Capitolo 4

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Mi sono svegliata a causa di Pierre. I suoi baffi mi facevano solletico.
Sorrisi.
Per la prima volta della giornata.
Mi sono vestita con una maglietta nera e un jeans blu. Presi il mio zainetto e andai fuori. Faceva caldo.
Oggi non sarei andata da Amandine.
I miei soldi non appaiono così, per caso.
Sulla strada mi feci un chignon.
Era obbligatorio.
5 strade più in la, un edificio bianco enorme si sporgeva sulla strada.
Entrai.

-E chi si vede? SaraaaAAAaaah...!

Non risposi. Non rispondo mai ai ubriaconi, apparte se è per ordinare qualcosa o pagare. Sempre che abbiano i soldi. Mi misi un grembiule e aspettai.

È da 2 mesi che lavoro al Simon's bar.
Il primo mese, non avevo lavoro, e mi è capitato di rubare o chiedere l'elemosina cantando o semplicemente sedendomi. Non ricevevo molti soldi.
Era difficile rubare. Cioè, dipende dalle circostanze.
Una cosa sicura; non sono più la bambina innocente che ero stata una volta.

- Ah, sei qui Sarah. Bene. Puoi fare i piatti, non ci sono molti clienti oggi.
Disse il proprietario. Si chiama Simon. È da poco in città.
Ci sono solo dei vecchi nel suo bar.
Dei abituati. Non sono tutti stronzi, per fortuna. C'è un vecchio signore che ha perso sua moglie, si chiama Josef. Ogni volta che qualcuno chiede del vino rosso si mette a piangere perché li ricorda le notti passate con sua moglie.
(Non ho mai provato a sapere i dettagli, e per fortuna.)
Poi c'è anche lo stronzo psicologico, Sig.Herman. Questo cretino passa le sue giornate al bar, toccando il culo a tutte le cameriere, pure me. Non posso dire niente perché il "cliente ha sempre ragione", e anche perché visto che Simon ha appena aperto, non fa una buona pubblicità se c'è una rissa nel suo bar.

Quello che vorrei fare; metterli un pugno in faccia e invece del vino bianco li metto la piscia del gatto del bar che se sbadiglia fa marcire un fiore e tutte le piante a dieci metri.
Quello che dovrei fare: sorridere come una scema facendo una faccia felice, mettendo top e short talmente corti che anche una puttana troverebbe esagerato.
Quello che faccio: mi rendo la più brutta possibile così non lo attiro, li sputo nel vino ogni giorno e metto dello zucchero nella sua tasca di giacca quando nessuno mi vede.

E Simon mi considera "un angioletto".
Ah, se sapesse.
Comunque, non sono i unici:
C'è il gruppo delle oche, che sono 5 vecchie al quale manca una rotella, e che ogni giorno hanno uno scoop INCREDIBILE da condividere con le amiche, poi ci sono i due signori che parlano di politica e bevono solo caffè, e per finire, c'è quel vecchio signore che sembra in coma ogni volta che lo vedo, non è mai cambiato, ha sempre quella testa di mezzo addormentato che non capisce un cazzo, ma li servo comunque del tè al gelsomino, tanto ama solo quello.
Vengo a lavorare 2 volte a settimana, martedì e giovedì.

Finiti piatti, ho servito i clienti abituati, e l'altra cameriera, Esma (nome un po strano, personalmente, trovo), ha servito i nuovi clienti. Lei viene sempre il martedì e il venerdì.
Non conosco le altre cameriere.
E tanto non mi interessa conoscerle.
Sono tutte più grandi di me.
Normalmente non ho il diritto di lavorare nel bar, ma faccio finta di aver 16 anni così non mi rompono le palle.

Finito il servizio, erano le quattro, e andai sulla spiaggia. Non era la prima volta che venivo. Mi piace l'odore del mare. Mi piace il suono delle onde, e mi piace sentire la sabbia bagnata sotto ai miei piedi. E avvolte mi capita di perdermi nel blu del mare. Allora guardo il più lontano possibile, e mi sembra quasi di vedere qualcosa. Ma poi tutto diventa più difficile da vedere. Chiudo i occhi, mi sdraio sulla sabbia, e mi lascio portare dal suono delle onde.
...

- Sarah...?

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