Capitolo 6: Acqua rossa

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Il mio primo pensiero fu uno e uno solo… "Dov’è. Papyrus."
Mi teletrasportai al primo luogo d’incontro dopo la stazione, nel bosco… Impronte, niente di più. Passai ai primi puzzles… Uno dopo l’altro… A cercare, a chiamarlo… Solo impronte… E polvere. "No… no no no no no, NO!" L’avevo lasciato solo… Non avevo idea per quanto ma era sicuramente troppo. Mi sentivo le ossa pesanti mentre i sensi di colpa mi schiacciavano. "L’ho lasciato solo… Solo insieme a quel demone… E adesso… Adesso lui…" Volevo rifiutarmi di crederci, ma le parole di Alphys, la sua voce… Mi Avevano fatto perdere completamente le speranze.

Lo stavo guardando, lui a testa bassa, con il coltello e i vestiti impolverati e i capelli che gli coprivano gran parte del volto. io invece con le braccia aperte; sapevo cosa aveva fatto, lo avevo visto con i miei stessi occhi… Ma… Forse con un po’ di gentilezza gli avrei fatto cambiare idea! Si! Il Grande Papyrus sarebbe riuscito a rendere docile l’umano e sarebbe entrato finalmente nella guardia reale! Ne ero sicuro! <<UMANO!>> Dissi con la voce tremante. "N-non tremare, Papyrus. Le guardie reali non hanno paura!" <<IO! IL GRANDE PAPYRUS, TI ACCOLGO A BRACCIA APERTE! SO COS’HAI FATTO! MA SO ANCHE CHE… ANCHE LE PERSONE CATTIVE POSSO CAMBIARE! IO CREDO IN TE->> L’ultima parola si troncò di netto appena vidi quegli occhi rossi come il fuoco ardente spalancarsi ed avvicinarsi improvvisamente, talmente rapidi da non lasciarmi tempo di schivare il colpo della lama gelida contro la cervicale… Sentì il mio corpo separarsi dalla mente… In un attimo la mia testa cadde insieme alla sciarpa rossa accanto al resto di me che piombò sulle ginocchia per poi accasciarsi a terra con il trambusto di un gigante caduto e trasformarsi lentamente in polvere. Respirare era ormai impossibile, se avessi ancora il mio corpo sicuramente starei tremando come una foglia. Tornai a guardare il volto dell’umano vedendo un sorriso insano e lo sguardo omicida… "Dovevo dare ascolto alle guardie reali… Dovevo… Arrendermi… In fondo, non sono una guardia reale e ormai non lo sarò mai." Mentre ero immerso nei miei pensieri L’umano si avvicinò a me. <<Tranquillo Papy… Tuo fratello ti raggiungerà presto.>> Pochi secondi dopo si sentii la voce di Sans che urlava il mio nome a squarciagola. Avrei tanto voluto rispondergli, ma la paura mi paralizzava. L’umano però, si guardò dietro e il suo sorriso aumentò. <<Parlando del diavolo…>>

Arrivai a Snowdin senza forze… Mi guardai attorno col fiatone, cercando di vedere attraverso le nuvole d’aria bianca che creavo col respiro, ma continuai a chiamarlo, continuai a urlare il suo nome attraversando la cittadella deserta e impolverata… E alla fine… Vidi la sua sciarpa…. ". . P… Paps…" Mi avvicinai lentamente, con passo trascinato, per poi cadere in ginocchio davanti al mucchio di polvere. Avvicinai tremante la mano alla sciarpa continuando a ripetermi “è colpa mia… tutta colpa mia… Solo colpa mia…” Strinsi il pugno prima di poter toccare la rossa stoffa strappata mentre qualche lacrima mi rigava il teschio, una di esse cadde sulla sciarpa. <<C’è qualcuno?>> Sussultai sentendo la sua voce… Era… Era quella di Pap, ne ero sicuro. <<Heyla? Sans?>> Era flebile, quasi un sussurro… Ma era la sua. Allora spostai la sciarpa e scattai all’indietro scivolando subito sull’osso sacro sconcertato di vedere la testa di Papyrus avvolta dalla sciarpa sopra quel mucchio di polvere… "Ma… è ancora vivo! … Come…"
<<S-Sans! Stai… Piangendo?!>>
Tornai in ginocchio davanti a lui.
<<… Sei… Sei…>>
<<Senza corpo, lo so… M-ma non è questo l’importante! Sans te ne devi andare!>>
<<A-andare?!>>
<<Non fare domande e vai via! L’umano è ancora qui! È una trappola!>> In quello stesso istante sentii dei passi rapidi correre dietro di me e avvicinarsi, mi girai di scatto con l’occhio sinistro acceso giusto in tempo per bloccare la peste pronta ad attaccare e scaraventarla contro un albero vicino con le poche energie rimaste; l’unica cosa che riuscì a fare fu una lieve spaccatura al braccio sinistro. Quando colpì l’albero, la neve che si trovava sui rampi la coprì interamente intrappolandola sotto oltre un metro di quella benedizione bianca. Con un paio di lamenti ritirai il braccio coprendo la ferita già sporca di sangue con l’altra mano. <<F-FRATELLO?! TUTTO BE->> Quello non era assolutamente il momento per parlare. Afferrai la testa di Paps avvolta nella sciarpa e mi teletrasportai rapidamente alle Waterfall. Dovevo cercare Undyne, mettere al sicuro Papyrus, o… Quello che rimaneva, e fermare quella peste anche questa volta… Ma… Ero talmente esausto, talmentescarico da riuscire a compiere l’operazione a metà. Comparsi nella camera dei fiori dell’eco e rotolai nell’acqua sbattendo ripetutamente a terra braccia e gambe; strinsi la testa di Paps al petto cercando di tenerla al sicuro mentre tutto il resto continuava a subire danni dalle piccole rocce sul fondo. Mi fermai dopo un tempo a me eterno strusciando varie ossa, attutite dalla felpa… Lentamente l’acqua attorno si colorò di un leggero rosso sbiadito… avevo i vestiti stracciati e varie spaccature alle gambe e alle braccia… Alcune più lievi di altre… La spina dorsale doleva come frantumata in mille pezzi… Poggiato su essa, con ancora Papyrus sul petto, gemevo dolorante mentre l’acqua si muoveva agitata contro di me e i sussurri dei fiori riempivano il silenzio. Papyrus, intanto, con la sciarpa caduta scoprendogli il volto, continuava a chiamare il mio nome… Riuscii a guardarlo a fatica… Sembrava che le lacrime gli scendessero dagli occhi ma forse era solo bagnato… L’importante… è che non si sia fatto niente. <<SANS! SANS, RISPONDIMI!>> Continuava a urlare con tutte le sue forze, chiamava aiuto, mi implorava di rispondere… Ma le forze erano talmente poche da impedirmi anche quello. I suoi richiami sembravano… Sempre più lontani… Sentivo i sussurri e il rumore dell’acqua… Sentivo, attraverso quest’ultima, il battito della mia anima… Prima come impazzito, ora sempre più lento… Mi facevano venire un gran sonno… Gli occhi pesanti… Si chiusero lentamente mentre Papyrus continuava a urlare cose a me ormai incomprensibili… Finché tutto non fu nero e silenzioso.

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