02 | La nuova arrivata

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La parte peggiore dell'essere la ragazza nuova, è il momento in cui l'insegnante deve presentarti alla classe. Precisamente quando ogni singolo studente è già seduto in aula ed è giustamente intento a farsi gli affari suoi, ma il professore inizia a parlare e a raccontare la storia della tua vita a delle persone alle quali non interessa nulla al di fuori di se stessi. Tutto ciò è semplicemente odioso, snervante e terrificante. Più precisamente, è odiosa quella enorme frazione di secondo in cui ogni bulbo oculare è fisso su di te, ti osserva, ti studia e ti giudica. Perché diciamoci la verità, giudicare è nella natura umana, è più forte di ognuno di noi e tutti, anche senza volerlo, lo facciamo. Magari inconsciamente, ma lo facciamo. Così anche quella mattina, per la ormai milionesima volta nella mia vita, tutte quelle attenzioni non volute erano unicamente su di me, mentre il professore di letteratura inglese spiegava a tutti chi ero, come mi chiamavo e da dove venivo, il tutto accompagnato da una lentezza e una precisione da Oscar. Meno male che la mia triste storia, così veniva chiamata dai miei finti genitori ogni volta che avevano l'occasione di raccontare chi ero in realtà, rimaneva chiusa a chiave in segreteria nel fascicolo riservato che riportava il mio nome sopra. Almeno per quella esisteva la famosa privacy che guarda caso veniva usata dal mondo intero solo all'occorrenza, cioè quando fa più comodo e solo per pararsi il culo. Schifosa burocrazia!
«Xeni vai pure a sederti.» Mi disse il professore al termine del suo estenuante monologo e così, senza lamentarmi troppo per la sua parlantina, mi avviai verso l'unico banco della classe rimasto libero. Era nell'ultima fila, di fianco a un ragazzone pieno di tatuaggi e... Santo cielo, quello era il tipo del corridoio! Di bene in meglio questa giornata! Che schifo la mia vita. Proprio che schifo.

Senza dire una parola, mi sedetti accanto a lui, buttando a terra lo zaino. Già odiavo questa scuola e odiavo ancora di più le persone che la frequentavano, a partire da labbra da canotto e compagnia bella. Sarebbe stato il mese più lungo di tutta la mia vita, ormai ne ero più che certa. Dovevo solo iniziare ad accettare l'idea, anche se conoscendomi, non ci sarei mai riuscita. Chi volevo ingannare? Me stessa? Impossibile.
«Bene ragazzi. Ora che ci siamo tutti possiamo iniziare la lezione nuova. Quest'oggi parleremo di Jane Austen. Chi conosce la sua opera più famosa?» Chiese il professore lasciando tutti visibilmente senza parole.  Ma seriamente? Ormai persino i fili d'erba sanno qual'è il romanzo più famoso che ha scritto Jane Austen, che tra l'altro è considerata una delle scrittrici neoclassiche migliori della letteratura inglese e mondiale, per i temi che tratta nei suoi romanzi e non solo. Così, tanto per dire eh. Veramente nessuno lo sa? Neanche male che siamo in un paese dall'altra parte del mondo rispetto alla cara e vecchia Inghilterra.

«Molto male giovanotti, molto male. Mi aspetto molto di più quest'anno ragazzi. Signorina McAdams, lei lo sa?» Mi stava guardando con uno sguardo strano il professore-radio, quasi come se fosse arrabbiato, alzando anche un sopracciglio come per sfidarmi a dire qualcosa di sbagliato, come se lui mi conoscesse già e avesse già capito tutto di me. Quattrocchi presuntuoso.
«L'opera più famosa di Jane Austen probabilmente è Orgoglio e pregiudizio, i cui protagonisti sono Elizabeth Bennet e il signor Darcy.» Dissi senza esitare, per poi appoggiare la testa al braccio che a sua volta era appoggiato al banco. Ero già stanca di tutta questa messa in scena pietosa e patetica. Mi sembrava di essere in un reality show. Dove accidenti erano le mie telecamere? Perché c'erano vero? Purtroppo no. Erano tutti ignoranti per davvero.
«Molto bene signorina McAdams. Mi sa dire anche perché è proprio quello il titolo del romanzo?» Continuò il professore, facendomi solo innervosire di più. Già tutti mi guardavano come se avessi due teste, ci mancava anche l'interrogatorio del professore saputello. Venivo da un'altra scuola di città, non da un altro pianeta o sistema solare!
«Orgoglio, probabilmente perché Elizabeth Bennet è tremendamente orgogliosa, tanto da non voler ammettere i suoi sentimenti per il signor Darcy nemmeno a se stessa, così come lo è lui stesso, per quanto riguarda le convenzioni dell'epoca che gli impediscono di essere loro stessi davanti agli occhi di tutti. Pregiudizio perché era e sempre sarà, ciò che fa parlare le persone tra di loro e di loro. Cosa muove la curiosità di un individuo se non la voglia di scoprire se ciò che si ha elaborato nella propria mente, su un determinato soggetto è veramente così oppure no? Il pregiudizio è la cura e la malattia dei rapporti tra le persone.» Probabilmente avevo anche un'aria annoiata, nel mentre avevo aperto il blocco degli appunti e avevo iniziato a disegnare un nuovo possibile tatuaggio. Amavo disegnare, ma soprattutto amavo disegnare tatuaggi. Mi catapultavo in una dimensione completamente diversa e per quei brevi attimi, potevo essere di nuovo felice. In quei brevi momenti potevo fingere di essere la vecchia me, potevo fingere che andasse tutto bene. Potevo fingere di non essere marcia fino alle punte dei capelli. Ma solo per poco, perché poi la magia scompariva, così come scoppia una bolla di sapone, lasciando spazio solo al dolore e al disgusto per me stessa. Ed io tornavo ad essere solo Xeni.

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