Piramo e Tisbe

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Piramo e Tisbe erano due giovani innamorati, i loro cuori erano teneri e sensibili, sembravano essere fatti l'uno per l'altro, formavano una coppia che si completava a vicenda, erano due tasselli di un puzzle che combaciavano alla perfezione. Queste due anime nobili si amavano sin dall'infanzia, e il loro amore non aveva mai incontrato ostacoli o avversità.

Un giorno tra i loro genitori sorse una disputa, che ben presto degenerò in odio e rancore. L'inimicizia tra le due famiglie finì per ripercuotersi inesorabilmente sull'amore dei due giovani.

Il caso aveva voluto che i due giovani fossero vicini di casa e che le loro case fossero divise da una parete, che il tempo e le intemperie avevano frantumato, attraverso la quale i giovani di nascosto si parlavano e si vedevano.

Ma quella barriera finì col tempo per diventare una prigione per i loro cuori, tanto che finirono per progettare la fuga. Le loro intenzioni erano quelle di lasciare le rispettive case paterne e fuggire insieme per rifugiarsi da un parente di Piramo che abitava in un'altra città, lì si sarebbero sposati e avrebbero cominciato una nuova vita, insieme.

Si diedero appuntamento fuori dalle mura della città, in un bosco non molto lontano al cui centro vi era una sorgente d'acqua, convinti che questa volta non si sarebbero separati mai più. Tisbe in largo anticipo, fu la prima a raggiungere il luogo dell'appuntamento e, in trepidante attesa attendeva impaziente l'arrivo di Piramo. Le prime ombre della sera cominciavano ad oscurare i campi, Tisbe sempre più impaziente guardava da una parte all'altra sperando di veder spuntare in lontananza la figura di colui che tanto amava. Ad un tratto il silenzio fu interrotto dal ruggito di una tigre bianca, le cui fauci ancora grondavano del sangue di una sua vittima recente e il suo pelo rispendeva di un candore abbagliante sotto quella luna, che in quella sera si levava luminosa nel cielo.

Tisbe terrorizzata corse a rifugiarsi in una grotta nelle vicinanze.

Nella sua fuga precipitosa, le cadde il velo e in preda al terrore non si preoccupò di raccoglierlo.

La tigre, che aveva fiutato il profumo della fanciulla, vide il velo e con le zampe e la bocca sporche di sangue, si scagliò su di quello fino a lacerarlo. Poco dopo giunse Piramo e alla vista del velo a brandelli e sporco di sangue fu colto da un atroce presentimento, raccolse quello che restava del velo lo guardò attentamente ricordando che quel velo era della sua amata. Un freddo mortale invase la sua anima. Afferrato un pugnale affondò la lama nel proprio petto e si suicidò.

Tisbe che dal suo rifugio aveva riconosciuto la voce di Piramo, accorse verso di lui ma era già troppo tardi. Un grido sordo, e le forze vennero meno, Tisbe cadde a terra priva di sensi. Quando tornò in sé corse ad abbracciare il suo amore. La morte però prima di recidere definitivamente il filo della vita di Piramo gli concesse ancora un'istante di vita, quell'istante che gli permise di vedere per una volta ancora la sua amata, la guardò negli occhi e poté nuovamente perdersi in quegli occhi di un azzurro simile a quello del più bello dei mari, sorrise e le dedicò un ultimo sguardo, quell'ultimo sguardo sembrava volesse dire:

-Muoio felice perché ti ho rivista.

La fanciulla si avvicinò all'amato e gli donò un ultimo bacio, afferrò lo stesso pugnale, e si trafisse. Esalarono un ultimo respiro nello stesso istante e morirono.

Il sangue di questi giovani innamorati bagnarono i candidi frutti di un gelso che cresceva lì vicino. Da quel momento in poi divennero rossi come il sangue dei due giovani, monumento eterno dedicato ad un amore così puro. Inutile dire che la tragica fine dei due giovani fu un colpo durissimo per le loro rispettive famiglie. Sul corpo dei loro figli morti così tragicamente, si riconciliarono e vollero seppellirli in un'unica tomba, dove sarebbero stati insieme, per l'eternità.


Spazio dell'autore:

Ciao ragazzi, spero come il solito che questa storia vi piaccia, e se è così lasciatemi un commento e votatela. Abbiamo cominciato con i miti e come primo ho deciso di trasporvi un mito babilonese sconosciuto, che però a parer mio merita davvero un sacco.

Questa storia è stata presa come ispirazione per un altra opera (molto famosa), chi riesce ad indovinare a che opera mi sto riferendo sarà citato nella prossima quindi che aspettate a commentare.


Buona Lettura!

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