7: mio tormento, mia disperazione, coltello a doppio taglio, sangue dal naso.

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[sadderdaze by The Neighborhood nei media]

questo capitolo e alcuni dopo saranno dei flashback dal punto di vista di Yoongi e provengono tutti dalla mia mente, le traduzioni sono finite.

    6 anni prima

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6 anni prima

Min Yoongi,
6 Luglio 2016

Min Yoongi sedeva alla sua scrivania della sua camera in quel caldo pomeriggio estivo, una sigaretta tra le labbra e la sua camicia arancione a quadri sul letto, faceva troppo caldo per averla addosso. Leggeva "Ossi di seppia" di Eugenio Montale, la finestra aperta e, di tanto in tanto, il suo sguardo andava a posarsi sui fili di erba del giardino fiorito della casa dei suoi zii.
Come ogni estate, nei primi quindici giorni di luglio, Yoongi invitava il suo migliore amico a passare una vacanza a casa dei suoi zii per stare del tempo lontani dalla caotica vita in città e rifugiarsi nella casa in campagna dal giardino immenso.
Yoongi e Jungkook passavano le loro giornate a prendere il sole nell'atrio sulle sedie sdraio, un tè freddo sul tavolino al centro tra i loro corpi stesi e un paio di occhiali da sole troppo grandi sulla faccia di Yoongi e troppo stretti sul naso di Jungkook. Si scambiavano i costumi da bagno, Jungkook ne aveva portati solo due e la signora Min faceva il bucato soltanto di venerdì. Il costume arancione di Jungkook attirava tutti i moscerini di passaggio e quello blu elettrico di Yoongi dava un po' di mal di testa se il sole gli picchiava sopra. Yoongi beveva sempre il tè al limone con 3 spicchi di altro limone. Si divertiva ad infilzarlo con la sua cannuccia e vedere la sua polpa galleggiare nel liquido. Jungkook, invece, beveva come un bambino il suo tè alla pesca pensando cosa ci trovasse l'amico nel tè al limone e nella sua asprezza. Accompagnavano il tutto con le loro playlist —litigavano sempre per decidere chi dovesse mettere la musica, ma puntualmente il più piccolo vinceva— e si abbandonavano all'estate e al suo dolce far niente. Min Yoongi si trovava a guardare i fili d'erba piegati dal vento affacciato alla finestra e il suo sguardo cadde sul corpo caffellatte del suo migliore amico, gli occhi chiusi e l'espressione rilassata di chi ha aspettato l'estate per troppo tempo. Il suo corpo —Dio, il suo corpo — Yoongi avrebbe passato ore intere a fissarlo, a guardare la curva del collo che si incontra con le spalle, il suo sterno poco evidente per via del suo petto scolpito, la sua schiena dorata cosparsa da tanti piccoli nei scuri, Yoongi ha immaginato e sognato troppe volte di passarci la lingua sopra, di collegare ogni neo ad un altro formando una costellazione, una nuova. Rivedeva nel cielo quel percorso immaginario e Lo pensava così forte da traslare quella costellazione sulla pelle del suo amato e gli veniva duro ogni volta.
Fu questo l'effetto che ebbe quel pomeriggio mentre guardava il corpo del suo migliore amico avere il sole tutto per sé. La sigaretta che Yoongi aveva tra le dita si era quasi consumata e i peli delle sue braccia erano diventati biondi, adesso che si esponeva al sole —anche se di poco, Yoongi e il sole non possono stare troppo in contatto— il labbro inferiore tirato dai denti con forza per evitare di fare mosse sbagliate e Sadderdaze dei Neighborhood faceva da colonna sonora alla sua distruzione, una distruzione che sapeva di doposole al cocco e fresie appena raccolte. I capelli scuri di Jungkook volteggiavano con delicatezza nel vento e la sua espressione rilassata fece nient'altro che far prendere la situazione in mano al povero ragazzo che guardava il tutto e di occuparsi di un piccolo problema. Si slacció i pantaloncini e si accarezzó le gambe, si sente in colpa, Yoongi, non vorrebbe procedere. Non vorrebbe farlo lì davanti a lui, con ogni probabilità di essere visto e colto con le mani nel sacco; ma Yoongi procede, si lascia trasportare dall'odore di doposole e di fresie appena colte e mani sporche, come la sue mente. Sente il canticchiare di un uccellino ma forse è soltanto il suo orgasmo che gli sussurra all'orecchio di star per arrivare, butta la testa all'indietro ma allo stesso tempo resta con lo sguardo fisso fuori alla finestra, non vuole staccare il contatto visivo, gli vuole toccare le cosce con lo sguardo, vuole leccargli il collo con la cornea e vuole che le sue lacrime siano il suo orgasmo che soffoca dandosi un morso sul braccio. Gli tira i capelli con la pupilla destra è gli succhia il lobo con quella sinistra. Gli toccherebbe l'ombelico solo per dargli fastidio e gli morderebbe ogni centimetro di pelle. Continua a guardarlo e nello stesso tempo Jungkook alza il suo sguardo e incontra il proprio con quello di Yoongi. Gli ondeggia la mano e gli fa segno di scendere. Yoongi, con ancora l'affanno e la mano destra appiccicosa urla di andarsi a fare una doccia e che dopo sarebbe sceso per fare un bagno in piscina. Jungkook gli sorride, mette le braccia sotto la testa e continua a riprendere il sole. Si fa schifo adesso, Min Yoongi. Ha sporcato la sua faccia pulita e innocente, il suo cervello da bambino. Non vuole più guardarsi allo specchio, l'ha fatto davanti a lui, davanti al suo corpo. Come può adesso guardarlo negli occhi? Come può ridere con lui? Come può dormirci assieme?
Arrivò da Jungkook col viso rosso dalla vergogna, le mani congiunte e i capelli bagnati per non averli asciugati dopo la doccia. Era un bambino. Jungkook lo guardó e sorrise. Sorrise, le sue dolce fossette spuntarono sul suo viso e Yoongi si calmò. Pensò di averlo fatto molte volte prima, non davanti al suo corpo mezzo nudo, si limitava a pensarlo o a guardare delle sue foto, per cui cercò di regolare il suo respiro.
Sorrise a sua volta a Jungkook e si sedette al suo fianco.
— «Hyung, hai la faccia rossa» — gli disse indicandosi le guance di loro arrossate per via del sole.
— «Lo so, Kook-Ah» — rispose Yoongi accarezzandogli la spalla destra.
— «Lo sai che il sole non fa bene alla mia pelle, non posso stare più di due secondi sotto al sole che mi viene tutta rossa.» — Yoongi fece un respiro profondo e lo guardò negli occhi. Non ce la faceva. Voleva prenderlo e baciarlo lì, buttarlo sul prato e mettergli una mano nel costume. Voleva farlo sentire amato e ben voluto, per una volta. Yoongi sapeva cosa Jungkook era costretto a vivere ogni giorno, il padre lo picchiava, lo picchiava così forte e ingiustamente, sfregiava il suo corpo per divertimento, giocava a tris sulla sua schiena con un coltellino svizzero e gli spaccava le bottiglie appena scolate di rum in testa. Yoongi voleva prenderlo con entrambe le mani e trascinarlo fuori dalla sua vita violenta e troppo movimentata per un diciassettenne, voleva fargli conoscere il significato della parola amore, voleva farlo sorridere.
Il suo sorriso —Dio, il suo sorriso — Yoongi viveva per quello, amava quando il suo naso si arricciava e chiudeva gli occhi così tanto fino a farli sparire, amava il suono della sua risata, certe volte avrebbe voluto coglierlo di sorpresa mentre rideva e registrarlo, per poi metterlo come sveglia e avere come buongiorno il suono della sua risata.
Tante le volte in cui Yoongi lo aspettava sotto casa sua, sotto la pioggia, le volte in cui lo ha chiamato in lacrime ed è arrivato di corsa, troppe le volte in cui si è arrampicato sull'albero fuori la finestra della sua camera per entrarvi e calmare ogni suo pianto disperato.
«Hyung, l'ha fatto ancora.» piangeva il piccolo Jungkook mentre soffocava i singhiozzi nella felpa del suo migliore amico che lo accoglieva nella sue braccia.
Yoongi col sole, con la pioggia, col vento, con la tempesta, col terremoto, era lì. Era sotto casa sua e guardava la sua finestra illuminata di luce calda, posava il suo telefono nella tasca anteriore e si arrampicava. Tirava un sasso o un rametto che trovava sull'albero e una volta che Jungkook lo veniva ad aprire saltava all'interno della camera e si limitava ad aprire le braccia e ad aspettare di avere i suoi capelli sotto al suo naso, gli passava una mano tra di essi e lo stringeva forte a sè.
«Lo ha rifatto, Yoongi-Hyung, non ne posso più, voglio farla finita.» diceva con ancora il sangue che gli colava dal naso e un labbro spaccato. Yoongi provava una tale rabbia. Voleva prendere quell'uomo e ucciderlo con le sue stesse mani. Nessuno poteva fare del male al suo Jungkook.
«Hyung, tu resterai sempre con me vero?» gli sussurrava Jungkook a due respiri dal naso, quando si sdraiavano sul letto. Yoongi ad accarezzargli i capelli e Jungkook con una mano sul suo fianco.
«Jungkook, tu non puoi neanche immaginare quello che sarei senza di te» gli ripeteva lentamente Yoongi alternando lo sguardo dai suoi occhi alle labbra rosse con spesso un taglio.
I due ragazzi si addormentavano così, abbracciati, con tante cose da dirsi ma senza il coraggio di farlo.


a/n
Io e la mia anima appena pubblicata vi auguriamo una buona serata. Spero vi sia piaciuto, ho messo tutto il mio cuore.
—Laura💙

OBLITERAMI IL CUORE ㅡyoonkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora