Alma Errante

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L'uscio liquido varcato con le braccia protese al nulla;
per prendere fiato e riconsegnare il peccato da cui provengo.
Ostinata a chiedere passaggi alle mani di una futura me,
a cui non sapendo sarei somigliata al ritorno.

Ginocchia sbucciate con lacrime innocenti,
e lacci sciolti su logoro derma.
I passi in avanti legati da nastri di raso alle trecce dei ricordi.
Scatti e ritratti stolti;
un'orchidea posata tra neri ricci ribelli.
Sorrisi distorti fatti a denti mancanti;
facce buffe alle pendici di un monte che rimembro a stento.

Istanti di estati a distanza marchiati in mente.
Baci dal Sole su guance sorridenti,
ed Io la sua sposa in veste gitana.
Zingara bambina dalla pelle scura
che elemosinava un briciolo di attenzioni.
Pochi abbracci paterni
chiusi in vecchie scatole colorate di lividi.
Credere alle illusioni guardandoli oggi
per chiedermi se siano mai accaduti.

La fame di bene che saziava lo stomaco e svuotava il cuore.
I primi sentori coscienti
di sapermi parte di una coppia andata in frantumi.
Una dimora al macero tra vite allo sbando
che giocavano a fare da genitori.
Essere la quarta parte di prole avuta per caso,
solo per qualche notte in cui ci si è spinti più in là di un bacio.

La taglia dei vestiti sovrastata dalla crescita interiore;
adulta e vecchia dentro nonostante fossi la figlia minore.
Riscaldata da coperte patchwork fatte con ritagli di sbagli degli altri.
Giocare ad accudire la bambola dallo sguardo vacuo
che era divenuta mia mamma.

Curarle le ferite invisibili inferte dall'ego debole che la riducevano a un mostro.
Pregando venisse la fine del suo tormento che in fondo era divenuto anche il nostro.
L'ho vista spezzarsi in due dilaniata dal male matrimoniale.
Quando la scelta migliore sarebbe stato un pizzico di carattere per liberarsi per sempre dal male.

È andato tutto perso pur non possedendo nulla,
masochista e testarda nel voler restare a galla.
Caddi un giorno d'autunno nel baratro della menzogna, mentre donavo gli anni migliori al peggiore tra gli uomini.
Il tonfo è riecheggiato tutt'intorno per anni, e ancora mi chiedo quanto danno possa fare l'onda d'urto di una foglia gialla.

Calpestata dal fato e sporca di fango,
fui raccolta da mani giovani appartenenti ad un Santo.
Anch'egli provato e stanco,
ma con in viso un sorriso raggiante, mi ricondusse alla casa del Padre.
Bussò a piedi scalzi in pieno inverno,
alla porta che un tempo chiamavo inferno.

Fummo accolti entrambi da Ragione e Pentimento a braccia aperte.
Servì poco e niente da dover spiegare, poche parole dette con gli occhi di un amore
che mai erano riusciti ad avere.
"Vi riporto la foglia caduta da un  albero creduto morto, vi riporto Alma Errante,
e sarà mio tutto il suo verde futuro ed ogni germoglio".

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