La Contessa Vampiro (Erzsebet bathory)

-La peste-

Mi trovavo nella mia camera e stavo per addormentarmi quando sentii il mio primo figlio maschio strillare. Non era la prima notte che piangeva anzi lo faceva spesso ma quel dannato giorno il suo pianto era diverso sembrava sofferente. Mi alzai di scatto dal letto e mi diressi nella sua camera, appena mi avvicinai alla sua culla e sollevai il lensuolo vidi il suo corpicino pieno di pustole contenenti pus. Toccai la sua fronte era bollente iniziai a gridare allarmando così la servitù, vennero da me Ilona jo e Anna Darvulia.

Mio figlio prese la peste, ero distrutta. Io e Ferenc avevamo atteso ben dieci anni per avere un figlio maschio ed ora questo male me lo stava portando via.
Mi sentivo totalmente inutile non c'era niente che potessi fare per alleviare il dolore del mio piccolo Gyorgy. Lo tenevo fra le mie braccia mentre la malattia lo consumava, si contorceva, gridava, scalpitava era una cosa orribile.

Anche se il solo pensiero mi uccideva pregavo Dio di accoglierlo con sé in paradiso, preferivo che morisse piuttosto che soffrisse. In breve tempo la peste non portò con sè solo il piccolo Gyorgy ma bensì gran parte delle sue sorelle solo Anna la mia primogenita riuscì a sfuggire al malanno.

Questa seguenza di spiacevoli eventi mi scaraventò nell'abisso della disperazione. Un giorno una serva osò affermare che la morte dei miei figli fosse stata una benedizione perché sentire ogni giorno i lamenti di quelle creature sofferenti era un fastidio. Non riuscivo a capire come nella mente dell'uomo si insediasse così tanta malvagità. Ordinai alle mie serve di avvicinare al mio letto la squattera che aveva parlato troppo e una volta vicina aprii la mia bocca e iniziai a morderla da per tutto sul viso, sulle spalle, sul seno fino a staccargli lembi di pelle come se fossi un cane rabbioso.

Una volta che l'ondata di peste passò mi ridestai anche se non del tutto, ringraziai Darvulia per questo che mi stette vicino per tutto il tempo necessario consolandomi e appogiandomi.
Avevo ancora una figlia e un marito per cui lottare.