La sua camera non era mai stata più sicura.
Lontana dal mondo, lo proteggeva da ogni male.
La luce del Sole non filtrava mai del tutto dalla finestra e perciò la camera era sempre in penombra. E l'ombra degli alberi faceva accendere piccole stelle di luce sul muro quando si creavano le condizioni adatte.
Ma quel giorno, la sua cameretta, la cameretta in cui viveva da ormai 5 anni, era inaccessibile: era riuscito a chiudere la porta a chiave e a spingere, con un po' di sforzo, il letto contro la porta.
Era al sicuro, adesso.
Il padre aveva smesso di battere i pugni contro la porta come una bestia, urlando dal profondo della gola in modo furioso. E stavolta non aveva neanche sfogato la sua rabbia sulla moglie. Infatti lo aveva sentito andarsene, sbattendo la porta e correndo via in auto, diretto probabilmente ad un qualche pub per tracannare giù delle schifose birre.
Si era giurato che mai avrebbe toccato dell'alcool. Mai.
Nascosto in un angolo della stanza, si guardava le mani bendate con gli occhi voraci di morderle, anche se le aveva già martoriate brutalmente.
- Heh... heh... heh... - ansimava mentre se ne stava curvo su se stesso, battendo un piede sulla moquette in un ritmo costante.
Il cuore non gli batteva più in gola come prima. Nè si sentiva più la guancia infuocata per lo schiaffo ricevuto.
Si portò una mano alla bocca quando si geló sul posto. Prese a respirare più profondamente, piano piano, rilassando i muscoli tesi del suo esile corpo. Abbassò la mano.
- Calmo... va tutto b-bene... - mormorò con un filo di voce.
Non riusciva più a parlarsi in mente ormai: era piena di altre voci per aggiungerci la sua.
La cameretta era sicura. Lo separava dalla realtà che viveva, dal padre che lo maltrattava, dalla madre che lo supplicava di uscire e di parlarle.
Perché risponderle? Tanto era inutile. Meglio stare da soli, no?
- Guarda, s-sta piovendo... - si disse alzando la testa verso la finestra: le gocce scorrevano sul vetro velocemente e le nubi erano grigiastre in cielo.
- Vu-vuol dire che... ci saranno a-anche i tuoni. - continuò a osservare la pioggia battere contro la sua finestra.
Ripensò a ciò che aveva appena detto. Si morse la lingua, anche se sapeva che non sarebbe servito a un bel niente.
Aveva balbettato. Di nuovo.
No, anche balbuziente no.
Aveva già troppi dannati problemi, non poteva essere ANCHE balbuziente.
- Parla bene. Non è... difficile. - dovette prendersi un momento prima di finire la frase, o avrebbe balbettato.
La sua mente era vuota come al solito. Sentiva le gocce di pioggia suonare una melodia rilassante sul tetto. La voce della madre non si sentiva più.
Gli occhi, colorati come due nocciole perfette per un dolce, guizzarono sul muro di fronte: cornici che racchiudevano foto di volti che non riconosceva più.
Ma di chi era quel sorriso innocente? E la mano che poggiava sulla spalla della ragazza dai capelli biondi? E quel paio di occhi verdi ridenti?
No, quella non poteva essere la sua famiglia. Era troppo felice e spensierata per esserla!
Eppure quelli erano i volti di sua madre, di suo padre, il proprio e... Lyra.
Lyra.
Incidente.
Urla.
Ospedale.
Morte.
In neanche un secondo, era a un palmo di distanza dalla foto che un tempo era la sua preferita. La prese, la strinse fra le mani.
Digrignò i denti.
Si diresse alla finestra, la aprì e guardò nuovamente la foto.
" Non è la tua famiglia. Non lo è. Ricordi Lyra? Perché non la ricordi? "
- Dovete... TACERE! - scagliò la cornice aldilà della strada, facendola finire chissà dove tra gli alberi.
Si appoggiò al davanzale con entrambe le mani, respirando a pieni polmoni.
Delle lacrime scesero lungo il suo viso pallido, percorrendo le guance scavate e bagnando i graffietti sulla destra della sua faccia. Le labbra scure tremavano come il resto del suo corpo.
Un tic gli fece perdere la presa dal davanzale. Allora indietreggió, lasciando che la pioggia bagnasse la moquette.
Guardò di nuovo il resto delle foto...Passò il resto del pomeriggio a smontare le cornici, a stracciare le foto e a gettare nell'armadio quello che ne rimaneva dei ricordi di famiglia.
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Butterfly Effect
Fanfiction" Ogni particella dell'universo [...] influisce su ogni altra particella, per quanto debolmente o indirettamente. Ogni cosa è interconnessa con ogni altra cosa. Il battito delle ali di una farfalla in Cina può influire sul percorso di un uragano nel...