Capitolo V: Idillio
Trevor si risvegliò lentamente da un sonno che gli parve ristoratore come da un pezzo non gli capitava. Ricordi della sera e della notte precedente si affollarono nella sua mente, provocandogli un fremito nell'anima.
Di colpo si rese conto che le sue braccia erano vuote e che Dora non era accanto a lui. Per un momento, si sentì come smarrito e la gola gli si chiuse per il senso di perdita; ma l'attimo seguente lo scroscio della doccia nel bagno adiacente alla stanza da letto lo rassicurò che lei non era stata un sogno, che non era svanita dopo una singola notte di passione.
Nel chiarore incerto del mattino invernale che filtrava dalle tende accostate, si girò sulla schiena e fissò il soffitto, respirando una grande boccata d'aria come se fosse un bambino appena nato; perché era proprio così che si sentiva, come rinato a nuova vita.
Ed era tutto merito di Dora.
La gola gli si chiuse di nuovo, stavolta non per l'ambascia ma per la commozione: mai prima si era sentito così. Non era soltanto il senso di serenità e appagamento che gli dava lo stare con lei, ma la sensazione che il mondo fosse più luminoso, più bello, con colori più vividi e suoni più piacevoli, per il solo fatto che lei esisteva e lo amava.
Tornò a rannicchiarsi sotto il piumone, girandosi verso la porta del bagno in attesa che Dora vi comparisse; qualche attimo dopo, si rese conto che, se fuori era già così chiaro che la luce filtrava attraverso le tende, dovevano essere almeno le otto del mattino e quindi erano in ritardo per i campi da sci.
Francamente non aveva nessuna voglia di andare a sciare, quando poteva restare tutto il giorno a letto con Dora, pensò. Gliene avrebbe parlato non appena fosse tornata, sperando che lei fosse d'accordo; ma se avesse preferito mantenere l'impegno preso con gli amici, avrebbe capito e accettato: dopotutto, anche lui era una persona di parola. In fin dei conti, aveva il resto della vita, per stare con lei.
Pensò che quello sarebbe stato il Natale più bello di tutta la sua vita e sorrise.
° ° °
Sotto il getto dell'acqua calda, Dora finì di strofinarsi con il guanto esfoliante che usava almeno una volta la settimana, poi si deterse rapidamente con il suo docciaschiuma preferito, che aveva una delicata profumazione al gelsomino, e si risciacquò; infine chiuse l'acqua e, preso l'accappatoio di spugna, si asciugò. Per tutto il tempo, continuò a pensare all'uomo che giaceva addormentato nel suo letto; ancora le girava la testa per l'indicibile gioia che le aveva fatto traboccare il cuore quando Trevor le aveva detto di essere innamorato di lei. All'improvviso, come d'incanto, la cappa oscura che per tanto tempo aveva adombrato la sua anima si era sollevata, il senso di oppressione che le schiacciava il petto facendole mancare il respiro era svanito, e la vita, che prima le sembrava vuota e inutile, adesso le sorrideva. Le pareva che le promesse della sua adolescenza, così crudelmente disattese, fossero tornate in massa e stessero solo aspettando di essere colte come frutti maturi. Era consapevole di star fluttuando su una nuvoletta rosa e che si stava facendo sopraffare dal suo naturale ottimismo, che la realtà era meno perfetta di così e che ben presto avrebbe dovuto tornare coi piedi per terra, ma per il momento accantonò il pensiero, decisa a godersi ogni istante di quella sensazione, finché durava.
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Le luci del Natale
Storie d'amoreDora Morgan, sola e delusa dalla vita nonostante la sua professione di stilista sia un successo, con l'avvicinarsi del Natale sente crescere pericolosamente il proprio malessere; ma ecco che, dopo vent'anni, rivede Trevor Knight, la sua cotta adole...