VII. In - Contro

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Lo scontro, come uno scossone, riportò repentinamente la mente di Carla alla realtà. Sentì un rumore di plastica e metallo provenire da terra e capì che dal colpo aveva fatto cadere qualcosa. La prima cosa che provò in quel momento fu stupidità. 'E' da quando ho imparato a camminare che mi hanno sempre detto di guardare avanti. Probabilmente sapevano già che la mia impulsività mi avrebbe portato a urtare la gente'. Non era la prima volta che le succedeva di scontrarsi con la gente per strada, era sempre così distratta da una parte, ma sempre così concentrata su altri pensieri dall'altra, che la realtà in cui stava camminando passava spesso in secondo piano. Con un gesto meccanico, praticamente senza pensarci, Carla si scusò, guardò per terra e vide un paio di occhiali da sole che dal colpo erano probabilmente volati dalla testa o dalle mani del proprietario e si piegò a raccoglierli. 'Siano benedette le convenzioni sociali! Una scusa di circostanza, tentativo di riparare il danno fatto, qualora ci sia eventualmente stato, e ognuno fila per la propria strada' Poi, questo, non rientrò in quella frase delle convenzioni sociali, ma quello "scontro" le aveva interrotto il flusso dei suoi pensieri e questo rese la situazione un'ulteriore scocciatura per lei. 

Afferrò una stanghetta, ridendo un po' dentro di sé guardando il modello e pensando a quanto questa persona si sarebbe vergognata di poter ancora indossare un paio di occhiali del genere nel 2017 e fece per tirarli su da terra, quando si accorse che una mano stava afferrando l'altra estremità dell'occhiale. Lo sguardo di Carla, che era rivolto verso terra, cominciò a risalire sulla figura china che le stava facendo ombra e notò, man mano, un paio di All Star blu, un paio di bermuda, una maglietta chiara, una catenina al collo di dubbio gusto ('Grazie a dio nel 2017 non esistono più queste cose'), una barbetta leggera castana... Labbra. 

Naso. 

Basette e capelli. 

Occhi. 

Carla perse l'equilibrio e cadde all'indietro, ritrovandosi seduta per terra.

"Non pensavo di essere così brutto da far indietreggiare la gente" disse il ragazzo ridendo e porgendo una mano a Carla per aiutarla a rialzarsi. Carla in quel momento volle solo ringraziare la giornata torrida che fece sì che il palese rossore che ricopriva tutta la sua faccia per l'imbarazzo si potesse facilmente scambiare per caldo dovuto alle alte temperature dell'aria. In quel momento più che mai, Carla credette di essere vittima di un colpo di sole e che quello che le stava succedendo, viaggio nel tempo compreso, fosse, ancora una volta, frutto della sua più fervida immaginazione. Ma quella mano che stringeva la sua, era tutto fuorché finzione. Quella mano la stava tenendo, più che mai, ancorata alla realtà.

Nella mente di Carla c'era un misto di esplosioni e fuochi artificiali, segnali luminosi di SOS e panico che diedero vita nei suoi pensieri ai 30 secondi di flusso di coscienza più surreali della sua esistenza fino a quel momento. Come una mandria di persone che all'apertura dei negozi al primo giorno dei saldi, pur di raggiungere per primi i capi desiderati, cerca di prevalere l'una sull'altra, accavallandosi, spingendosi e calpestandosi, così nella mente di Carla frasi che se avessero potuto, avrebbero urlato. 'Una delle cose più imbarazzanti che potessero capitare' 'E' una scena talmente da film che se la racconto in giro pare una barzelletta, tanto da far sembrare normale il fatto di essere appena tornata indietro di otto anni' 'Mi immagino la scena di lui che si presenta 'Piacere Francesco' e io 'Sì lo so' ' 'Dio santo mi sta stringendo la mano' 'Dio santo, Francesco Gabbani' 'Credo di sentirmi poco bene in questo momento' 'Con quale coraggio lo guardo in faccia sapendo esattamente come verrà stravolta la sua vita da qui a otto anni e lui è ignaro di tutto?' 'No, non può essere vero dai' 'Ma io è meglio se non abbia interazioni con lui oltre che con nessuno che conosco, film e libri di fantascienza insegnano che col tempo bisogna stare molto attenti' 'Mi sento pietrificata' 'Cioè ho Francesco Gabbani, Gabbani, lui, davanti e la prima cosa che voglio fare è scappare via a gambe levate, quando fino a poche ore fa avrei fatto carte false anche solo per vederlo da lontano' 'Aiuto, se sapesse che io so' 'AIUTO' 'Vorrei sparire' 'Non respiro, non ci credo'.

Carla si rimise in piedi. Sentiva la faccia e le orecchie ardere e si stava odiando profondamente per non riuscire a controllare gli evidenti segni di imbarazzo. Si accorse poi che non riusciva più a contrarre correttamente i muscoli della bocca, tanto da risultare in pose del sorriso che a lei sembravano tutto tranne che naturali e ovviamente, così vistose da essere notate da chi aveva davanti. Le dava un'immensa rabbia essere così emotiva, anche se in quel momento, sentì di avere un buon motivo per esserlo. 

La presa salda della mano si affievolì e si ristabilirono le distanze. Carla sentiva di essere osservata e, deciso che non gliene importava più niente né dell'imbarazzo, né delle circostanze, alzò lo sguardo e andò ad incontrare per un secondo quegli occhi marroni che da tante volte che aveva visto in foto, conosceva ormai a memoria. Lo sforzo immane che fece per distogliere lo sguardo, non seppe descriverlo e nemmeno non capì dove trovò il coraggio di fare quello che fece. Carla si sistemò la borsa sulla spalla.

"Ciao, scusa ancora!"

Si voltò e tornò ad incamminarsi velocemente verso la direzione che aveva preso prima di andare a scontrarsi, senza avere in realtà un posto dove dirigersi. 'Sono una completa idiota' pensò alle 11:10, mentre la sua mano destra si contraeva a simulare la stretta salda della mano che l'aveva aiutata a rialzarsi, il suo battito cercava di ritornare normale e il suo pensiero stagnava sugli occhi color nocciola, quegli occhi color nocciola. Gli occhi nocciola di Francesco.


Time will make fool of us againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora