WILL SHAKESPEARE
( il poeta )ANTONIO
( il mercante di venezia )L'ARTE
( il ritratto )Certo che è davvero curioso per me auto-analizzare le mie ispirazioni – chiamate anche Muse quotidiane.
Inizia tutto che vengo interrogata in inglese. La prova migliore di sempre, figurarsi. Sono un portento quando si tratta di letteratura. Tema: William Shakespeare. Fintanto che l'interesse è scolastico, nulla di che. Solo, ad un tratto l'interesse non è più stato scolastico. Salta fuori che voglio scrivere qualcosa sul Mercante di Venezia, e ci penso su per due giorni, dopo l'interrogazione, perché mi sono resa conto di voler bene a Shakespeare. Strano ma vero. E perché? Subito detto.
Quando la professoressa mi chiese (era una domanda curiosa, la sua) come mai mi fosse piaciuto tanto The Merchant of Venice, le risposi che trovavo i personaggi vividi, vivi, reali, e che le loro vicende catturavano, nel bene e nel male, il lettore (nel mio caso) e lo spettatore (nel caso di Shakespeare). E poi ho capito.
Vivido, vivo, reale. Sono le caratteristiche che io necessito per le mie creazioni, sia quelle che rimangono nella mia mente, sia quelle fortunate che trovano sfogo attraverso le mie parole. Allora mi dissi: Shakespeare è come me.
Certo, non sono stata così vanitosa da paragonarmici in senso stretto, ma mi sentii – solo per un secondo – così vicina a lui da poterlo sfiorare con un dito. Allora lo visualizzai (Joseph Fiennes è perfetto per visualizzare un ipotetico Shakespeare) e, sempre durante l'interrogazione, finii per estraniarmi.
Riflettei mentre la professoressa faceva domande ai miei compagni.
1- volevo parlare di un mercante di Venezia
2- volevo che Shakespeare fosse in crisi
3- volevo levarmi di torno l'antipatica figura del suo storico patrono, the Earl of Southampton (il bel ragazzo a cui dedica i suoi sonetti)
4- volevo una donna mercante.Poi smisi di pensarci perché toccava a me rispondere.
Restava il fatto che non avevo le parole. E io, senza una frase guida, non scrivo manco per il piffero.
La frase guida, mandata direttamente da Dio (la mia mente), arrivò mentre giravo sperduta per i reparti dell'LD in cerca della salsa barbecue.
« Quando vidi Shakespeare »
Ecco quella che è stata la mia frase guida. Può sembrare banale, insulsa, praticamente inutile come partenza per una trama, ma c'è il verbo vidi.
Capii – grazie al vidi – che la storia doveva:
1- essere in prima persona
2- presentare una strana relazione di affetti (non è solo amore, il loro, no)
3- svolgersi in una bella e soleggiata e fresca e accogliente tenuta di campagna, che Shakespeare doveva adibire come suo covo letterario – vedere implica la vista, no? E io volevo vedere qualcosa di bello.A casa, invece che studiare, scrissi un sacco.
Non dico che fu difficile per il fatto che ho dovuto raccontare gli avvenimenti come se fossi una ricca giovane mercantessa londinese del Seicento. Scrivere per me non è mai difficile, per fortuna (a meno che non ci sia di mezzo qualcosa di estraneo). Ci misi un solo po' per prendere il ritmo, quello sì. Però mi piacevano le parole ampollose, e le sensazioni di lei. E mi piaceva Shakespeare.
La mia parte preferita è dove Elizabeth racconta di Antonio, il mercante di Venezia. E il ritratto, il ritratto è quello di Dorian Gray. Che altro potrebbe essere? Commistione dei generi, un po' alla buona.
Poi beh, c'è dell'altro? I crediti.
Like As The Waves è un sonetto di Shakespeare, il 60.
Il monologo che Shakespeare sta recitando quando Elizabeth lo vede è quello di Shylock, l'usuraio de The Merchant of Venice.
Ci sono un paio di citazioni de Il Ritratto di Dorian Gray (difficili da scovare tra le tante parole, ma ci sono).
La copertina l'ha fatta Athina ieri notte, salvandomi la vita.
Elizabeth è un personaggio inventato da me, ed è una mecenate. Ah, ora vi devo spiegare 'sta roba.Per chi non lo sapesse, quando Shakespeare arrivò a Londra, non aveva un soldo bucato, e dovette cercarsi un patrono che lo mantenesse. Trovò l'Earl of Southampton (che nella mia storia è uno degli azionisti del teatro Globe) e vi si legò molto, tanto che dedicò a lui una buona parte dei suoi sonetti, chiamandolo Fair Youth (bel giovane). Alcuni critici sostengono che i due avessero una relazione. Per me è una gran cazzata. Quindi nella mia testa l'Earl of Southampton diventa Elizabeth e William dedica a lei i suoi sonetti. Solo che si conoscono fin da quando erano piccoli, perché nel mio Mercante di Venezia, la vita di Shakespeare è diversa.
L'affare della servetta beh, chi lo sa.
Non metto 'completata' a quest'opera perché potrei scrivere di altri episodi, non è una storia autoconclusiva, no. Quindi forse (molto probabilmente) ci rivedremo.
Lasciatemi un vostro pensiero, se vi va. A presto!
PS: l'ambiguità di Amleto perché ci sono tante cose ambigue nel mio racconto. Soprattutto certi atteggiamenti. Non sai bene alcune cose di Elizabeth e William. Per questo potrei scrivere ancora della Londra seicentesca (;
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𝙞𝙡 𝙢𝙚𝙧𝙘𝙖𝙣𝙩𝙚 𝙙𝙞 𝙫𝙚𝙣𝙚𝙯𝙞𝙖
Historical FictionLondra, 1603 - Shakespeare non è a corto di idee. Elizabeth ha dei sospetti. / 𝙨𝙩𝙧𝙚𝙩𝙘𝙝𝙖𝙨𝙨 | 2018 one-shot (to kill)