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Tra ritardi e prediche.



Tardare è una vera e propria arte: inventare balle credibili in diretta telefonica, o per messaggi, con l'interlocutore in attesa non è da tutti, e nemmeno la straordinaria capacità di mettersi tacchi, rossetto, profumarsi e infilarsi la giacca contemporanea.

"Ti giuro che sono in macchina" dico in fretta, con il cellulare tra la spalla e l'orecchio, mentre cerco di infilarmi i tacchi. Sembro una contorsionista.

"Diresti la stessa cosa anche se tu fossi dall'altra parte del globo" ridacchiò Lana, dall'altra parte del cellulare. "Senti io entro, non ho voglia di subirmi un'altra sfuriata dal Professor Murphy. Per colpa tua" sbuffa sottolineando le ultime parole.

"Va bene" sospiro, recuperando il cappotto e uscendo dalla mia camera. "Se ti chiede dove sono di che sono bloccata in mezzo al traffico, no anzi digli che la mia macchina non da segni di vita"

"Signorina Harvey, buongiorno" mi saluta Amanda con un sorriso a trentadue tenti, come ogni mattina. "Credevo fosse già all'Università"

"Si sono in ritardo, come sempre" aggiungo facendola ridacchiare.

"Guidi con prudenza, e buongiornata"

Ovviamente al Professor Murphy non era piaciuto il mio ritardo così aveva ben pensato di mandarmi in presidenza. Da mia madre.

La sala d'aspetto è silenziosa, ma soprattutto vuota. Beatrice, segretaria di questa Università da prima che mia madre iniziasse a lavorare qui, non è come al solito seduta dietro alla scrivania della segreteria, ed è alquanto strano. Ho sempre pensato che avesse quella sedia attaccata al culo.

La porta dello studio era chiusa, quindi le cose erano due, o mia madre stava rimproverando qualcuno o stava parlando di cose serie. Ed è sicuramente la seconda perché se stava rimproverando qualcuno l'avrebbe sentita tutta l'Università.

"Se ognuno si facesse i cavoli suoi, il mondo girerebbe un bel po' più svelto."

Così dice sempre mio padre, trova ogni occasione per ricordarmelo, e se non la trova la cerca. Fino a qualche anno fa pensavo fosse una sua citazione, che l'avesse formulata nel corso degli anni. Invece ho scoperto che era di un certo Lewis Carroll, un britannico, uno scrittore, un matematico, un fotografo, logico è prete dell'età Vittoriana. Non c'è citazione più vera di questa. È stata scritta per tipi come me, che i cavoli miei non me li faccio mai. Infatti mi trovo con l'orecchio appoggiato alla porta alla ricerca scoprire qualcosa.

Qualunque cosa.

Non si sentiva niente, qualche bisbiglio si, ma nessuna voce che potessi collegare a qualcuno. Era maschile, su questo ero sicura.

'Cercherò di organizzarmi con le lezioni, le volevo solo far sapere la mia situazione prima che qualcuno dei Professori o i miei colleghi si possa lamentare'

'Avevo già chiara la sua situazione quando ho parlato a telefono con la Signora Hill. Non si deve preoccupare di niente, i Professori sono già stati tutti avvisati. Ma sono comunq..'

Mia madre ha parlato al telefono con Vivienne Hill. Dio, che invidia. La porta di aprì davanti ai miei occhi spalancati. Mi allontanai di scatto. Mi avevano beccata ad origliare. Perfetto. Alla grande. Brava Beverly. Mi ricomposi e portai i miei occhi sulla persona davanti a me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 23 ⏰

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