« Siamo rimasti seduti per un po', non trovi?»
« Sí... »
« Camminiamo?»
William annuí. Si alzarono dalla panchina e si portarono dietro l'ombrello chiuso e inutile, data la pioggerella innocente.
William, senza che se ne accorgesse, la prese per mano.
Capite? Uno dei ragazzi più insensibili e freddi che esistevano avevano preso volutamente per mano una ragazza che era tutto il loro opposto. Quale incantesimo lo aveva colpito?
Appena se ne accorse, divenne tutto rosso con le sue varie sfumature, come un tramonto, e lasciò immediatamente la mano.
« S-scusa...» farfugliò.
Ma Catherine gliela riprese. « Era piacevole » e gli regalò un sorriso smagliante. E William tornò del colore del tramonto.
Camminarono per un po', mano nella mano, fino a giungere alla loro meta.
« Manca un piccolo tratto... ti va di fartelo di corsa?»
William prese una leggera rincorsa per partire a sfrecciare veloce, ma Cat lo bloccò.
« Non vuoi correre?»
« Non posso... non posso correre»
William non sapeva che dire. Quella ragazza era ancora avvolta dalla penombra del dubbio. Riusciva a vedere a malapena la sua faccia, ma non riusciva a vederla chiaramente.
Ma voleva sapere. Doveva sapere. Voleva conoscerla, voleva vederla, perché lei la interessava.
Ma le domande, purtroppo, non uscivano normalmente. C'era sempre qualcosa che le fermava. « Ah...»
Con calma si diressero verso la panchina e si sedettero.
« Insomma... Tu hai dei sogni nel cassetto?»
« N-non direi... non credo di avere doti particolari »
« Un sogno non deve essere necessariamente qualcosa di irraggiungibile » sentenziò lei « può anche essere qualcosa che desideri con tutto te stesso, come... andare ad un concerto, comprare un videogioco o avere una ragazza » terminò saggiamente.
« Allora, se la metti così... un sogno ce l'avrei. Ma preferirei rimanesse un segreto » Nemmeno William era tanto sicuro di voler lasciare quel suo "segreto" un "segreto". Perché era qualcosa che ancora stava cercando di capire. « E tu hai un sogno nel cassetto?»
« Te l'ho già detto, il primo giorno che ci siamo conosciuti »
« Ah sí... forse ricordo. Era... ehm... fare un bagno qui?» disse, puntando con un dito il lago di un blu grigiastro proprio di fronte a loro. Sembrava avesse mille creste, alcune alte e altre più basse, per via della gocce di pioggia che volevano tornare da dove erano cadute.
Cat annuí. « Vorrei tanto farmelo, un giorno »
William non voleva che riaccadesse la stessa scena di due settimane fa: lei correva via arrabbiata perché lui le aveva chiesto cosa ci voleva a fare un bagno nel lago. Sapeva che Catherine era molto sensibile riguardo certi argomenti (anche se non capiva quali), così cercò un modo indiretto per scoprire cosa lei gli nascondeva: « Allora. Promettiamoci una cosa. Tu dovrai dirmi ogni tuo problema, segreto o altra cosa che ti tormenta. Confidarsi con qualcuno fa sempre bene. Io farò la stessa cosa con te. Okay?»
Catherine abbozzò un timido sorriso, anche se i suoi occhi non gli mandavano lo stesso senso di serenità. « Promesso»
Seguirono lunghi attimi di silenzio, quegli attimi che durano un'eternità. William sperava che Catherine dicesse qualcosa, ma era soltanto il silenzio a parlare.
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Rain
Short Story« Mi chiamo William, amo la pioggia e sono un tipo scorbutico, ansioso, incoerente, pessimista e irascibile » « Io mi chiamo Catherine, amo il silenzio e sono una tipa perfezionista, strana, noiosa, fissata e realista » « Beh, piacere » « Piacere...