capitolo 1

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E in quel momento tutto mi crollò addosso. Una semplice parola che fece scatenare in me una battaglia di emozioni che non sarei mai stata in grado di controllare. Mi ha chiamato in quel modo, sorellina, il nomignolo che ha sempre utilizzato per me da quando eravamo piccole. Non potevo far vincere quella piccola parte di me che mi suggeriva di dimenticare tutto quello che mi ha fatto passare, di tutti i momenti in cui lei non c'era.
Tutto il mio corpo era pervaso da un senso di rabbia mischiato alla tristezza. Tutti i ricordi che passavano veloci uno dietro l'altro dalla mia testa, quel senso di nostalgia che mi spingeva ad andare la e abbracciarla come non avevo mai fatto. Ma in me c'è ancora una parte razionale, che mi tiene con i piedi per terra. Ho bisogno di scappare da tutto questo. Ancora una volta dovrò mostrare il mio falso sorriso che rassicura tutti, ma so che una volta in solitudine tutto scoppierà dentro di me.
Nessuno mi ha mai visto piangere, e nessuno mai mi vedrà farlo. Non ho bisogno di mostrarmi debole agli occhi degli altri, ho bisogno solo di sfogarmi quando sono sola e le cose diventano difficili, come in questo momento.

<<Potresti mostrarmi la mia camera, per favore?>>
Sto trattenendo le lacrime, ma non resteranno dentro di me ancora per molto. Senza dire una parola Hanna mi conduce al piano superiore e prosegue verso un lungo corridoio. Questa casa è davvero molto grande, sicuro che qualche volta mi perderò.
<< Se ti va di parlare io ci sono, okay?>>
Non riesco a parlare, ho il respiro pesante e la bocca tappata per non fare uscire i singhiozzi. L'unica cosa che riesco a fare è sbatterle la porta in faccia.

Come previsto tante gocce salate stanno rigando il mio volto.
Non riesco a non pensare a lei. D'un tratto sembra importarle qualcosa di me, ma la verità è che non è così.
Non si merita la mia parola, i miei sguardi, neanche le mie lacrime. Ma non riesco a smettere, più mi ripeto di non pensarci, più sento le mie guance bagnarsi. Mi stendo sul letto grande il triplo di quello che avevo prima, e provo a rilassarmi. L'unico modo per non pensare è chiudere gli occhi e osservare il buio.

Non vi ho ancora parlato di come sono fatta e che cosa mi piace fare in questa mia inutile vita.
Il mio nome è Crystal, Crystal Collins e ho sedici anni.
Ho dei capelli castani che arrivano alle spalle e un paio di occhi nocciola.
Non sono molto alta e né troppo magra, sono nella media.
Credo di avere un carattere forte, me ne frego del parere degli altri e faccio sempre di testa mia. Seguo sempre quello che è più giusto per me, se non mi curo io in questo mondo, nessun altro lo farà. Nel tempo libero mi piace leggere, il mio sogno è avere una grande libreria solo per me. Adoro anche scattare fotografie, sopratutto ai cieli che mostrano l'alba e il tramonto. Non credo di essere mai riuscita ad esprimere i miei veri sentimenti a nessuno, tengo sempre tutto dentro per non lasciarmi coinvolgere.

Ho passato il resto della giornata a fare niente. Non riuscivo a dormire, ma i miei pensieri si erano placati.
Pian piano sto riuscendo a calmarmi.
Non mi sono mai sentita fragile in questo modo, sono sempre stata sensibile ma credo di aver buttato fuori tutto quello che tenevo dentro in questi ultimi anni.

Finalmente il mio cuore stava tornando a battere normalmente e la mia mente si stava liberando, ma sento qualcuno bussare alla porta.
Non rispondo, non so se ho ancora le forze per parlare ma qualcuno entra comunque.
<< Crystal.>>
Mia sorella non si arrenderà facilmente, è testarda quanto me.
<< So che non vuoi parlare, ma almeno prova ad ascoltarmi. Ho sbagliato lo so, ho pensato davvero tante volte di venire a trovarvi, a venire a prenderti e portarti via, ma mi sentivo così in colpa che ho provato a dimenticare tutto. Adesso non bisogna essere orgogliosi, io ho bisogno di te e tu hai bisogno di me.>>
Non ce la faccio, le parole adesso mi escono spontanee.
<<Io non ho bisogno di te, me la caverò da sola come ho sempre fatto. A te non importava niente di noi, non c'eri neanche alla loro morte, e quando lo hai saputo non hai neanche pensato al funerale, come sempre c'ero io a fare tutto. Cosa pensi? Che adesso con una casa, i soldi e qualche parola dolce io possa perdonarti? Non sarà così facile, ti avviso.>>

Ho sputato tutto fuori.
I suoi occhi stanno diventando lucidi, ed è quasi un sollievo per me. Sta provando quello che io ho passato nell'ultimi quattro anni.
<< Hai ragione. Se ti servisse qualcosa io sono al piano di sotto. La cena sarà pronta a minuti.>>
<< Non ho fame.>>
Vedo mia sorella sorridere e uscire chiudendo la porta.
Quel sorriso in mezzo alle lacrime mi ha colpito. Finalmente ho visto quel sorriso tanto usato da me su qualcun altro. Ormai sono esperta, lo riconosco subito. Sembrava quasi che stesse soffrendo realmente.
Ma capitemi, non riesco a fidarmi in questo momento.
Forse dovrei darle una piccola soddisfazione almeno per il primo giorno e poi, detto tra noi, ho voglia di rivederla negli occhi.

<< Crystal! >>
<< Non agitarti sono qui solo perché ho fame. >>
Ed ecco un vero sorriso.
Dopo tanta curiosità vedo davanti a me il ragazzo che mi ha rubato mia sorella.
È molto alto con un fisico palestrato ma non troppo pompato. Ha dei grandi occhi blu e capelli color miele in un taglio ordinato e laccato. Ho sentito dire da mia sorella, prima che partisse, che ha due anni in più di lei, quindi è sui ventiquattro anni. Si potrebbe definire il classico ricco, però è davvero molto bello.
<< Crystal, lui è Jackson ed è il mio fidanzato. Jackson, lei è mia sorella Crystal, di cui ti ho tanto parlato.>>
A quell'affermazione roteo gli occhi, non credendoci minimamente. Lei che parla di me? Impossibile.
<< È davvero un piacere conoscerti.>>
Afferma il ragazzo stringendo la mia mano mostrandomi i suoi lucenti denti bianchi.
<< Che piacere.>>
Riesco a dire. Non ce la faccio proprio a mostrarmi gentile e simpatica, soprattutto non con lui.
<< Stavamo cenando, unisciti a noi!>>
Dice lui facendo segno a una delle tante cameriere di aggiungere un posto a tavola.

Che avevo fame era vero.
Ho mangiato tutto quello che mi è capitato sotto gli occhi, anche se era tutto troppo sofisticato per i miei gusti. Non so come facciano a mangiare tranquilli i ricchi, dato che tutti i camerieri stanno li in piedi a fissarli.
<< Quindi, questa casa è tutta tua?>>
<< Veramente è ancora intestata ai miei genitori, ma loro sono quasi sempre in viaggio, ormai la gestisco io.>>
Mi risponde delicatamente sempre con il sorriso sul volto. Accidenti, non potrebbe essere più antipatico?! Almeno sarebbe più facile per me odiarlo, così non ce la faccio proprio.
<< Non è male.>>
Sto passando anche a dei complimenti, sono davvero sorpresa di me stessa.

Alla fine della cena, mia sorella e il suo amato fidanzato si congedano.
Non ce la faccio proprio a vedere quelle povere persone che devono lavare i piatti con cui abbiamo mangiato noi. Anche se vengono pagati, è ingiusto.
<< Scusate, se non creo problemi vorrei aiutare a lavare i piatti.>>
Una signora sulla cinquantina mi guarda stranita.
<< Signorina, non si dovrebbe preoccupare, questo è il nostro lavoro.>>
Oddio che formalità, è così noioso.
<<Ti prego dammi del tu. In ogni caso, non ho niente da fare, vorrei aiutare.>>
E niente, non riesco proprio ad essere gentile.
<< Come vuole lei, cioè, come vuoi. Facciamo che mi aiuti ad asciugare tutto. >>
Almeno è qualcosa da fare.
<< Come è lavorare per la gente ricca?>> Sono curiosa.
<< Sono brave persone, davvero.>>
Povera, mi parla come se io fossi una spia sotto copertura.
<< io sono Crystal.>>
<< Io sono Abby.>>

È passata mezzora e mi ha fatto piacere parlare con lei.
<< Signorina Crystal, lavoro qua da venticinque anni e non ho mai visto entrare in questa casa una persona vera e solare come te.>>
Sorrido, ed è la prima volta dopo tanto tempo che sono sincera.

<< Crystal, che ci fai in cucina? >>
Proprio in questo momento arriva Hanna, che sembra non capire. Probabilmente non era mai entrata qua dentro prima di oggi. Questa vita la ha cambiata tanto.
<< Sei un ospite, non dovresti lavorare!>>
Sembra essere arrabbiata con Abby, le lancia occhiatacce, e questo non lo posso permettere.
<< Ci sono diversi modi per continuare: o ti adegui e ti abitui alla nuova vita o continui ad essere quella che sei sei sempre stata. In questa stanza abbiamo tutti e due gli esempi. Questo è quello che io ho sempre fatto, lavorare. Indovina tu invece quale sei?! >>
L'ho lasciata a bocca aperta.

D'ora in poi non me ne starò zitta.

Ciao!
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Giulia❤️

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