Capitolo 1

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Dietro le alte colline, il sole lentamente tramontava. La principessa osservava il profilo delle alture farsi dorato, sempre più intenso a mano a mano che il dio di fuoco sprofondava nell'ombra.
       Erano in viaggio da nove giorni, da quand'erano partiti dalla roccaforte dei Ruyn. Fino ad allora il cammino era stato agevole, per quanto il vento freddo del nord avesse continuato a soffiare giorno e notte. Nonostante questo, però, Mey era impaziente di arrivare, non tanto per la stanchezza, quanto per mettere in pace il suo cuore. L'attesa, infatti, cominciava a diventare straziante; e non solo per lei.
La sera precedente, quando gli uomini della sua scorta si erano radunati accanto al fuoco, li aveva sentiti discutere sulla lunghezza di quel viaggio. Molti avrebbero preferito tornare indietro, nelle loro case, dalle loro calde mogli.
       Anche Mey, per certi versi, sarebbe tornata volentieri indietro, ma ciò non era possibile; non per lei. Se solo il castello fosse stato più vicino, almeno il tragitto breve non avrebbe fiaccato lo spirito della sua scorta. Li vedeva cavalcare attorno a sé, i musi duri e gli sguardi di ghiaccio. Il malumore, ormai, non poteva più essere evitato, come, del resto, la notte non poteva che calare.
       Mey lasciò in disparte le sue tre ancelle, che cavalcavano vicino a lei, e si affiancò al suo accompagnatore. Anche il cavaliere era rigido sulla sella, ma non sembrava giù di morale come gli altri.
       «Quando arriveremo ser Rudolf?» Mey volse lo sguardo verso di lui, per cogliere la sua reazione a quella domanda.
       «Quando gli dei ce lo concederanno, Altezza.» Con un'alzata di spalle il cavaliere scrutò il cielo rosso. «Sempre che abbiano intenzione di farlo, prima o poi.» C'era una sottile vena d'ironia nella sua voce, come se nemmeno lui credesse a quelle parole.
       «Tu non hai fede negli dei, ser?»
       «Al contrario, principessa» s'intromise una voce, «lui ha troppa fede nei suoi dei.»
Mey si voltò, sorpresa, fermando per un attimo la giumenta. Si accorse che a parlare era stato un giovane cavaliere dai capelli biondo oro e l'aria altezzosa. «I suoi dei?»
       Il giovane rise, affiancandosi a loro con il suo cavallo: «Sì, principessa, i suoi. Non sono i miei di dei», precisò con una smorfia.
       «Ora basta Nolan!» lo rimproverò ser Rudolf. «Non osare pronunciare un'altra simile bestemmia in presenza della principessa.»
       «E va bene, non serve agitarsi.» Il giovane cavaliere alzò le mani in segno di resa, strappando a Mey un sorriso.
       «Voi chi siete, messere?» chiese cercando di mantenere un tono serio.
       «Nolan Bastian, mia signora» si presentò con un sorriso malizioso. «Per compiacerti.»
       «Compiacermi?»
       «Sono al tuo servizio, principessa.»
       «Pensavo fossi un cavaliere di Forte Valore.» Mey aveva studiato tutte le casate del regno, durante la sua lunga permanenza nella rocca dei Ruyn. Forte Valore era un piccolo fortilizio, sede della casata dei Bastian.
       «Sono il figlio di lord Tucker, mia signora» rispose il giovane. «Vengo da Battaglia d'oro.»
       «Oh.» Mey si accigliò. «Non sapevo che i Bastian avessero Battaglia d'oro.»
       «Il re ce l'ha concessa, per i servigi che mio padre...»
       «Per gli inganni, volevi dire» lo interruppe ser Rudolf. «Tuo padre non è altro che un ingannatore e un ladro.»
Ser Nolan divenne rosso in viso: «Ladro? Come osi dare del ladro a mio padre?»
       «Oso eccome, ragazzino.» Anche Rudolf Ruyn era colorito dalla rabbia. Mey non l'aveva mai visto così. Si chiese perché ce l'avesse tanto con lui.
       «Mio padre non ha rubato niente, principessa, non dare retta a questo vecchio. È un Ruyn.»
       «E con questo che vorresti dire?»
       «Basta!» Mey lanciò un'occhiataccia a entrambi. «Non è il momento di litigare, miei signori.» Si guardò intorno e scrutò le espressioni vacue degli armigeri. Sembravano non essersi accorti di nulla; o forse loro conoscevano il motivo di tanta ostilità tra Ruyn e Bastian. Comunque non era il caso di infiammare gli animi. Ce n'erano già troppi che avrebbero abbandonato tutto volentieri.
       Ser Rudolf gelò Nolan con lo sguardo, ma non disse nulla. Probabilmente aveva capito. Mey si rivolse al bel cavaliere biondo: «Che cosa ci fai qui allora, se posso chiedere?»
       «Gli ho chiesto io di venire.» Ser Rudolf scosse la testa. «Non pensavo fosse un tale arrogante. È proprio come suo padre.»
       Nolan Bastian lo fulminò con lo sguardo. Aveva occhi ipnotici, notò Mey con un lieve imbarazzo. Il giovane fece voltare il cavallo e tornò di retroguardia. Per un attimo, lei rimase a guardarlo sparire in mezzo ai soldati.
       «Ser Rudolf, Nolan è l'unico figlio di Lord Tucker?»
       «No, Altezza, è il suo secondogenito. Ma il fratello maggiore è malato, non vivrà ancora a lungo, perciò presto Nolan diventerà l'erede di Battaglia d'oro.»
       «Capisco.» "L'erede dei Bastian." Aveva letto molto su di loro, nelle leggende di Forte Valore. Uomini coraggiosi, soleva dire lord Ruyn. Mey, invece, avrebbe detto presuntuosi. Forse per questo ser Rudolf non li sopportava.

Il sole era ormai tramontato, quando si fermarono per la notte in un piccolo villaggio. Lì appresero che mancavano solo due o tre giorni di viaggio alla capitale del nord. Questo risollevò il morale della maggior parte degli uomini e anche di ser Rudolf, che si scolò due pinte di birra per festeggiare.
       Mey, invece, continuò a ripensare a Nolan Bastian. Si sentiva un po' come lui: un altro erede che doveva il suo titolo a un fratello malato, alla sofferenza altrui.
La cosa terribile era che Nolan, al contrario di lei, non sembrava per nulla dispiaciuto. Forse, dopotutto, lui la considerava una fortuna.




L'undicesimo ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora