2- Cara, pestifera Alya

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Per tutto il tragitto lei non poté fare a meno di pregare che i suoi non la mettessero in imbarazzo.

Stava quasi accarezzando l'idea di passare dal retro così da poter rimandare il loro incontro a più tardi quando Alya in un attimo distrusse ogni sua speranza.

«Marinette, passiamo dalla pasticceria, vero?» domandò, ignara dei pensieri dell'amica. «Così salutiamo i tuoi e io confermo l'ordine per la torta di compleanno delle mie sorelle.»

«Ok.» si limitò a mormorare lei in risposta, anche se in cuor suo avrebbe volentieri scrollato l'amica per le spalle per farla rendere conto della situazione in cui l'aveva messa.

Il tintinnio del campanello posto sopra la porta risuonò per il negozio attirando l'attenzione dei signori Dupain-Cheng.

«Mamma, papà sono a casa.» avvisò Marinette, nella speranza che ciò mettesse i genitori sull'avviso e le evitasse qualche brutta figura.

«Ragazzi, ben arrivati!» esclamò Sabine, uscendo dal bancone e salutando con una stretta di mano i due ragazzi, riservando invece un sonoro bacio sulla guancia per Alya e sua figlia.

«Sabine prima che me ne dimentichi, mia madre voleva che confermassi l'ordine per la torta di compleanno delle mie sorelline. Naturalmente la farcitura deve essere al cioccolato, se no chi le sente quelle piccole pesti!»

«Certo Alya, nessun problema.» rispose ridacchiando la donna per poi tornare dietro al bancone e controllare su un'agenda che tutti i dati fossero appuntati correttamente.

«Tesoro, sei tornata!» salutò il padre, uscendo dal laboratorio. «Ciao Alya, Nino!» aggiunse, facendo un cenno in direzione dei due.

«E tu? La tua faccia non mi è nuova.» disse, volgendo lo sguardo su Adrien. «Sabine ma non è quello dei poster...» continuò portando un dito in alto in direzione dei piani superiori.

Un pestone sul piede da parte della moglie, però, gli impedì di continuare.

«Si caro, è lo stesso dei cartelloni pubblicitari che hai visto in giro per la città.»

«Sono Adrien Agreste, signore. Piacere.» si presentò, intimidito, porgendogli la mano.

«Piacere mio ma chiamami Tom.» rispose l'uomo stringendogli vigorosamente la mano.

«Ed io anche per te sono Sabine, va bene?»

«Va bene, grazie.» mormorò Adrien, in preda all'imbarazzo.

Suo padre e i suoi collaboratori erano tipi così gelidi da non essere abituato ad avere a che fare con adulti socievoli ed affettuosi come i genitori della sua amica.

Con una leggera invidia non poté fare a meno di pensare che Marinette era davvero fortunata.

«Ragazzi gradite qualcosa da mangiare prima di salire a studiare?» chiese ancora la donna.

«Grazie mamma, magari più tardi. Abbiamo molto lavoro da fare quindi è meglio se iniziamo a portarci avanti.»

«Allora buon lavoro.» augurò loro schioccando un ultimo bacio sulla tempia della figlia che arrossì a disagio.

«Scusate, a volte i miei genitori sono un po' troppo espansivi.» si giustificò, imbarazzata, mentre faceva strada verso camera sua.

«Scherzi? Sono fantastici!» esclamò Adrien, cercando di non lasciar trapelare quanto avrebbe desiderato essere al suo posto.

Marinette si volse sorridendogli grata per poi tornare a concentrare la propria attenzione sul difficile compito di salire le scale senza inciampare nei suoi stessi piedi al pensiero che tra qualche secondo Adrien sarebbe entrato in camera sua.

L'incuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora