28 | Cambio di gioco

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Pace, tranquillità e serenità. Tre sinonimi che descrivevano uno stato d'animo che io non avevo mai provato in tutta la mia miserabile vita. Avevo bisogno di ricordare chi ero, chi era davvero Xeni McAdams?

Già da appena sveglia avevo capito che quella sarebbe stata una giornata diversa; sarebbe stata la mia maledettissima giornata di gloria. Quel giorno avrei ricordato a tutti chi era la Principessa di New York City.
«Vorrei tutti i miei uomini in salotto tra dieci minuti, nessuno escluso.» Toni al mio fianco strabuzzò gli occhi alla mia richiesta da appena sveglia, per poi sputare appena un po' dell'acqua che stava bevendo. Che schifo! Vivevo con un animale.
«Ora?» Chiese dopo essersi ripreso, cercando in malo modo di smettere di tossire. Alzai un sopracciglio, guardandolo male, molto male.
«Subito.» Dissi solo, quando i suoi occhi furono di nuovo su di me. Senza aggiungere altro Toni si alzò e fece ciò che gli avevo chiesto. Il mio rapporto con lui ormai si limitava solo a questo, io chiedevo e lui faceva.

Non passò molto prima di sentire lo scalpitio frenetico di tutti i miei gorilla corazzati che si apprestavano a fare quanto richiesto. Sorrisi compiaciuta, per poi alzarmi lentamente e posare la tazza della colazione nel lavandino. Strinsi meglio in vita la vestaglia di raso nero, per poi andare in salotto. Diversi paia di occhi si incollarono alla mia figura non appena feci il mio ingresso, scivolando su ogni forma del mio corpo. Non tutti erano devoti in toto a ciò che rappresentavo, altri lo erano per davvero, avrebbero dato la vita per me ad occhi chiusi. Conoscevo ognuno dei miei uomini, magari non per nome e cognome, ma sapevo le loro storie, sapevo cosa avevano passato e perché erano venuti a bussare proprio alla mia porta.
«Buongiorno a tutti.» Iniziai, concedendo un piccolo sorriso. Gesto che poche volte mi ero concessa di fare sinceramente davanti a loro.
«Buongiorno.» Un coro perfetto si alzò all'unisono, così limpido e forte che neanche i cori delle voci bianche più eccellenti al mondo potevano competere a confronto. Bravi ragazzi!

«Negli ultimi mesi sono girate parecchie voci sul mio conto all'interno dell'organizzazione.» Il brusio di sottofondo non aiutava, ma cercai di rimanere concentra e ignorare lo sguardo curioso di Toni al mio fianco. Lui non sapeva nulla ed era decisamente meglio così.
«Nessuna di queste è vera. Tuttavia siete qui ora per essere messi al corrente, perché credo che quando si conosce il proprio nemico, si ha già un asso nella manica in partenza.» Scrutai i loro sguardi, le loro espressioni, cercando di comprendere quanto più possibile. Volevo sapere che cosa passava per la loro mente, anche se in realtà me lo immaginavo già, perché alla fine la mente umana è più semplice del previsto in alcune determinate situazioni.
«Ho parlato con Mike De Rossi e siamo giunti ad un accordo.» Sganciai la prima bomba, conscia del fatto che Mike De Rossi era la legge criminale fatta a persona in tutto lo stato di New York. Chi apparteneva al nostro mondo lo sapeva molto bene e non servivano di certo altre presentazioni.
«Non amo i giri di parole, quindi li eviterò anche con voi. Io sono a capo di uno dei territori più vasti e fruttuosi della Grande Mela e non intendo, né ora, né mai, cedere il mio ruolo a qualcuno, né per obbligo, men che meno per amore.» Arricciai il naso, schifata dall'ultima ipotesi enunciata che era anche quella che andava per la maggiore nelle voci che giravano contro la sottoscritta.
«Sono una donna sì, ma ho dimostrato più di una volta di avere più palle e più coraggio di dieci uomini. Quindi...» Aspettai di vedere i loro visi alzarsi e puntare i loro occhi su di me. Io ero lì per loro, stavo parlando a loro, pretendevo il rispetto che la situazione richiedeva.
«Se volete continuare a stare dalla mia parte e a ricoprire il vostro ruolo, nulla vi sarà tolto. Ma se, per qualche motivo voleste andarvene, sappiate che per me siete morti e sepolti. Non vorrò mai più rivedere le vostre merdose facce. Intesi?» Ciò che ottenni fu solo silenzio e gli sguardi persi dei miei uomini che, con ogni probabilità, non sapevano cosa dire. Non ero mai stata così sincera con loro, non avevo mai condiviso i miei pensieri così apertamente da quando avevo preso il posto di Toni con nessuno di loro. Ecco perché quel silenzio non mi sembrò poi così inaspettato.

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