IX. Un'ancora

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Erano esattamente le 13:09 quando Carla arrivò nei pressi del condominio dove abitava suo zio David. Fissò il quadrante dell'orologio da polso che anni prima era appartenuto a suo padre e che lei riportò in vita dopo averlo trovato abbandonato in un cassetto di casa e si bloccò a riflettere sul fatto che ogni volta che controllava l'ora nei momenti "salienti", c'era sempre di mezzo il numero 9 nei minuti. Osservava il cancello d'entrata della palazzina rimanendo nascosta dietro un muro e si sentì quasi alla stregua di una ladra o di qualcuno che non ha per niente buone intenzioni, ma cercò comunque di raccimolare un po' di lucidità mentale e pensare a come si sarebbe presentata a suo zio e soprattutto cosa gli avrebbe detto per rendersi credibile. Ancora mentre stava raggiungendo a passo svelto l'abitazione, Carla si era fatta due calcoli mentali circa la possibile presenza o meno a casa dello zio di parenti che avrebbero potuto mandare all'aria non solo i piani, ma anche probabilmente l'esistenza di Carla stessa e si rincuorò al ricordo che essendo il 10 di agosto, erano tutti, lei quindicenne compresa, a godersela su di una spiaggia bianca siciliana accarezzati dalla brezza marina. Ancora se le sognava di notte le nuotate nell'acqua cristallina e le scorpacciate di pesce che si fece quell'estate, ma soprattutto le mancava la compagnia vacanziera che ogni anno i primi quindici giorni di agosto si riuniva e partiva in aereo, macchina o traghetto in base alla destinazione scelta; la nostalgia le pizzicava la pelle quanto la salsedine dopo essere usciti dall'acqua ed essersi stesi sul telo ad asciugarsi al sole.

Carla si ridestò velocemente dai ricordi e furtivamente diede un'altra occhiata al condominio, ma tutto pareva tacere come pochi istanti prima. 'A quest'ora avrà appena finito di mangiare, spero che il pomeriggio oggi non lavori' pensò egoisticamente Carla, che nel suo immaginario si vedeva già sul divano di casa con una RedBull in mano a parlare di videogiochi con lo zio, davanti ad una puntata di South Park. Aveva bisogno di evadere in qualche modo dalla situazione opprimente in cui si trovava e soltanto con quell'immaginario che si era costruita, si sentì momentaneamente già sollevata. In realtà, però, non sapeva nemmeno se lui l'avrebbe fatta entrare, se avrebbe creduto o meno alla sua storia. Con gli occhiali da sole ben inforcati sul volto, fece un respiro profondo e si avvicinò alla cancellata del palazzo dove c'erano tutti i citofoni. Scorse col dito finché non trovò 'Capuano' e indugiò un attimo prima di premere il bottone. Con quel suo gesto avrebbe potuto cambiare letteralmente la storia, andando ad interagire con una persona conosciuta, ma Carla non poteva fare altrimenti e si convinse a mettere pressione sul dito in modo da far suonare il campanello.

"Sì?"

La risposta di David non si fece attendere e lei, col cuore in gola e tutto d'un fiato sputò fuori di rimando la bugia più palese che avesse detto negli ultimi ventitrè anni di vita, ma che poteva valerle il tutto per tutto. 

"Ciao zio sono Carla, siamo tornati appena adesso e sono venuta a portarti un pensierino dalla Sicilia".

Ci fu qualche secondo di silenzio che a Carla sembrò interminabile e che trascorse con occhi e bocca serrati dalla tensione, ma poi come una manna dal cielo arrivarono le parole dello zio che la invitava a salire. 'Grazie a Dio che è pessimo a ricordarsi le date, perché se si fosse ricordato che non era oggi la data del ritorno sarei stata fregata' gioì mentalmente Carla che si stava preparando per la conversazione che probabilmente avrebbe messo maggiormente alla prova le sue doti oratorie e di convincimento di tutta la sua vita ''Altro che esami dell'università'. Carla si stava soltanto augurando che perlomeno non le venisse sbattutta la porta in faccia o che a suo zio prendesse il matto e la credesse un'impostora 'e chessò, gli gira e chiama la polizia'. Nella testa di Carla l'ammassamento di pare mentali era paragonabile all'affollamento di gente nella spiaggia libera di Forte il 15 di agosto, ma cercò di congelarle tutte in modo che non potessero disturbare la freddezza di cui aveva piena necessità in quel momento e salì le scale fino a che non giunse davanti alla porta socchiusa di casa dello zio. Prese l'ennesimo respiro profondo della giornata e bussando sulla porta per annunciarsi, la spinse in avanti entrando nel soggiorno.

Time will make fool of us againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora