La porta della chiesa dopo un forte cigolio si spalancò, forse sospinta da un vento che non c'era, comunque si aprì e se Albert dovesse ripetere in quale modo, forse direbbe " da sola ! ".
Fuori le ombre cominciavano a calare è vero ma dentro era come se pur essendoci degli ampi finestroni, la luce non filtrasse, e l'unica illuminazione che si poteva osservare veniva dall'altare. Era una luce forte intensa e che irrorava tutta la chiesa anche se a prima vista pareva impossibile che una simile luce potesse diffondersi in uno spazio così ampio. La chiesa infatti era profonda almeno settanta metri, larga una trentina, con due navate laterali e due altari a fianco di quello principale. Era molto alta, trenta, forse quaranta metri, ed a distanza di cinque, sei metri vi erano degli ampi finestroni che avrebbero dovuto illuminare l'interno della chiesa. C'era invece solo quella luce bianca, fredda che proveniva dall'altare ed Albert, varcata la soglia con il cuore in gola e la lingua ormai secca, cominciò ad avanzare verso la fonte piegandosi sulle ginocchia, e nascondendosi dietro le panche accatastate in vari punti della chiesa.
Ad un tratto vide il confessionale, e si ricordò immediatamente di quello che lesse circa Mark Edwards, vide di starvi il più lontano possibile, ma nel fare questo fece qualche passo un po' troppo all'oscuro e urtò qualcosa di strano con i piedi che per poco non lo fece cadere.
C'era troppa oscurità, la zona d'ombra creata dalla luce non permetteva di vedere, avrebbe dovuto portare quella cosa vicino alla sorgente di luce. Ma perché avrebbe dovuto farlo ? Cosa avrebbe mai potuto trovare sul pavimento di una chiesa rimasta non frequentata da oltre cento anni? Ma mentre pensava queste cose, la stessa forza inconscia che lo aveva spinto ad aprire il portone ed ora lo stava guidando verso la fonte di luce, gli impose di spostare quella cosa verso la luce per vederla coi propri occhi. Ecco allora che utilizzando i piedi come scope improprie, riuscì a spostare quell'ammasso di cose strane che nell'immaginazione di Albert poteva rappresentare chissà quale mistero. Il fascio di luce era ormai vicino ma lo strano oggetto, al quale sembrava ne fossero legati altri più piccoli, non accennava a farsi riconoscere ed Albert continuava a trascinarlo fino a quando un breve fascio di luce trasversale coprì per intero i piedi di Albert e con essi l'oggetto che stava trasportando. Rimase immobile, come pietrificato, ricordava suo padre quando incontrò sua madre, ma le motivazioni erano diverse: là era amore, bellezza, attrazione, qui era paura, orrore, ribrezzo.
Quello che Albert si trovò tra i piedi, e che ormai gli aveva sporcato sia le scarpe che i calzini, era un qualcosa di tondeggiante, molle in alcuni punti, ma molto più rigido in altri.
Fin qui avrebbe benissimo potuto essere un pallone sgonfio, un sacchetto di plastica con dentro delle cianfrusaglie o chissà quale altra diavoleria. Quando però Albert vide da un lato di questa sfera molliccia penzolare un bulbo oculare, ecco che tutti i tentativi di negare ciò che in realtà stava osservando andarono falliti e la parte dura diventò la parte superiore del cranio ricoperta parzialmente da uno strato gelatinoso di pelle mischiata con dei capelli, mentre la parte molle era tutto il volto di quell'essere umano di cui solo una parte era decomposta mentre tutto il resto era ancora lì.
Il volto era ormai smangiato da chissà quanti e quali animaletti che in continuazione uscivano dalle cavità createsi sul corpo, le braccia ormai ridotte all'osso mostravano un chiaro segno di frattura ma può darsi che lo stesso Albert gliele avesse procurate con tutti i calcioni che gli aveva dato.
Non appena si riprese un poco, Albert si spostò più lontano e vide chiaramente che quel corpo indossava un vestito di altri tempi non certamente degli anni in corso. Allora gli venne in mente quello che Susan gli disse circa un tizio che entrò nella chiesa e poi non ne uscì più. Ebbe proprio l'impressione che quel tipo era colui che giaceva ai suoi piedi.
Prese ancora un po' di coraggio e questa volta con un bastone trascinò gli avanzi di quel corpo devastato verso la luce per riuscire a capire la causa della morte. Nel rigirare quell'insieme di ossaglia, si accorse che sul petto vi era una forte bruciatura, quasi come se fosse stato un proiettile a sparare oppure un qualcosa con un raggio laser, ma tutto ciò pareva poco probabile poichè quel tizio entrò in chiesa da solo. A meno che in chiesa non vi sia stato qualcun altro. In effetti, Mark Edwards prima ed il cadavere rinvenuto adesso, dimostravano che in questa chiesa ci doveva essere qualcun altro altrimenti molte cose non si spiegherebbero.
Ma mentre Albert rifletteva senza parlare su questa eventualità, ecco che la luce che proveniva dall'altare cominciò ad ingrossarsi ed aumentare sempre più di intensità luminosa fino ad accecare gli occhi di Albert, il quale fu costretto a ripararsi dietro una colonna quasi al centro della chiesa all'altezza di quello che avrebbe dovuto essere il corridio centrale.
Dietro questa colonna dai cui lati usciva un raggio di luce mai visto, Albert pensò tra sè e sè a quanto era stato stupido a lasciarsi trasportare in questo posto malefico e dal quale ora cominciava a pensare seriamente che non ne sarebbe uscito vivo. Ma a questo punto una voce cavernosa, con tonalità molto bassa ed un pronuncia molto lenta cominciò a rimbombare nella chiesa sfruttando al massimo l'eco di cui la stessa dispone:
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Vexania
HorrorLa notte a volte vuole nascondere i suoi segreti usando non solo il suo stesso buio, ma anche le forze di coloro che non sono della notte, sino a dimenticare il confine che la separa con la luce del giorno.