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"Caro diario, oggi ricomincia la scuola: non sono pronta ad affrontare di nuovo quell'inferno, non sono pronta a tornare tra tutte quelle facce uguali che mi fissano inespressive e disinteressate per i corridoi. È strano come io voglia arrivare ad essere nulla e al contempo io voglia essere notata. Se qualcuno si accorgesse della mia esistenza non sarei così stronza, non sarei così sola: potrei essere salvata.
Tua, Black"
La ragazza chiuse il diario dalla copertina scura, nera come la sua anima distrutta dal mondo degenerato e crudele che l'aveva sempre circondata, deteriorata dalle sofferenze che la vita le aveva affidato in pochi anni di vita. La ragazza tirò su la manica sinistra della sua enorme felpa nera e controllò le condizioni dei tagli sul polso bianco e magro.
"Prima regola: tenere sempre le maniche oltre le mani"
"Seconda regola: non farsi toccare"
Si ripetè mentalmente la ragazza, due frasi che erano il suo buongiorno quotidiano da anni.
Già vestita e truccata scese le scale della villetta in cui viveva con sua madre, o perlomeno era quello che era attestato legalmente dato che sua mamma non era mai in casa.Non che lavorasse tanto ma, se così si può dire, aveva interessi più importanti delle cure della figlia ormai ritenuta capace di sopravvivere da sola.
Uscita, si accese immediatamente una sigaretta e, aspirando a pieni polmoni, andò a prendere la sua moto nera dal garage sul retro della casa. Era la sua unica gioia, l'unica cosa a cui la ragazza tenesse, l'unica verso cui mostrasse un minimo di affetto e sentimenti umani.
Si infilò il casco e si diresse verso la scuola altresì chiamata luogo di tortura o prigione, ma effettivamente anche la prigione poteva sembrare un posto più ragionevole.
Non appena il rompo della sua moto proruppe nel cortile, tutti si spostarono per lasciarla passare: avevano imparato a loro spese a starle alla larga e a non immischiarsi in ciò che la riguardava.
Scesa dalla moto Black si sedette su un muretto per fumarmi tranquillamente un'altra sigaretta, tranquillità che fu interrotta dalla squillante voce della sua migliore amica.
Era esattamente il suo opposto: capelli rosso fuoco anziché bianchi, abbigliamento succinto al posto di larghe felpe, carattere espansivo e aperto.
Era strano come due persone così diverse avessero potuto creare un tale legame eppure era successo, anzi Maya era l'unica persona a conoscere una piccola parte di Black, ed era l'unica di cui la ragazza si fosse fidata a tal punto da lasciarle custodire una parte di lei.
"Come va Angelo?"
"Va. Te?" Rispose in tono monocorde la ragazza. Maya da ormai un anno era solita chiamare l'amica Angelo questo perché la prima volta che la aveva vista camminare da sola per il cortile della scuola, coperta e sovrastata dai suoi vestiti l'aveva immaginata come un angelo nero pericoloso e affascinante emanante una potente aura nera.
Black non avrebbe mai osato dirlo a voce alta ma amava quella visione di sè e ne andava anche fiera: era riuscita a costruirsi il personaggio perfetto, forgiato sofferenza dopo sofferenza, perdita dopo perdita, taglio dopo taglio.
"Entriamo?" Chiese la rossa dopo il suono della campanella di inizio inferno.
"Se è proprio necessario..." rispose vagamente Black piuttosto disinteressata dalla situazione.
NEW STORY❤️

VERSO IL NULLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora