Capitolo 4

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Decidemmo di cenare da lei e di guardarci "La fabbrica del cioccolato". Si erano fatte le dieci, salutai Emma sforzandomi di non pingere e decisi di incamminarmi verso casa.

Decisi di passare dal parco; mi piaceva quel luogo, ci andavo spesso d'estate quando non volevo vedere i miei genitori. Mi avvicinai all'albero dove solitamente mi arrampicavo per leggere in santa pace e non essere disturbata. Mi ci arrampicai per l'ultima volta e osservai il parco; quell'altalena dove da piccola andavo a giocare insieme a mia nonna, lo spiazzo dove una volta caddi con lo skate e mi misero i punti, l'angolo dove Emma si appartava con i ragazzi con cui usciva. Senza accorgermene stavo ripercorrendo tutta la mia infanzia ma ormai non c'era quasi niente che mi potesse trattenere lì, stavo per andarmene per sempre.

Arrivai a casa un'ora dopo, i miei erano in salone. -Sono a casa- urlai, avviandomi verso la mia camera. -Beatrice vieni qui un attimo.- Arrivai in salone e compresi subito che qualcosa non andava. Mio padre era nervoso si vedeva da come strofinava la mani sul pantalone; mia madre, invece, stava fingendo di leggere un libro e non incrociava il mio sguardo. Mi accomodai alla poltrona di pelle vicino al camino dove solitamente studiavo d'inverno. -Che succede- chiesi fingendo indifferenza. -Io e tua madre crediamo che tu non debba partire- non mi guardava, evitava il mio sguardo perché sapeva che questo viaggio fosse l'unica sicurezza che io avessi nella mia vita. -Perché non dovrei partire?- cercai di mantenere un tono distante come se non fossi sul punto di piangere. -Beatrice, non credi che sia inutile questo viaggio? Meglio se tu vai all'università, lavori e ti sposi con un uomo rispettabile; non fare la fine di Joy- non potevo crederci, erano seri, volevano segregarmi a vita in questo posto di merda -Cosa vi fa pensare che a me fotta qualcosa delle vostre opinioni e di come secondo voi dovrei vivere la mia vita- tremavo dalla rabbia e dalla delusione, li credevo cambiati -ho diciannove anni, sono maggiorenne e posso fare quello che mi va.- Detto questo mi alzai e uscii dal salone, corsi un camera presi la valigia e tutto quello che mi sarebbe servito, guardai per un ultima volta la mia stanza e uscii di casa correndo.

-Beatrice che cosa ci fai qui è l'una- si lamentò assonnata Emma. -Accompagnami all'aereoporto non ci voglio più stare in questo posto di merda- Emma mi guardò perplessa -Dammi il tempo di vestirmi e prendere le chiavi della macchina- disse appena incrociò  i miei occhi pieni di lacrime.



Scusate se non ho postato prima sono un po' in ritardo sorry. Vi sta piacendo la storia? Lasciatemi qualche commento e votate la storia se vi va 

-ELS

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