"In the dark"

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Ashton

La musica assordante mi invade i timpani non appena metto piede all'interno del Cloak & Dagger, il locale che la squadra delle cheerleader ha scelto per la solita festa organizzata prima dell'inizio della scuola. Che poi, perché festeggiare quando tra due giorni saremo di nuovo imprigionati tra quegli scomodissimi banchi a seguire lezioni di cui non ci interessa niente tenuti da professori svogliati che non ci trasmettono neanche un minimo della loro passione per la materia che ci insegnano? Mentre mi arrovello con le mie domande, vedo da lontano Christine, la mia ragazza da quasi due anni nonché capitano della squadra delle cheerleader, e le vado incontro. 

"Chris, amore, cia...", cerco di salutarla ma lei mi interrompre bruscamente. "Ciao un corno! Perché ti sei conciato così?", mi chiede indicando con aria di sufficienza il mio outfit composto da giacca di pelle, maglia e skinny jeans rigorosamente neri. "Perché, cos'hanno i miei vestiti che non va?", le rispondo tranquillamente invitandola fuori dal locale per parlare meglio. "Cos'hanno che non va i tuoi vestiti? Tanto per cominciare, sembri un delinquente vestito così, vuoi rovinarmi la reputazione per caso?", mi aggredisce Christine una volta fuori e abbastanza lontano perché la musica non copra le nostre voci. "Ah, adesso ho capito... si tratta di te, non di me, come sempre d'altronde... e poi, dovevo vestirmi come mi avevi detto tu pur sapendo benissimo che con camicia e cravattino mi sentivo a disagio?", mi incazzo io a mia volta. "Potevi anche farmi contenta per una volta, e invece hai fatto di testa tua senza curarti di me", mi dice lei. "Per una volta? Cavolo, facciamo sempre come dici tu... adesso mi fai una scenata perché non ti ho dato retta?", sbuffo cercando di calmarmi. "Io non...", cerca di replicare lei, ma questa volta sono io che la blocco. "Non dire niente, basta, questa discussione è assurda, me ne vado", sospiro esasperato prima di tornare dentro il locale e cercare i miei migliori amici, Trent e Cliff. 

Non ci metto troppo a trovarli accanto al bancone che ordinano dei drink. "Ehi, Ash, ciao amico!", mi saluta Cliff con una fraterna pacca sulla spalla. "Oh, ciao Ash", mi saluta anche Trent. "Dov'eri finito?", mi chiede poi. "Ero fuori con Christine a discutere sul mio outfit di stasera", rispondo svogliato a Trent. "Mi spiace, ma sai com'è fatta, domani verrà da te per farsi perdonare con una... sai cosa intendo", mi consola Cliff. "Dai amico, non fare quella faccia, andiamo a divertirci", dice Trent prima di trascinare sia me che Cliff nel pieno della festa. 

[Un'oretta più tardi...]

Dopo aver finito il mio ennesimo drink, me rendo conto che i miei amici sono spariti, ma non mi importa. Devo ammettere che con l'alcol che mi scorre nelle vene mi sento più leggero e senza pensieri. Da sobrio non lo farei, ma decido di buttarmi in pista e ballare come non ho mai fatto, fregandomene di chiunque mi guardi. Peccato che il mio precario equilibrio non mi aiuta, e ad un certo punto cado addosso a un ragazzo che non ho mai visto. 

"Ehi amico stai bene?", mi chiede il ragazzo non appena si alza. "Mai stato meglio", biascico ridacchiando cercando senza successo di rimettermi in piedi. "Oh sì, lo vedo", mi dice ironico incrociando le braccia. "Lascia che ti aiuti va, da solo non ce la farai mai", mi esorta e io, dopo un'iniziale reticenza, mi faccio aiutare. Il ragazzo incrocia le braccia, mi prende le mani e mi tira su. "Ecco fatto", dice il ragazzo sfregandosi le mani. "Uhhh", faccio io alzando le braccia. "Balliamo?", gli propongo senza pensare. "Ma sì, almeno saprò che non cadrai addosso ad altra gente", ride lui. "Non qui però, laggiù", aggiunge lui, trascinandomi dalle spalle in un punto dove c'è meno gente e io non corro il rischio di calpestare altre persone. "Hai un buon odore, sai?", dico quando cominciamo ballare. "Grazie", risponde lui ridacchiando, "neanche il tuo è male". "Comunque, io sono Calum", si presenta il ragazzo non più sconosciuto. "Ashton", mi presento a mia volta. 

Rimaniamo in quell'angolo a ballare finché non inciampo nelle mie scarpe e cado in avanti, ma Calum prontamente mi afferra evitando così che io mi faccia male. Quando mi acchiappa i nostri visi sono vicinissimi, tanto da sentire il suo respiro caldo che mi manda in tilt, e io, senza rendermene conto, senza pensarci nemmeno per un secondo, appoggio le mie labbra sulle sue. Il mio bacio a stampo si trasforma molto rapidamente in qualcosa di più quando Calum chiede accesso alla mia bocca e io glielo concedo. Protetti dall'oscurità a dal casino di gente, rimaniamo a baciarci voracemente per un bel po'. 

Quando ci stacchiamo, senza fiato, Calum mi dice "ehi, era da tutta la sera che volevo baciarti ma non osavo farlo" sorridendomi. Io dico nulla, sono troppo preso a riprendere fiato e a guardare Calum. Mi riavvicino a lui per baciarlo di nuovo ma lui mi ferma e mi sussurra all'orecchio con voce suadente "non qui, andiamo in camera" per poi prendermi per mano e accompagnarmi al primo piano del Cloak & Dagger dove c'è la sua camera. 

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Stay or run • Cashton HoodwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora