Notti di tutti i giorni

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Il tutto è silenzioso e rumoroso allo stesso tempo. Ogni notte, la finestra della vicina sbatte rigorosamente a 3 secondi di distanza tra un urto con un albero e un altro. Il fruscio delle chiome degli alberi rende il tutto più suggestivo. È rumorosa anche la legna che si sfrega, ramoscello contro ramoscello, creando abbozzi di fuochi d'artificio simili a scintille.
Ancora, si sentono spesso i gatti randagi, inseguiti da Raja, il cane degli inquilini al piano superiore. Le sue zampe passano e calpestano le foglie cadute della vecchia quercia nel giardino interno. Ogni volta che una foglia cade, circa ogni 10 minuti, poco dopo, esce uno scogliattolino impaurito, preoccupato per una foglia diventanta un possibile terremoto.
Gli alberi intorno alla quercia sono tutti tranquilli nella notte, tranne quello affiancò all'appartamento 72B. È lì che la finestra della signora Moretti sbatte contro il giovane ciliegio. Sempre alla solita velocità di 3 secondi di distanza l'uno dall'altro. Chi c'è vicino all' appartamento 72B? L'appartamento 73B. È dalla finestra di quell'appartamento al secondo piano che si affaccia Ilaria tutte le sere. Cerchiamo di scambiarci sorrisi e chiacchiere tramite areoplanini di carta. Quando uno di questi non centra la finestra dell'altra fa un bel rumore per terra. Il rubinetto perennemente gocciolante del capanno del giardiniere fa cadere anche esso goccie d'acqua. Ma è un rumore molto lieve ed è raro che io lo senta, anche se ben visibile. Dal quinto piano, verso mezzanotte, si sente molto chiaro il piano del figlio di Matteo, suonato dal rispettivo padre tutto le sere, come serenata alla mamma, morta 2 anni fa. La famiglia Angettili e solita a lamentarsi a squarciagola, facendo rimbombare per un attimo le urla impetuose della signora Flaminia per tutto il cortile, accompagnate dalle seguenti urla del suo bambino. Ne parlavo sempre con Ilaria del figlio degli Angettili: "Quel piccoletto deve essere già stato viziato da quella famiglia!" mi diceva. Comunque sia, dopo l'urlo, il silenzio regnava sovrano per un oretta, nella quale io e Ilaria discutevamo ancora un po' delle nostre giornate. La osservavo sempre. Era così una bella ragazza: molto magra, con un viso sottile e roseo, occhi dolci color oceano, bocca sottile e sempre sorridente; portava i suoi bellissimi capelli rossi in un ordinata treccia per gli eventi seri invece lasciava sciolti i suoi ricci nelle occasioni comuni. La notte poi, appoggiata al suo davanzale guardava pensierosa la luna, e nel buio, i suoi occhi ne riflettevano la parte illuminata. Così, con uno sguardo pensieroso, entrambe, fissavamo la luna fino a quando non avevamo sonno. Quando non c'era neanche uno spicchio di luna passavamo il tempo a calcolare quanti metri al secondo ci volessero per la caduta di oggetti. Nacque tutto da quando calcolammo la velocità con cui un petalo di ciliegio si poggia al suolo: 5 centimetri al secondo.
Andavano avanti i suoni mentre fissavamo la luna, ma non ce ne importava al monento. Sembrava che volessimo qualche risposta dalla luna dopo una sua attenta analisi. La conclusione fu che, le notti senza luna, erano l'unico motivo per il quale eccellevo in algebra e aritmetica.

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