele creava strani riflessi e passi di danza.
       Poi continuò da un braccio e seguì la linea del suo corpo scendendo fino al ventre piatto, dove si fermò temendo di svegliarla. Almeno lei riusciva a dormire. Magett, nonostante si sentisse rilassato, non poteva chiudere occhio senza rivedere ogni istante del momento in cui aveva ferito Aaron. Maledizione, aveva quasi uccido il suo miglior amico, nonché un suo consigliere e un abile guerriero; e soprattutto, un Kart.
"Maledizione, che cosa ho fatto." Se Aaron non fosse guarito per lui sarebbero stati guai seri, oltre al dolore che gli avrebbe provocato.
       Si rigirò nel letto, gemendo per le fitte che quel movimento gli procurò alle braccia; la pelle doleva nei punti in cui sfregava contro le coperte. Anche la sua malattia gli stava davvero cominciando a rendere la vita difficile. Troppi problemi, troppi, si disse tormentato. Si girò di nuovo sull'altro fianco, poiché stare fermo aumentava la sua angoscia.
       «Mio signore, vi sentite male?»
       «Teni, ti ho svegliata?»
Si rigirò e si guardarono negli occhi. Lei appariva assonnata, ma non infastidita.    
       «Non importa, ma voi... state male? devo chiamare il vostro guaritore?»
       «No, Teni, non serve, è tutto apposto.»
Lei allungò una mano e gli carezzò la fronte: «Però scottate.»
       «Di notte ho spesso la febbre, ma non è grave. Tranquilla.»
Teni lo carezzò di nuovo, con molta dolcezza e gli stampò baci delicati agli angoli della bocca. Magett sorrise; era bello sentirsi amato, anche se in un certo senso aumentava le sue debolezze.
       «Posso farvi una domanda?»
       «Una domanda?» Preso alla sprovvista, annuì.
       «Se io fossi una lady o una principessa, mi sposereste?»
       «Oh, direi... che dipenderebbe dalla vostra famiglia. Se aveste una dote consistente, un padre con un buon esercito, o qualcosa del genere...»
       «Ma mi amereste?» incalzò l'ancella.
       «Teni, l'amore non si misura in questo modo. Un re può amare anche una donna di umili origini, ma certo non potrebbe sposarla.» Magett non sapeva più cosa dire, quella conversazione l'aveva colto del tutto impreparato. Non si aspettava di doverne parlare con lei, specialmente in quel periodo in cui aveva ben altre preoccupazioni.
       Lei sembrò delusa dalla risposta, ma non insistette. L'atmosfera però era cambiata, si era freddata come una zuppa lasciata troppo tempo sulla ciotola a fumare da sola.
       «Teni... non è il caso di parlarne.»
       «Va bene, l'avevo capito.» Lei si alzò, buttando all'aria le coperte. Infilò la sua vestaglia e mise sulle spalle una spessa mantella di lana. Aveva ancora i capelli sciolti, che si confondevano con il color castagna della mantella.
       «Dove vai?» Anche Magett si alzò; indossava solo la camicia, quindi infilò in fretta pantaloni e tunica, calzò le sue pantofole; aveva ancora freddo ma non se ne avvide. Teni era già vicina alla porta quando la raggiunse. «Non andartene, ti prego, ne parleremo.»
       «Non voglio più parlarne.» Gli dava le spalle, la testa bassa a fissare il pavimento. «Non voglio più avere a che fare con voi.»
       Con dolore Magett si accorse che stava piangendo. «Teni...»
       «Me ne vado, lasciatemi.»
Le aveva afferrato un braccio, ma lo mollò; si sentiva troppo debole per insistere.
«Mi lascerai solo davvero? ti prego Teni, sto male, non ho voglia di discutere.»
       «Bene, allora me ne vado così starete tranquillo» sbottò lei di rimando; e così fece. Aprì il portone, corse fuori senza aggiungere altro. Magett attraversò l'anticamera, ma lei se n'era già andata. Le guardie, fuori nel corridoio, avevano un cipiglio divertito. Lui lanciò a entrambi un'occhiata gelida e rientrò, stizzito.
       Chiusa la porta si lasciò andare contro di essa. Accartocciato come pergamena ammuffita, con le gambe strette al petto, pianse di rabbia, dolore e frustrazione. Le sue braccia intanto andavano lentamente a fuoco e sangue nuovo colava fra la stoffa della camicia.




L'undicesimo ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora