Capitolo 1

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Mi sono svegliata con fatica, ero restata sveglia fino a tardi, volevo finire di leggere quel libro.
Infatti lo avevo finito, ci ero riuscita.
Mi sono seduta sul letto, ho guardato la mia camera disordinata al tal punto che sembrava appena perquisita dai poliziotti.
Dovrei metterla in ordine.
Bah.
Mi misi i miei occhiali rotondi che portavo da quando ero bambina, sempre lo stesso modello anche se la taglia cambiava visto che crescevo.
Erano abbastanza grandi ed erano marroni. Le lenti non hanno niente di speciale.
Mi alzai e vedi che ero vestita solo con una vecchia maglietta e delle mutande.
Magnifico.
Cominciavo a trovare sta mattinata pallosa e senza pensarci due volte, mi feci un chignon con i miei capelli biondi scuri e ricci (impossibili da domare), e andai in cucina.
Erano ormai 3 mesi che vivevo da sola.
Ho 15 anni.
Sono scappata di casa. Non mi hanno ancora ritrovata, per fortuna.
Vabbeh.
Ho aperto il frigo e non ho trovato nulla di interessante, allora sono ritornata in camera mia e mi sono vestita con un jeans largo e una maglietta larga pure quella, non mi piacciono i vestiti troppo stretti.
Mi sono messa la giacca e sono uscita.
Non faceva molto caldo, e il mare continuava a schiantarsi contro gli scogli.
Sono andata al Café d'Amandine e sono entrata.

- Ciao Sarah! Come va? Una tazza di tè e un croissant, come sempre?

Mi salutò Amandine, la proprietaria.

- Ciao Amandine, bene, si, come sempre.

Le risposi sorridendo.
Amandine è sempre stata gentile con me, e visto che è un po vecchia e che non ha tutta la sua testa le faccio credere che sono una ragazza con dei problemi di salute e che a causa di quello non può andare a scuola e avere una vita normale come tutte le ragazze della mia età. Non mi piace mentirle perché è un pò la mia seconda mamma, ma sono obbligata a farlo se voglio restare nascosta.
Mi sono seduta al mio posto abituale, e mi sono tolta la giacca.
Ho preso il mio nuovo libro e ho cominciato a leggerlo. L'ho preso ieri in biblioteca, di nascosto. Ne ho presi due. Uno l'ho finito ieri notte.

- Un compito per la scuola?

Mi chiese Amandine, posando la mia colazione davanti a me.

-... No, non vado a scuola, se lo ricorda..?

- Ah sì è vero! Scusami! È che alla mia età non mi ricordo sempre tutto! Prendi il mio gatto ad esempio; ieri non mi ricordavo neanche come si chiamava!

Mentre l'ascoltavo ho sorseggato la mia tazza di te, sorridendo.

-... Poverino! L'ho chiamato tre volte ma non rispondeva, fino a quando mi sono ricordata che si chiamava Francis!

- Ed è riuscita a farlo venire per finire?

- Grazie a Dio si, ma non voleva mangiare niente! Ah! Te lo dico io!  I gatti sono stupidi! Non servono a niente!

E se ne andò borbottando qualcosa in vecchio francese.
Mi misi a ridere discretamente, perché il suo gatto non si chiamava Francis, ma Pierre!
In ogni modo il suo gatto non voleva mangiare perché era da me, l'ho mandato io da lei. Mi piace carezzarlo, sopratutto quando leggo un libro o canto.
Mi fà compagnia.

***

Dopo aver mangiato e letto il primo capitolo del mio libro, sono uscita e sono andata davanti alla spiaggia. C'era un gruppo di musicisti che suonavano e avevo notato un piano.
Suonavano in una casetta con solo quattro finestre, e mi era impossibile di sbirciare al meno che non salivo sui container e allungavo la testa.
Sono riuscita a vedere un biondo, due mori e una ragazza con i capelli rosa.
Hanno cominciato a suonare.
Uno dei mori stava al piano, mentre l'altro era alla batteria.
Quello biondo faceva della chitarra e la ragazza cantava.
Non cantava male, ma avvolte sembrava che  stava per addormentarsi. Mi misi a fissare il piano e fui meravigliata che era uno di marca. Ero troppo concentrata per notare che stavo scivolando.
E quello che doveva accadere accade.
Sono caduta dal container e feci un gran casino. Non notai che avevano smesso di suonare e mi massaggiai i gomiti indolenziti.
A quel momento la porta della casetta si aprì.

-Che cazzo è successo qui?! Chi sei??

Merda.

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