Non ci parlammo per alcuni giorni, fino a ignorarci a vicenda e io ricominciai ad amare Francesco. Passò un po' ed io ancora speravo, finché non si dichiarò. Anche lui, era innamorato di qualcuno, ma non ero io. A san Valentino portò una rosa a una ragazza appena arrivata e si dichiarò con parole dolcissime, le avrei volute ricevere io quelle parole. La ragazza sorrise dolcemente e accettò la rosa, i due piccioncini stettero insieme tutto il giorno. Io speravo che alla fine della giornata mi regalasse una rosa molto più bella di quella che aveva dato ad Aria, magari un mazzo di rose. Ma non fu così. Passo la giornata con lei. Jo aveva ricevuto una rosa e stava parlando con lui, Allison non c'era a scuola quel giorno.
Mi sedetti a un tavolo da sola, al pranzo. Tenevo lo sguardo basso verso il mio piatto di riso al curry e mandorle, in lacrime mi ripetevo che non ero abbastanza, per nessuno.
Ero veramente affranta, avrei potuto suicidarmi. Avevo un coltello da cucina nel cestino del pranzo, mi sarei alzata avrei attivato l'attenzione con un urlo e poi avrei infilato il coltello tra il cuore e il fegato. Molto semplice. Ero troppo distante da tutti i tavoli perché qualcuno mi fermasse, era la posizione ideale per agire. Così presi il coltello lo alzai al cielo e quando stavo per urlare con tutto il fiato che avevo in gola, una mano mi tappò la bocca. Un'altra mano afferrò il mio polso, dove tenevo il coltello. Mi era preso un colpo, avevo gli occhi chiusi per lo spavento, o era per paura di vedere le facce dei miei compagni non ho mai capito bene. Aprii lentamente gli occhi e ne incrociai degli altri, verdi e profondi. Non capivo chi era, 'poco importa' pensavo. Iniziai a dimenarvi e riuscii a liberarmi il polso con l'altra mano, ma a quel punto la persona mi lasciò la bocca e con le due mani mi appiccicò allo schienale della sedia. Avevo di nuovo gli occhi chiusi e cercavo di liberarmi. "Lasciami!" urlai. "Lasciami idiota!" continuavo a dimenarmi. Aprii gli occhi. Era Giulio Dolphin. Mi salì un senso tale di rabbia che diventai rossa. "Tu" sbrattai "stupido, certino lasciami immediatamente!!" gli stavo quasi sputando in faccia. "Non ti permetterò di morire." disse con voce ferma. Aveva sempre uno sguardo vuoto. Come l'ultima volta che lo vidi, ma la situazione era cambiata. Vidi che mi stava lasciando una mano e l'avvicinò con velocità alla mia guancia.
SLAP. "AAAAH" gridai. Tutti gli alunni si girarono verso me e Giulio. Lo avrei voluto io uccidere. Un attimo di silenzio.
Tutti aspettavano me.
Tutti aspettavano la mia reazione.
Ed ecco che era arrivata la mia reazione.
"Io ti avevo avvertito Giulio" sussurrai. Entrai in azione.
Con la mano libera riuscii a liberare anche l'altra e avevo completa manualità. Con un calcio lo feci cadere a terra, completamente cosciente per ora. Tra gli studenti echeggiavano voci come "Il ragazzo l'ha schiaffeggiata? Che idiota se lo merita." o "Che maleducato quel ragazzo, dovrebbe essere espulso!". Pensai un secondo a cosa comportava picchiarlo qui, a scuola. Meglio di no, insomma.
Intanto si era rialzato e stava fissando me con aria decisa. Mi diressi verso di lui infuriata. Non mi uscivano le parole, lo guardavo fisso negli occhi e basta. Lui torno passivo e prese i miei polsi ad alzarmi leggermente, si avvicinò al mio viso e sussurrò "Ti ha fatto male?". Domanda idiota: avevo una manata rossa sulla guancia.
Liberai subito i polsi e gli diedi due, tre schiaffi forti. Gli fecero male, perché anche lui era rosso adesso.
Presi la sua cravatta per fargli attirare l'attenzione su ciò che stavo dicendo. "Se ti azzardi anche solo a toccarmi, un altra volta, ti porto fuori scuola e ti spacco le ossa. Capito?" Furiosa lo lasciai e mi allontanai. Prima che potessi andarmene lui disse "Chiara, non ti hanno regalato rose per san Valentino vero?"
Mi girai, volevo bruciarlo con lo sguardo. "No, suppongo tu sì." risposi calma. "Esatto ben 13 rose rosse e 2 bianche." disse. Mi guardò mezzo sorridente ma smise di sorridere quando io feci un espressione di disgusto nei suoi confronti.
"Tutte da ragazze per bene e che conosco, molto simpatiche e gentili! Abbiamo parlato tutti insieme e abbiamo..." Lo interruppi bruscamente. Voleva finire la sua storia ma non era il caso. "Cosa pensi di ottenere dicendomelo?" lo presi di sorpresa. "Niente" rispose serio. "E allora taci, ipocrita." lo guardai un ultima e me ne andai via.
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A Little Crybaby
Chick-LitVenivo sempre definita una piagnucolona. Non so il perché, io non sono solita a lamentarmi. Critico. Giudico. Ma non mi lamento mai, accetto sempre le condizione date, fino ad un certo punto. Finché posso. Finché il cuore di una piccola 15nne può re...