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Le ragazze varcarono i portoni dell'edificio e subito furono sommerse dalla calca di studenti eccitati o ansiosi per quel primo giorno di scuola. Per Black era un giorno come tutti gli altri: non c'era alcuna differenza, scuola o non lei era solita fare sempre le stesse cose. Arrivate ai loro armadietti, stranamente vicini ( non di certo per meravigliose coincidenze ma sicuramente per l'anticonformista forza di persuasione della ragazza), presero i loro libri, o meglio presero un quaderno a caso che sarebbe bastato per tutta la giornata scolastica. Nessuna delle due eccelleva in quest'ambito eppure erano sempre riuscite a superare l'anno senza alcuna ripercussione. Le due esercitavano una certa influenza in quella scuola, ma soprattutto, cosa ancora più importante, tutti avevano paura di Black.
Mentre tutti si affrettavano per raggiungere in orario le rispettive classi, le due si dirigevano con calma estenuante verso la loro aula  senza minimamente preoccuparsi della campanella che stava per suonare. Dopo aver fatto il loro trionfale ingresso nell'aula stranamente in orario tutti si zittirono e le due ragazze orgogliose di ciò si diressero verso i due banchi in ultima fila. Le ore di scuola si susseguirono in maniera snervante fun quando, alla terza ora, Black stanca di restare in classe raccolse le sue cose e senza dire nulla uscì dalla classe per andare sul tetto dell'edificio. Maya non la seguí, sapeva bene che l'amica voleva stare sola e decise di rispettare le scelte dell'altra e di concederle i suoi attimi di solitudine.
Black amava stare su quel tetto, era l'unico posto della scuola a piacerle: si respirava aria di libertà, leggerezza e solitudine, tutto ciò di cui aveva bisogno. Arrivò una folata di vento che scombinò e sparpagliò i suoi bianchi capelli, in quel momento la ragazza aprí le braccia come se fossero ali e si sentí davvero libera e leggera. La sua testa però non era d'accordo con questo ultimo aggettivo e non poteva permetterle di associarlo alla sua figura. Subito la ragazza portò le sue piccole e bianche mani sulle costole. Le sue ossa erano ben evidenti al tatto eppure c'era ancora troppo grasso sopra di esse, grasso che doveva essere tolto. Con questi pensieri in testa la ragazza si accese una sigaretta e tiro dopo tiro cominciò a ricontare le calorie ingerite il giorno precedente. Erano poche, molto poche eppure per lei erano sempre troppe, c'era sempre qualcosa che avrebbe potuto togliere, qualcosa a cui avrebbe potuto rinunciare.
Si sedette a piedi del muretto che recintava il tetto dell'edificio: sarebbe dovuto essere una recinzione per evitare che qualcuno cadesse giù ma era così ridicolamente basso da non servire a nulla. Tirò fuori dalla sua borsa nera in pelle il suo diario e lo aprí su una pagina bianca.
"Caro diario, sono ancora io. È vero, ti avevo già scritto sta mattina eppure sento che a distanza di poche ore ho nuovamente bisogno di sfogarmi con qualcuno. C'è una frase che mi si ripete sempre in testa: sei grassa, non devi mangiare. La mia testa ha ragione, sono fortuitamente grassa e devo risolvere questa cosa, devo svanire, annullarmi solo così potrò tornare a sorridere. Se qualcuno leggesse queste pagine penserebbe che sono pazza ma forse lo sono davvero. Secondo te dovrei farmi curare? Secondo te la mia testa ha problemi? Ma cosa sto qua a chiederlo a te che non sei altro che uno stupido pezzo di carta su cui una ragazza dai mille problemi ha deciso di sfogarsi. Forse non sei tanto inutile ma avevo bisogno di dare la colpa a qualcuno per tutta questa vita di merda che sto vivendo.
Per oggi ti ho già rotto abbastanza, ciao diario e a presto,
Tua Black"

VERSO IL NULLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora