❇ 7) Completamente

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📍 Milano.
📅Una settimana dopo.


Il mio ufficio, era stato il mio punto di evasione dagli spiacevoli avvenimenti degli ultimi giorni.
In una sola sera, mi ero fatta terra bruciata con due persone, con cui al di là del fastidio iniziale e qualche incomprensione, avevo trascorso giornate lontane da casa, senza aver la volontà di tornare immediatamente.

Tranne quella fatidica sera a Firenze, in cui la terra sembrò tremarmi sotto i piedi.

Ermal e Fabrizio, avevano finito i loro giri di instore e non avevo la minima idea di dove si trovassero entrambi.

Del riccio, sapevo che divideva un appartamento con la sua compagna qui a Milano, mentre Moro, ero quasi certa fosse tornato a Roma dai suoi figli.

Poco importava, davvero, dovevo nuovamente prendere in mani le redini della mia vita e scrivere un nuovo inizio, o almeno era quella la mia prerogativa, ma qualcuno non la pensava come me.
Pensava ci fosse qualcosa di irrisolto, tra di noi.

«Linda, dimmi pure.»
Dissi alla mia assistente, che si presentava nel mio ufficio solo quando era davvero importante.

«Il signor Moro l'aspetta di sotto.»

Il signor Moro? Che cavolo vuole ancora da me quell' individuo?

«Vorrebbe raggiungerla qui...»

«No! No! Scendo io da lui! »
La liquidai.

Di fretta, prima che la redazione si affollasse di colleghi che avrebbero potuto fraintendere, indossai il mio cappotto e mi diressi al piano di sotto.


Spero che
Mi auguro di cuore che

Lo vidi, stava seduto sui gradini d'ingresso, avvolto dal suo solito giubbino di pelle e dalla sua solita sicurezza, che mi aveva colpito da subito.

Sì alzò di colpo, cercando di aggiustarsi un po i capelli, non appena mi vide.
Allora anche tra le vene di Moro, scorreva agitazione, quando non aveva la situazione sotto controllo.
Quello stato, lo rese ancora più vero ai miei occhi.

«Ciao.»

«Ciao. »
Respiro affannato, battito irregolare, tremolio: che sintomi aveva il non sapere gestire le emozioni?


Ci incontreremo ancora
Perché voglio perdere

« Volevo fatte sbollì

« È passata una settimana Fabrizio.»
Esclamai, con scetticismo.

«So certo che m'avresti menato se fossi venuto prima!»

Estrasse dalla tasca, due brochure con la foto di Frida Kahlo.
Avevo già intuito si trattasse della mostra che si trovava qui a Milano, fino a giugno.
Ma Fabrizio, non ce lo vedevo proprio dentro un museo ad osservare quadri.
Mi sembrò surreale, vedere quei due biglietti nelle sue mani.

«Chi ti ha suggerito tutto questo, il tuo best friend albanese?»
Spezzai la sua magia.
A me non mi freghi Moro.

«Si me li ha passati lui i biglietti visto che non ce va più. Io non so manco chi è Frida Kahlo.»

Almeno era sincero.

«Come hai fatto a sapere dove stavo?» Chiesi, cercando di cambiare discorso.

«È sempre merito dell'albanese
Ermal, aveva spinto Fabrizio a compiere tutti quei gesti carini nei miei riguardi.

Lo apprezzai, davvero.

Anche se avrei apprezzato ancora di più, la sua presenza.
Poteva passare nel mio ufficio, ci saremmo messi a confronto, io gli avrei recriminato di non essere stato leale, lui mi avrebbe fatto capire quanto ci teneva a Fabrizio, ma un punto d'incontro lo avremmo trovato.
Ero io quella a tenere alla nostra amicizia forse, ma non volevo perdere il rapporto profondo che stavamo costruendo.

E contemporaneamente, volevo darmi la possibilità di essere di nuovo viva, con Fabrizio.

«Così, vuoi uscire con me, dopo che stavi con un'altra?»
Chiesi, incrociando le braccia.

«Senti Frì, c'hai ragione!
Io stavo con n'altra e avevo tutte le intenzioni de stacce, perché volevo sminuì tutto quello che c'era stato tra di noi.
Ma non ce sono riuscito.
Non sono riuscito manco a sfiorarla quella.
Pensavo a te.
Eri te quella che volevo.»

Oserai andarci sotto, maledetta

E provare robe forti un'altra volta

«Ti sei mai chiesto cosa voglio io?»
Inquisii, avvicinandomi pericolosamente.

«Me!
Vuoi me Frida!
Non avresti fatto quel passo di presentarti senza preavviso senza un reale interesse.
Sei troppo matura per fare ste mosse azzardate.»

«Hai ragione sul "essere matura."»
Risposi, ironizzando.
Il mio atteggiamento ostile, si era alleggerito.
Ero decisamente più distesa e favorevole ad un confronto costruttivo.

«Ho anche ragione sul fatto che me vuoi!»
La sua sicurezza, era da sempre ciò che mi faceva capitolare.

E spararti tutto ciò che provo in faccia
Come un pazzo che ti vuole


«Hai fatto bene a cercarmi, Moro.»
Lo sfidai. Gli strinsi la mano, come avessimo appena stretto un patto.

«Te sei stata brava a farti trovare.»
Rispose, accettando la nostra sfida fatta di provocazioni e giochi di sguardi.

Mi diede appuntamento per pranzo, non avevo la più pallida idea di quale fosse il programma della giornata, ma con Fabrizio era così.
E per una perfezionista come me, che voleva sempre tenere tutto sotto controllo, avere un vulcano pronto ad esplodere come Moro, mi destabilizzava; ma allo stesso tempo mi spronava a lasciarmi andare a sensazioni, che non provavo da tempo.

Baciami adesso
Anche se piove
Solo così sto tanto bene
Completamente

Qualche ora dopo, confessai a Fabrizio il mio sincero dispiacere per quello che era successo con Ermal.
Stavamo l'uno di fronte all'altro, lui era per la prima volta concentrato solo su di me.
Mi sfiorò una mano, come se stesse capendo il mio stato d'animo.
Mi rassicurava.

«Ce vuoi anna con lui alla mostra?
Era così elettrizzato de annacce figlio mio.
Ma solo nun ce andrà mai

«Sicuro che la prendi bene?»
Non volevo che pensasse che lo reputavo uno stupido che non poteva recarsi ad un museo.

«So sicuro.
Nun sarei io.
Non amo quel genere di cose.»

«Tu ami i posti bui!» Sorrisi.

Mi passò una mano fra i capelli, scoprendomi il viso, da qualche ciocca che cadeva naturalmente.
Prima di pizzicarmi una guancia, con quella stessa mano.

«Beh non la conosco Milano, quindi i posti appartati dovrai mostrammeli tu.»

«Ci facciamo una promessa?» Dissi, col cuore in mano, abbassando per un attimo, le barriere che mi ero imposta con lui.

«Non sono molto bravo, ma posso provacce

«Andiamoci piano stavolta.»

«Non voglio bruciare tutto, Frì.
Nun se scherza più.
So pronto ad essere me stesso.
Seriamente.»

Riusciva a trasmettermi la voglia di dargli una possibilità, e la leggerezza di non oppormi a quel presupposto.
La speranza di essere sempre ricoperta dalla tranquillità, che quell'incontro mi aveva donato.
Fabrizio stava offrendomi un posto d'onore per iniziare un viaggio nella sua vita.

Lasciai un intenso bacio all'angolo delle sue labbra, e mi diressi alla ricerca di una persona.

Non abbiamo armi {MetaMoro}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora