Si sentì investire da una vampata di calore al viso.
Gli piaceva il suo nome...?
Il cuore a momenti gli sarebbe uscito dal petto per quanto martellasse forte.
Stava parlando con qualcuno. E questo qualcuno non era costretto da una maestra a parlare con lui, bensì lo faceva di sua spontanea volontà. Pensando a ciò, lo fece sorridere.
Neanche si era accorto che avesse balbettato.
Si teneva stretta Bianca perché aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi o sarebbe andato nel panico: no, troppo improvviso, troppo strano per lui parlare con uno sconosciuto.
Eppure lo stava facendo.
- Bene, Toby... adesso devo andare, purtroppo. - Félix si alzò dalla panchina sotto lo sguardo impaurito di Toby.
Ecco, se ne stava andando ed era tutta colpa sua e non lo avrebbe mai più rivisto.
- Se vuoi, la prossima volta ci incontriamo qui. Magari porto anche Caesar, che ne dici? - gli propose con un sorrisetto convincente.
A Toby servirono un paio di secondi per registrare ciò che gli aveva detto: rincontrarsi?
- S-sì! Sì, certo! - rispose subito, forse con un po' troppo entusiasmo visto che Félix lo guardò con un sorriso sorpreso ma felice.
- Venerdì alle 4 pm? -.
Toby ci pensò un momento, portandosi una mano sotto il mento.
- Mhm... va bene. - e per confermare il consenso annuì.
- Allora hasta luego, Toby. - Félix tentò una seconda volta di stringergli la mano.
Anche se impacciato e un po' timido, riuscì a prendergliela. Trovò la mano di Félix piuttosto forte rispetto alla sua; di certo non se le mangiava come faceva lui, di questo ne era sicuro.
- A-a presto... Félix. - gli sorrise ancora con un leggero rossore sulle guance.
Seguì il ragazzo con lo sguardo finché non lo vide sparire dietro una curva del sentiero.
Si guardò la mano che aveva stretto quella di Félix. Poi guardò Bianca.
- Oh... mio... dio... - sibiló con una nota di ilarità.
- H-hai visto pure tu, no?! - aveva gli occhi sgranati dall' incredulità.
- Mi ha p-parlato... e mi ha anche stretto la ma-mano... - mormorava a se stesso per convincersi che era reale.
Neanche il suo corpo ci credeva, infatti a volte il piede a volte la testa facevano una scatto improvviso.
- Oddio... - si teneva la mano sinistra come un tesoro inestimabile. Scattarono le spalle.
Respirava a fiati corti, ripetendosi in un loop infinito nella mente ciò che era accaduto. Non voleva, non DOVEVA dimenticarselo.
Bianca abbaió e fece un salto per condividere la stessa felicità del suo padrone.
- Félix... - lo sospirò, lasciando andare tutta la sua vivacità per tornare sereno.
Però Bianca iniziò a punzecchiargli col naso il braccio, guaendo e mugolando: aveva fame. Si aggiunse anche il brontolio dello stomaco di entrambi.
- ... Merda. - ciò significava tornare a casa.
Fece un respiro profondo.
Sarebbe tornato a casa solo per non abbandonare la madre alle grinfie puzzolenti di birra del padre... e per dare da mangiare a Bianca.
Si alzò dalla panchina, prendendo la cagnolina per il guinzaglio.
- Andiamo, s-su. -.Erano a una casa di distanza dalla loro. Il Sole era alto nel cielo e il vento non soffiava più.
Toby si era inchiodato sul posto: aveva paura di tornare a casa.
Bianca era seduta sul marciapiede che lo supplicava con gli occhi.
Ma a lui tremavano le ginocchia.
Sarebbe finito in ospedale questa volta? O sarebbe svenuto per una botta alla testa?
Era terrorizzato solo all'idea.
E fece un passo.
Ne fece un altro.
Un altro ancora.
Si fermò.
Deglutì il conato di vomito e proseguì.
Altri passi ancora, uno più difficile dell'altro, con il cuore che doleva ad ogni passo, si ritrovò davanti alla porta di casa.
Sperò che il padre fosse a lavoro... ma le auto dei suoi genitori erano entrambe presenti.
Bianca, come il suo padrone, aveva paura e si nascondeva dietro di lui con la testa appoggiata sul suo polpaccio.
- N-non ti u-ucciderà... non g-gli co-converrebbe... - respirava scattosamente mentre i tic prendevano il controllo di ogni arto del suo corpo.
Pigiò il tasto del campanello.
" Addio, Ticci Toby. "
" Ci vediamo nella tomba. "
" Lyra sarà felice di rivederti. ".
La porta si spalancó e Toby fu trascinato dentro e gettato per terra.
- Bentornato, stronzetto. Piaciuta la passeggiata? - il padre sbattè chiusa la porta, dando poi un calcio ben assestato all'addome del figlio.
Si sentì salire il vomito.
Bianca cominciò ad abbaiare aggressiva e a ringhiare, parandosi davanti al padrone.
- E levati, bestiaccia! - Bianca finì contro il muro.
- B-bianca! - ma neanche il tempo di alzarsi che ebbe un altro calcio.
Il padre lo afferrò per il colletto e lo alzò da terra.
- Ora dimmi come cazzo hai osato calciarmi, EH?! - tuonò l'uomo puzzolente di sudore e alcool, sbattendolo contro la parete.
Toby vedeva appannato.
Il cuore batteva troppo velocemente, stava per scoppiare, non avrebbe retto per molto.
Non rispose.
E un gancio sotto la mascella gli fece mordere la lingua e battere i denti; aprendo la bocca, colò un rivolo di sangue.
- So che non provi dolore, non credere che la birra mi faccia dimenticare tutto come succede a te... - gli mollò un pugno in piena faccia.
- Ed è proprio per questo che ti uccido di mazzate: non servi a nulla, sei un pazzo da legare! A 'sto punto, fatti usare come sacco da boxe! - sbraitó ancora percuotendolo ancora e ancora, senza fermarsi, con le mani che si sporcavano del sangue di suo figlio.
Bianca provò a mordere il padre di Toby, ma lui la respingeva ogni volta.
E Toby poteva soltanto guardare e subire. Non aveva le forze di ribellarsi o di proteggere Bianca. Zero.
Ecco cosa provava Lyra.
Tutte quelle volte che aveva colpito il padre così che lasciasse andare il fratello.
Le lacrime presero a scendere.
Lyra.
- Ah, adesso PIANGI? PFF, SEI PATETICO. - altro colpo.
Lyra.
Singhiozzava e guardava la sua cagnetta correre e poi volare via.
La vista gli si oscurò e i flashback presero il posto della realtà.
- ...L-lyra... - mormorò.
Il padre lo spinse per terra.
- Che hai detto? Che cazzo hai detto?! -
- ... L-l-lyra... ! - si lamentó chiamando invano la sorella.
- È MORTA LYRA, LO VUOI CAPIRE?! - gli gridò pieno d'ira.
- LYRA! L-LYRA, AIUTAMI! - scoppiò a piangere e a dimenarsi, strillando terrorizzato.
- TACI! DEVI TACERE! - il padre gli tappò la bocca con la sua manona e spingendo il suo collo con l'altra.
- Devi tacere, hai capito?! Tua sorella e morta, punto. Nessuno può aiutarti. - e stringendo le unghie, gli graffió guancia e collo.
- Pazzo schifoso. - lo lasciò andare, sputandogli addosso.
- Vattene e portati la cagna appresso. - detto ciò, si ritirò in soggiorno.
Toby, tremante come una foglia, prese Bianca in braccio che piangeva e salì lentamente le scale, arrancando ad ogni passo.
Con la coda dell'occhio vide la madre seguirlo con lo sguardo, piena di dolore e vergogna, mentre era appoggiata alla soglia della cucina: aveva visto tutto.
Toby la guardò con odio e poi distolse lo sguardo.
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Butterfly Effect
Fanfiction" Ogni particella dell'universo [...] influisce su ogni altra particella, per quanto debolmente o indirettamente. Ogni cosa è interconnessa con ogni altra cosa. Il battito delle ali di una farfalla in Cina può influire sul percorso di un uragano nel...