La vendetta di Harry

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Harry Potter si svegliò di soprassalto (come sempre, del resto), gli bruciava molto la cicatrice (anche questo è un grande classico). Si alzò, girò per la stanza tre volte e si coricò di nuovo. La cicatrice continuava a bruciargli, così decise di scrivere una lettera al suo amato padrino: Sirius. Stava per rialzarsi quando d'improvviso si ricordò che l'estate prima, ogni volta che gli bruciava la cicatrice (ogni mattina), aveva spedito una lettera a Sirius; il quale dopo un mese e mezzo di: "stamattina mi ha bruciato la cicatrice", lo aveva mandato al diavolo!
Nonostante questo pensiero decise ugualmente di scrivere la lettera al suo padrino. Andò alla scrivania e, dopo averci pensato molto a lungo, scrisse: "stamattina mi ha bruciato la cicatrice. Un abbraccio, Harry." Si alzò dalla sedia e andò alla gabbia di Edvige. Le legò il messaggio attorno alla zampa e disse: "questa è per Tartufo," che era il nome in codice che usava per Sirius. Edvige aprì il becco e tubò: "Uuu tuuU, tuu uhuUu ù tuUuUu!!!" che dal civettese si può tradurre più o meno con: "non so se ti ricordi che tuo padrino è morto."
Harry ci mise un po' a decifrare il mistico messaggio della sua civetta. Quando però ci arrivò, decise di non spedire più la lettera e di fare un po' di compiti.

Era l'estate tra il quinto e il sesto anno ed Harry si annoiava da morire. Il che era strano, dato che aveva rischiato varie volte di morire e in quelle occasioni non si era mai annoiato. Stava concludendo una di queste importanti riflessioni filosofiche (anziché studiare), quando si accorse che era già mezzogiorno e avrebbe dovuto fare i compiti.

Verso mezzogiorno e due minuti, era stufo di fare i compiti e decise di uscire a fare una passeggiata. Scese le scale e arrivò al portone d'ingresso, girò la maniglia e fece giusto in tempo a vedere un lampo di luce verde seguito dall'esplosione della porta. Subito dopo altri 83 incantesimi partirono contro Harry che, ormai abituato, li schivò senza neanche alterarsi. Schivati tutti gli incantesimi decise di tornare in camera sua a farsi torturare dagli zii per aver fatto distruggere la porta nuova.


Era la quarantaduesima volta che veniva assalito prima ancora di riuscire a mettere piede fuori di casa. Una volta c'era riuscito, ma si era ritrovato a combattere i mangiamorte a mani nude. Certo, certo, avrebbe potuto usare la magia per difendersi, ma in quel caso sarebbe stato espulso da hogwarts. Infatti il ministero era molto attento a sorvegliare le attività magiche degli studenti. Così tanto da evitare di controllare anche chi era sospettato di omicidio e altre scemenze simili.

Una volta dagli zii ricevette l'ennesima punizione.

"Stasera, a cena, dovrai guardare con noi le foto delle nostre vacanze!" Sbottò lo zio.

"Quindi riprenderete a darmi da mangiare?"

"Ne abbiamo già parlato, resterai senza cibo fino a sabato."

"Che palle! Posso drogarmi almeno?"

"La droga che usi si mangia?"

"No, la faccio in vena."

"Sei sicuro? Non è che te la passi anche sulle gengive?"

"Ti sembro uno che se la passa sulle gengive?"

"Non lo so cosa fate voi maghi deviati."

"Ce la facciamo solo in vena."

"Allora va bene."

*

La domenica successiva Harry si svegliò con la cicatrice che bruciava, ripeté tutti i passaggi illustrati prima, fino a quando arrivò il momento di uscire. Harry aprì la porta, ma non c'era nessun mangiamorte a tentare di ucciderlo, perché la domenica i mangiamorte non lavorano. Così si avviò per strada andando fino al quartiere dove bazzicava Mundugus: il mago del contrabbando.

Quando vide Harry lo salutò con un cenno, lo portò in un angolo buio e gli disse:
"Vuoi roba buona? Questa se te la passi sulle gengive..."

"No, cristo! Ma che avete tutti con questa roba delle gengive?"

"Allora cosa cerchi?"

"Mi serve una cosa speciale. Uno strumento babbano, che solo tu puoi procurarmi..."

*

Quando Harry rientrò a casa venne accolto dalle solite scenate.

"Dove sei stato finora?"

"Questa casa non è un Alberto!"

Ma Harry non reagì. Si limitò a tirar fuori il suo ultimo acquisto e usarlo per far fuoco sugli zii e il cugino. Qualche istante dopo giacevano a terra crivellati di colpi. Harry nel frattempo ripensava soddisfatto a come il regolamento del ministero vietasse agli studenti di usare la magia, ma non di uccidere i parenti con armi da fuoco. Mentre questi pensieri gli invadevano la mente sentii un fruscio alla finestra. Era un gufo che conosceva bene. Harry srotolò la pergamena dalla zampa e lesse:

"Ciao Harry, siamo contenti che non ti sei cacciato nei guai quest'anno! Siamo veramente orgogliosi, specialmente Sirius! Oh è vero. Scusami ma mi ero dimenticata che era morto, non si sente molto la sua mancanza, non trovi? Comunque abbiamo appena scoperto che i tuoi zii per ragioni di salute non ti possono più tenere, per questo motivo abbiamo deciso di invitarti a stare da noi. In fondo che ci fai lì che è un mortorio? Eheheh.

A presto,


Molly Wesley"

Harry rilesse la lettera tre volte, non per un motivo preciso, ma semplicemente perché non aveva niente da fare. Infine arrivò Arthur Wesley che lo portò alla Tana con sé.


***

Note dell'autore

Salve, gentaglia! Come va?

Per favore, non fate come Harry e ricordatevi che Sirius è morto, quindi non scrivetegli, plz.

Ah, e se vi capita commentate!

Alla prossima! ;)

Harry Potter e il Criceto MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora