09 Marzo 2012, Seattle
Chiuse con un tonfo lo schermo del suo portatile, sbuffando pesantemente. Dopo quasi un'ora di ricerche, era arrivata ad un'unica e crude fine. Vi era un'unica università e quest'ultima si trovava a New York; ma come poteva andare a New York, quando a Seattle aveva tutto? Genitori, sorella, cane, parenti, fidanzato. Soprattutto lui, non le avrebbe mai permesso di andare a New York. Ma voleva con tutta se' stessa lavorare, e per fare quel il lavoro era necessaria almeno una laurea triennale. Ciò significava, andare a New York.
New York, la città dei suoi sogni. La sua cameretta era piena di poster di questa città, di ogni dimensione e di ogni colore. Zayn le aveva promesso che un giorno ci sarebbero andati, tutti e due, una vacanza romantica, anche se sapeva che suo padre non l'avrebbe mai lasciata andare da sola con lui. Ma aveva oramai compiuto diciotto anni, era libera.
Si alzò dal letto e indossò qualcosa di decente per poter uscire di casa. Passò per la camera di Melanie, ma non sentì la musica. Era strano, di solito si chiudeva in camera e ascoltava la musica sdraiata sul letto, ad occhi chiusi, immaginando la sua vita futura. La camera era vuota, la finestra quasi del tutto spalancata il quale vento faceva sfogliare automaticamente le pagine di un libro aperto sulla scrivania. Aggrottò le sopracciglia, poi andò in cucina. Sua madre era ai fornelli che canticchiava una vecchia canzone country.
"Mamma sai dov'è Melanie?" le chiese, prendendo al volo le chiavi.
"No tesoro, mi ha detto che usciva e che non tornava per cena." rispose, volgendole un veloce sguardo.
"Oh, okay," scrollò le spalle. "Esco anch'io, vado da Zayn."
"Tornerai per cena?"
"Non lo so', se Zayn mi invita a restare, sto' da lui."
"Va bene, ma cerca di venire entro le undici per salutare tuo padre." avvisò, quando la figlia era ormai con metà corpo fuori dall'appartamento.
"Va bene!" urlò, prima di chiudersi la porta alle spalle e scendere le scale.
La casa di Zayn non distava tanto dalla sua; erano circa quattro isolati. Camminò sotto il sole fioco. Faceva più fredda del solito, e si ritrovò a tirare su' con il naso più volte. Si strinse nel cappotto, e guardò in alto. C'erano delle nuvole grigiastre e sperò non venisse a piovere. Aumentò il passo, e si ritrovò dopo dieci minuti davanti alla casa del suo ragazzo. Zayn era in casa, la sua splendente macchina era parcheggiata fuori al vialetto. Sorrise, prima di avviarsi verso la porta. Sospirò prima di bussare al campanello. Passarono due minuti, ma lui non si era fatto ancora vivo. Pyper schiacciò di nuovo il campanello, questa volta più a lungo, ma comunque nessuna risposta. Batte' il pugno su duro materiale più di una volta, chiamando il suo nome. Ma niente. Sbuffò, arricciando le labbra. Rivolse uno sguardo alla macchina. Era in casa, a meno che non era uscito a piedi. Ma Zayn odiava camminare a piedi. Tirò giù la maniglia, e la porta si aprì. Alzando le sopracciglia, entrò in casa, chiudendo la porta dietro le sue spalle.
"Zayn?" disse, allungando lo sguardo verso la cucina. "Zayn sei in casa?"
Un rumore proveniente dal piano di sopra arrestarono i suoi movimenti e il suo fiato. Tacque. Cos'era caduto? Lui stava bene?
Salì velocemente le scale, quasi inciampando sugli ultimi gradini, andando più lentamente per sentire da dove provenissero tutti quei rumori. La camera degli ospiti era chiusa, così come il bagno e il secondo. La porta dalla quale provenivano quei sospiri era la sua, semi-chiusa. Si avvicinò con cautela, poggiando la mano tremante sul pomello. Sbirciò con la testa, e quello fu già necessario per vedere il suo ragazzo con sua sorella, a letto, insieme.
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Hinder [hes]
FanfictionHarry e Pyper sono colleghi, si conoscono da quando sono stati assunti, in una delle imprese tecnologiche più conosciute di New York, la PTC (Phillips-Technology-Company). I due però non hanno un rapporto molto stretto; chiacchierano e ridono insiem...