3. Sei lontano

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"Caro Tyler,
sono passati nove mesi ormai. Non mi hai più scritto, non mi hai più cercata. Continuo a scriverti lettere che non ho ancora inviato, con la speranza che un giorno io possa trovare il coraggio di farlo.
Mi sei mancato molto. Mi manchi ancora. Sinceramente non capisco come tu possa aver dimenticato tutto quello che abbiamo passato in così poco tempo.
Da quando ti sei trasferito ho avuto modo di pensare a tutte le promesse che hai fatto e che poi non hai più mantenuto. Perché mi hai fatto questo, Tyler?"

È tutto sfuocato. Tutto quanto. Cominciare a piangere è sempre difficile. Più di quanto lo sia piangere in sé.

- Ti scriverò. Aspettami, Sofia. Appena arriverò a casa ti scriverò subito dicendoti che è andato tutto bene, il viaggio, la casa. E ti dirò che mi manchi. Oh, mi manchi già, Sofia.
- Manca ancora una settimana. Non pensarci.
- Vieni qui. No, non piangere. Verrò a trovarti. Ce la faremo lo stesso. Te lo prometto.

"Eravamo una bella coppia, sai, Tyler? Ce lo dicevano tutti. Io con i miei problemi e tu con i tuoi, ma tutto funzionava perfettamente. Non ho più ricevuto tue notizie. Ti ho scritto, cosa ti costava rispondere?"

Avete presente quando la mancanza diventa fisica, quando le braccia cominciano a tremare per la voglia di abbracciare una persona? Quando lo stomaco si chiude improvvisamente e ci si sveglia di notte in preda al panico. Quando il dolore è troppo forte e urli e scalci e tiri pugni ma il dolore è lì e non se ne va e non se ne va e non se ne va mai e continua a infierire e a stringere il petto. E lui mi manca.

"Ogni settimana vado al parco, quello in cui ci siamo messi insieme. Me ne sto sull'altalena a guardare la panchina su cui abbiamo scritto i nostri nomi. Ci sono ancora, sai."

-

Sofia, Sofia, Sofia. Non ti ho dimenticata, Sofia. La mia Sofia. Tu sì, tu mi hai dimenticato.
Che coglione, cos'ho fatto?
Ti amo.

Manicomio (degli innamorati)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora