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Era calata la notte.
La pioggia continuava a battere sulle strade e sulle case incessantemente. E i lampi e i tuoni si erano uniti alla festa.
Una saetta si diramò nel cielo scuro, colorandolo di viola per un secondo.
- Ecco il tuono... -.
Un rombo profondo fece tremare la stanza. Si era tappato le orecchie per non sentirlo.
Non era più uscito da camera sua.
Troppo sicura per lasciarla.
Se ne stava accovacciato sul lato del letto, sporgendo fuori i piedi bianchi dalle unghie annerite.
Contemplava il pavimento.
Quante volte lo aveva calpestato? Si sarebbe scavato un percorso a furia di girarci intorno come una tigre in gabbia? Ah, che pensiero buffo. Ovviamente no.
Un altro tuono rombò quando la porta di casa si aprì.
- Lo stronzo è t-tornato... - commentò, appoggiando l'orecchio alla porta per sentire le voci dei suoi genitori.
Il padre biascicava con le parole e la madre provava a convincerlo a farlo andare a dormire.
- Ovviamente è ubriaco. - notò.
Il marito della donna disse qualcos'altro con la voce di chi beve birre al posto dell'acqua. "Corteggiava" la moglie e le chiedeva di rilassarsi, di dargli un po' d'amore. Ma lei rifiutava.
- Oh merda... - strinse le mandibole.
Qualcuno batté la schiena contro il muro. Mormorii. Risatine.
- Ma... m-ma che schifo. Cazzo. - si scostò subito dalla porta diventando prima verde e poi rosso in viso.
Troppo disgusto e troppa rabbia.
Si nascose sotto le coperte, con un cuscino sopra la testa e rannicchiandosi su se stesso, proteggendosi da un nemico informe.
Si afferrava le braccia, incrociava le gambe e se le portava al petto. I piedi fecero un movimento e poi la mano strinse per un attimo il braccio come un cuscino antistress.
- A mamma non s-sta succedendo... nu-nulla... no, proprio nulla... sta bene... - mormorò per calmarsi.
Non aveva tempo per notare che più si agitava, più balbettava senza controllo.
Udì un verso femminile dal salone.
Si portò le mani alla bocca: conato di vomito. Si allungò la felpa che indossava in quel momento verso la vita, come per coprirsi interamente solo con quell'indumento.
Neanche la grossa felpa che gli aveva regalato lo zio a Natale lo calmava. Eppure, ogni volta che la indossava si sentiva subito meglio. Perché adesso non funzionava?
La felpa grigia era parecchio grande per la sua taglia. La indossava solo in casa, spesso per dormire, e lo faceva sembrare come una classica ragazza tumblr dai capelli scompigliati che indossa il choker. Se non fosse stato per il pomo d'Adamo pronunciato, forse sarebbe potuto pure passare per una ragazza.
Ma queste sono solo sciocche opinioni.
Un altro gemito riecheggiò per la casa. Altri mormorii.
- Devo... vomitare... - inghiottì l'acido che si sentiva in bocca con sofferenza, scendendo dal letto e zompettando verso la finestra per prendere una boccata d'aria.
Tuono.
Balzó all'indietro per lo spavento.
Si era dimenticato della tempesta che inperversava fuori casa sua.
No, doveva vomitare, era urgente.
Adocchiò il cestino dei rifiuti: si precipitò, lo afferrò saldamente.
Davanti ai suoi occhi passarono scene e scene di ciò che stava forse accadendo al piano di sotto. Si soffermó a pensare al padre.
Vomitò.
Strisciò via dal cestino che gli ricordava tanto il padre, appoggiando le spalle contro il muro.
- Ugh... - si lamentó.
Almeno i tuoni si erano fermati. La pioggia era tornata a fargli compagnia da sola.
Aveva un brutto sapore in bocca e il suo corpo era scosso dai tremori. Era stremato.
Fissò lo sguardo sui suoi piedi, cancellando tutto ciò che gli frullava per la testa. Il braccio d'improvviso si cinse attorno alle sue gambe. Fece lo stesso l'altro braccio. Pose la testa sulle ginocchia.
Oh, le lacrime. Erano tornate.
" Patetico, patetico, patetico, patetico... "
- Via... -
" Debole, debole, debole, debole... "
- No che non l-lo sono... n-n-no... -
" Perché non ti uccidi? Sai che sarebbe tutto più facile. Torneresti da Lyra... "
- Ma L-lyra è nella stanza affianco. Sta do-dormendo. -
" Illuso... lo sai che è morta... "
- No, è u-una bugia... -
" Stupido... stupido Ticci Toby... "
- ghaaaa... ghaaAAA! - strinse la testa tra le mani e la scosse di lato a lato, voleva svitarsela e gettarla nella spazzatura insieme al vomito.
Buttò la testa all'indietro, contro il muro. Troppo forte.
Vide nero e perse i sensi.

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