Capitolo VII: Sorpresa di Natale

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Capitolo VII: Sorpresa di Natale

Gli ultimi giorni prima di Natale volarono; il sabato sera, l'antivigilia, Dora preparò per Trevor una specialità tipicamente pugliese, le orecchiette, condendole con un semplice sugo di pomodoro e gustose sottilette di formaggio in mancanza dell'inimitabile cacioricotta, introvabile dalle loro parti; accompagnò il piatto con lo stesso Zinfandel usato da Trevor alcuni giorni prima, dato che tale vino viene prodotto con un vitigno uguale a quello di un famoso vino pugliese, il Primitivo; essendo coltivato in un terreno diverso, il risultato non è esattamente uguale, ma è altrettanto ottimo. Trevor apprezzò con entusiasmo i suoi sforzi culinari, facendola molto felice coi suoi complimenti; e dopo anche coi suoi baci e altre attenzioni di tipo diverso, che occuparono il resto della serata...

Nella tarda mattinata di domenica, mentre Trevor stava facendo la doccia, qualcuno suonò alla porta; guardando il monitor, Dora non riuscì a identificare la figura maschile che, infagottata in un piumino dal cappuccio tirato sulla testa, se ne stava in piedi nel suo portico. Chiaramente non poteva essere la Cavallona Bionda Sylvia, tuttavia chiese ugualmente attraverso il citofono:

"Chi è?"

La risposta la lasciò letteralmente senza fiato:

"Ciao Dora, sono Luke, Luke Knight."

Con un'esclamazione soffocata, Dora spalancò la porta; ed eccolo lì davanti a lei che si stava abbassando il cappuccio, più vecchio di vent'anni, ma sempre il suo adorato amico d'infanzia e di gioventù, il fratello che non aveva mai avuto.

"Luke!", strillò, prima di saltargli al collo e stringerlo con tutte le sue forze, il cuore che batteva a mille, gli occhi colmi di lacrime. Luke ricambiò l'abbraccio, anche lui emozionato e con gli occhi umidi: se mai aveva desiderato una sorella, era Dora. Anche Monica era stata sua amica, naturalmente, ma Dora gli era particolarmente cara.

Dopo un lunghissimo abbraccio, Dora si scostò e guardò Luke negli occhi, di una sfumatura d'azzurro più scura di quelli di Trevor, e si asciugò le lacrime.

"Bentornato a casa, Luke", mormorò, poi inspirò profondamente, "Comunque avrei voglia di prenderti a schiaffi!", aggiunse con maggior forza, piantando le mani ai fianchi, "Te ne vai senza una parola, non scrivi, non telefoni

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"Bentornato a casa, Luke", mormorò, poi inspirò profondamente, "Comunque avrei voglia di prenderti a schiaffi!", aggiunse con maggior forza, piantando le mani ai fianchi, "Te ne vai senza una parola, non scrivi, non telefoni... e oggi ti fai vivo senza nessun preavviso, rischiando di farmi venire un coccolone!"

Luke assunse una faccia dispiaciuta.

"Hai perfettamente ragione... mi sono comportato malissimo, con te e con Trevor, e anche con tutte le altre persone che mi volevano bene. Potrai perdonarmi?"

"Non lo so: dovrai saper farti perdonare", dichiarò Dora, facendo mostra di un finto cipiglio, "Cominciando con l'entrare e raccontarmi per filo e per segno dove sei stato e cos'hai fatto in questi vent'anni."

Si spostò di lato per farlo passare e Luke accolse l'invito. Gli fece cenno di appendere il giaccone e lo precedette in salotto, mentre lui si guardava intorno per vedere i cambiamenti sopravvenuti nei due decenni in cui era stato via. I mobili del salotto erano diversi, notò subito, e si era aggiunta la stufa, da cui proveniva un gradevole calore, inimitabile dai termosifoni.

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